Mentre i giudici bloccano il decreto Cutro, il Papa insiste sul recupero dei migranti

Dopo la strage di matrice islamista di Solingen, in Germania, integrazione e controllo dei flussi migratori s’impongono come temi cruciali della nuova stagione. I partiti di estrema destra e sinistra, premiati alle ultime europee, avanzano nei sondaggi anche nelle elezioni locali tedesche in Turingia, Sassonia e Brandeburgo, cavalcando il malcontento di un’immigrazione sregolata che mina la sicurezza interna. Intanto la Francia macronista dell’accoglienza inasprisce le regole sulla cittadinanza nel dipartimento d’oltremare di Mayotte, nell’Oceano Indiano, punto d’arrivo dei migranti clandestini, dopo l’ennesima rivolta. Persino il Brasile di Lula approva nuove norme che rendono più difficile l’ingresso nel Paese. Insomma, anche i paesi più progressisti iniziano a riflettere sulla necessità di aggiornare le regole per far sì che l’ondata migratoria non degeneri nel caos. In Italia è più complicato: dobbiamo fare i conti con una rete d’opposizione “diffusa” che transita anche per le aule di tribunale.

“Provvedimenti non motivati e sproporzionati”. Dopo quelli di Catania, anche i giudici del Tribunale di Palermo impallinano il decreto “Cutro”, quello riguardante la detenzione di migranti soggetti alle procedure accelerate alle frontiere. In poche ore, sono stati rimessi in libertà quattro migranti tunisini rinchiusi nel centro di Porto Empedocle arrivati nei giorni scorsi a Lampedusa. Le toghe palermitane si allineano alla crociata della giudice di Catania Iolanda Apostolico, che disapplicò le norme attirandosi le ire della Lega. Gli interventi della magistratura tesi a smontare i provvedimenti governativi, adesso rischiano di far saltare l’intera “Operazione Albania”, il piano del governo per ricollocare i richiedenti asilo in un centro appositamente costruito oltreconfine. Al di là delle motivazioni, basate solitamente sul contrasto tra diritto italiano ed europeo, il punto fondamentale è un altro: c’è ancora e lotta insieme a noi una parte della magistratura che si ritiene assegnataria di una missione salvifica: quella di applicare la cosiddetta “Costituzione sostanziale”, contrastando il potere politico sui temi dell’accoglienza. Questa missione si estrinseca in una guerriglia permanente tesa ad imbrigliare il potere politico e ad indirizzarne la linea, in mancanza di una opposizione parlamentare degna di questo nome.

Questa rete “diffusa” di opposizione al governo, che come si diceva transita anche dalle aule di giustizia e dalle piazze sindacali, e che una volta si sarebbe chiamata “extraparlamentare”, non si fa problemi ad appigliarsi a qualunque testimonial, Pontefice compreso. Ogni volta che il Papa emette un appello in linea con la narrazione che si vuol promuovere, viene immediatamente arruolato nelle file anti-governative. E’ certo dunque che anche l’ultima uscita di Francesco, secondo cui il “mare nostrum è diventato un cimitero, e non è con i respingimenti che otterremo risultati”, verrà piegata agli interessi di chi lotta per preservare lo status quo migratorio, traducibile con l’apocalisse sui nostri confini. Regolare i flussi verso un Paese come il nostro, con migliaia di chilometri di coste, è impresa ardua: farlo davvero, scontrandosi con chi sui migranti è pronto a combattere una nuova Resistenza con ogni arma a disposizione, suona quasi impossibile.

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