Campo migranti di Idomeni, Grecia
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Migranti, che cosa prevede l'accordo tra Europa e Turchia

Un accordo inedito, controverso, in bilico fino all'ultimo momento. Dopo dieci giorni di negoziati con le cancellerie e trattative last minute, Ue e Turchia hanno siglato un'intesa per ridurre i flussi verso le coste della Grecia.

Che cosa ci guadagna la Tuchia
La contropartita per Ankara sono tre miliardi di euro aggiuntivi, un'accelerazione sulla liberalizzazione dei visti (che resta comunque tutta da vedere) e un passo avanti verso l'adesione all'Unione, più teorico che pratico. Ma la messa in atto delle misure, che prevedono anche il rimpatrio di tutti i migranti che arriveranno illegalmente in Grecia a partire già da domenica si annuncia come una sfida per la sua grande complessità. Tanto che il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker parla di impresa "erculea" soprattutto per Atene, che dovrà gestire la partita, e a cui - sottolinea - non dovrà mancare il cruciale "sostegno" di Bruxelles e degli Stati membri.

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Migranti in fuga dal campo di Idomeni attraversano un fiume per aggirare la frontiera verso la Macedonia dalla Grecia - 14 marzo 2016
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Migranti in fuga dal campo di Idomeni attraversano un fiume per aggirare la frontiera verso la Macedonia dalla Grecia - 14 marzo 2016
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Migranti in fuga dal campo di Idomeni attraversano un fiume per aggirare la frontiera verso la Macedonia dalla Grecia - 14 marzo 2016
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13 marzo 2016. Un momento della marcia di protesta organizzata dai migranti per chiedere l'apertura del confine tra Grecia e Macedonia, presso il campo di transito per rifugiati e migranti di Idomeni.
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13 marzo 2016. Un momento della marcia di protesta organizzata dai migranti per chiedere l'apertura del confine tra Grecia e Macedonia, presso il campo di transito per rifugiati e migranti di Idomeni.
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13 marzo 2016. Un momento della marcia di protesta organizzata dai migranti per chiedere l'apertura del confine tra Grecia e Macedonia, presso il campo di transito per rifugiati e migranti di Idomeni.
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12 marzo 2016. Dei bambini sdraiati sui binari ferroviari mostrano cartelli su cui si legge "Aprite la frontiera" durante una manifestazione nei pressi del campo di transito per rifugiati e migranti di Idomeni, in Grecia, sul confine con la Macedonia.
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12 marzo 2016. Una bambina tra le braccia della madre mostra un cartello su cui si legge "Siamo fuggiti dalla morte", durante una manifestazione nei pressi del campo di transito per rifugiati e migranti di Idomeni, in Grecia, sul confine con la Macedonia.
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13 marzo 2016. Un uomo porta la legna raccolta verso la sua tenda, all'interno del campo di transito per rifugiati e migranti di Idomeni.
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13 marzo 2016. Un gruppo di rifugiati cammina sotto la pioggia verso il confine tra Grecia e Macedonia, presso il campo di transito per rifugiati e migranti di Idomeni.
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13 marzo 2016. Un momento della marcia di protesta organizzata dai migranti per chiedere l'apertura del confine tra Grecia e Macedonia, presso il campo di transito per rifugiati e migranti di Idomeni.
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13 marzo 2016. Un momento della marcia di protesta organizzata dai migranti per chiedere l'apertura del confine tra Grecia e Macedonia, presso il campo di transito per rifugiati e migranti di Idomeni.
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12 marzo 2016. Un bambino seduto in una tenda nel campo di transito per rifugiati e migranti di Idomeni, in Grecia, sul confine con la Macedonia.
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12 marzo 2016. Dei bambini camminano con del pane nelle mani nel campo di transito per rifugiati e migranti di Idomeni, in Grecia, sul confine con la Macedonia.
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11 marzo 2016. Dei rifugiati si fanno tagliare i capelli tra le tende del campo di transito per rifugiati e migranti di Idomeni, in Grecia, sul confine con la Macedonia.
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11 marzo 2016. I migranti ricevono dei pacchi di cibo donati dalla popolazione greca, distribuiti nel campo di transito per rifugiati e migranti di Idomeni, in Grecia, sul confine con la Macedonia.
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10 marzo 2016. Un bambino cammina sotto la pioggia nel campo di transito per rifugiati e migranti di Idomeni, in Grecia, sul confine con la Macedonia.
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8 marzo 2016. Vita quotidiana nell'attesa nel campo di transito per rifugiati e migranti di Idomeni, in Grecia, sul confine con la Macedonia.
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8 marzo 2016. Un bambino seduto in un cartone mentre la madre cerca di tenere acceso un fuoco nel campo di transito per rifugiati e migranti di Idomeni, in Grecia, sul confine con la Macedonia.
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9 marzo 2016. Una donna con il figlio all'interno di una tenda da campeggio nel campo di transito per rifugiati e migranti di Idomeni, in Grecia, sul confine con la Macedonia.
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9 marzo 2016. Tende da campeggio nel campo di transito per rifugiati e migranti di Idomeni, in Grecia, sul confine con la Macedonia.
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10 marzo 2016. Dei bambini si aiutano a superare una pozzanghera nel campo rifugiati e migranti di Idomeni, in Grecia, sul confine con la Macedonia.
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11 marzo 2016. Una veduta aerea del campo di transito per rifugiati e migranti di Idomeni, in Grecia, sul confine con la Macedonia.
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8 marzo 2016. Un bambino mangia un pezzo di pane vicino ai binati della linea ferroviaria nel campo improvvisato per migranti sul confine greco-macedone, vicino al villaggio di Idomeni, in cui sono bloccati migliaia di rifugiati e migranti.
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8 marzo 2016. Un bambino dorme vicino ai binati della linea ferroviaria nel campo di transito per rifugiati e migranti di Idomeni, in Grecia, sul confine con la Macedonia.

Le organizzazioni umanitarie: "Accordo vergognoso"
E se il premier turco Ahmet Davutoglu parla di "giorno storico" perché con questa intesa si dimostra che "l'Ue non ha futuro senza la Turchia e la Turchia non ne ha senza la Ue", le organizzazioni umanitarie, da Amnesty a Medici senza Frontiere, da Oxfam a Cir, insorgono compatte e lo definiscono "l'accordo della vergogna". Il pacchetto, nonostante le rassicurazioni messe nero su bianco nel documento finale (soprattutto dietro l'insistenza del premier Matteo Renzi, del lussemburghese Xavier Bettel e dello spagnolo Mariano Rajoy) in cui si specifica che "non ci saranno espulsioni collettive", "respingimenti", che tutte le richieste di asilo saranno "trattate singolarmente" e in cooperazione con l'Unhcr, e che tutti gli standard del diritto europeo e internazionale saranno rispettati, non piace neppure al presidente della Camera Laura Boldrini: "Oggi l'Europa è piu' fragile e meno autorevole perché ha aperto un varco, quello della negazione dei valori, cosa che non aveva mai negoziato".

L'ok della Francia
Per il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, che ha guidato le trattative, si tratta di un'intesa "equilibrata che accoglie le preoccupazioni cipriote". Nicosia non ha ceduto alle pressioni per sbloccare i sei capitoli negoziali per l'adesione della Turchia all'Unione e al termine del vertice il presidente Nikos Anastasiadis ha espresso la sua "piena soddisfazione". Un passo indietro per sgomberare la strada dell'accordo da uno dei suoi principali ostacoli lo ha fatto invece Parigi. Dopo un incontro bilaterale col premier Davutoglu, il presidente francese Francois Hollande ha dato il suo ok finale per rimuovere il veto sul capitolo negoziale 33, quello sul budget, sul quale gravava il 'no' francese dall'epoca Sarkozy.

La vittoria di Angela Merkel
Ma la grande vincitrice della partita è soprattutto Angela Merkel. La cancelliera tedesca per prima, assieme al premier olandese Mark Rutte, aveva aperto alla Turchia, il sei marzo scorso, arrivando al tavolo dei partner europei l'indomani con una proposta con cui aveva sorpreso tutti e irritato molti. Di quel pacchetto originario faceva già parte il meccanismo di scambio 'uno per uno', secondo il quale per ogni siriano rimpatriato in Turchia perché arrivato illegalmente in Europa, l'Ue ne reinsedierà uno dai campi turchi. Una misura che secondo Merkel prenderà il via dal 4 aprile e per la quale l'Ue mette a disposizione 72mila posti.

Renzi: "Vedremo"
L'accordo raggiunto con la Turchia "è il segno che l'Unione è capace di affrontare queste sfide insieme", ha detto la cancelliera. L'intesa con Ankara però non e' "la soluzione magica, è un pilastro di una strategia globale" che prevede anche un'accelerazione sui ricollocamenti, almeno seimila al mese, ribadisce Juncker, che critica senza nominarla l'Ungheria, Paese che fino ad oggi non ha offerto neppure un posto. Ma il premier Matteo Renzi che ha ottenuto che nelle conclusioni del consiglio venisse inserita l'attenzione alle rotte dall'Africa e dalla Libia, chiosa: "Su questo tema applico lo schema di San Tommaso: finché non lo vedo, non ci credo".

Ecco, in sintesi, i punti principali dell'accordo:

Il rinvio dei migranti
"Tutti i nuovi migranti irregolari in viaggio dalla Turchia verso le isole greche saranno riportati in Turchia": è una misura "temporanea e straordinaria" che dovrebbe partire dal 20 marzo, con lo scopo di mettere fine ai pericolosi viaggi nell'Egeo e rompere il modello di business creato dai contrabbandieri. Per fare in modo che il ritorno dei richiedenti asilo non violi il diritto internazionale, l'accordo garantisce che qualsiasi domanda d'asilo sarà esaminata singolarmente sulle isole greche, il che richiederà un allestimento logistico importante. Torneranno coloro che non presenteranno la domanda o quelli la cui domanda sarà ritenuta irricevibile. Gli europei, per legittimare sul piano giuridico l'irricevibilità delle richieste d'asilo che saranno presentate in Grecia, si baseranno essenzialmente sul principio del "Paese terzo sicuro". Quando la Grecia avrà riconosciuto questo status alla Turchia, l'Ue ritiene che i rinvii saranno legali, nella misura in cui i candidati potranno beneficiare della protezione internazionale che meritano.

"La Turchia e la Grecia, assistiti dall'Unhcr e dall'Ue, prenderanno le misure necessarie" per permettere questa procedura, tra le quali la presenza di funzionari turchi sulle isole greche. "I costi delle operazioni di ritorno saranno prese in carico dall'Ue".

Uno per uno
"Per ogni siriano tornato in Turchia dalle isole greche, un altro siriano sarà reinsediato dalla Turchia verso l'Ue", afferma il progetto di accordo; e sarà "data priorità" ai migranti che non abbiano tentato di entrare in modo irregolare nell'Ue. Per rassicurare gli Stati membri più riluttanti, il progetto prevede un plafond di 72mila posti offerti, nel contesto degli impegni già assunti dai Paesi europei, ma non ancora realizzati. "Se il numero dei ritorni supererà queste cifre", il meccanismo "dovrà essere rivisto", si legge senza ulteriori dettagli. L'Ue si impegna inoltre a lungo termine a un piano europeo di reinsediamento, sulla base degli impegni volontari da parte degli Stati membri

La liberalizzazione dei visti con la Turchia
Una delle contropartite per Ankara sarebbe "l'accelerazione" della "tabella di marcia" per consentire l'esenzione dei visti per i cittadini turchi in Europa, "al più tardi entro la fine di giugno 2016". Ma Ankara deve soddisfare i 72 criteri specifici previsti (il che rende piuttosto improbabile tale prospettiva).

Il sostegno finanziario
L'Europa si è impegnata ad accelerare il versamento dell'aiuto di 3 miliardi di euro già promesso alla Turchia per migliorare le condizioni di vita dei 2,7 milioni di rifugiati che ospita. "Quando queste risorse saranno sul punto di essere completamente esaurite", l'Ue darà "un aiuto finanziario aggiuntivo nel limite di 3 miliardi di euro supplementari fino alla fine del 2018". La prossima settimana Commissione europea e governo turco definiranno una lista di progetti "concreti" da finanziare con questi fondi.

L'ingresso nella Ue
Questa era una delle "linee rosse" poste da Cipro: la promessa di aprire rapidamente nuovi capitoli di negoziato nel processo di adesione della Turchia. Per aggirare la minaccia di veto di Cipro, il progetto di accordo è sufficientemente vago da non suscitare malumori: "L'Ue preparerà la decisione di aprire nuovi capitoli do negoziati di adesione il più presto possibile".

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