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July 25 2018
L'Italia chiede che vengano cambiate le regole della missione europea Sophia attiva dal 2015, che prevede l'attracco in Italia delle navi che soccorrono migranti in mare. Ma finché così non sarà lascerà i suoi porti aperti, parola del ministro degli Esteri Milanesi.
La proposta recente dell'Unione Europea di elargire 6 mila euro per ogni profugo accolto? Respinta al mittente da Salvini.
Ecco i dettagli.
In missione a Berlino, dopo i colloqui con il suo omologo tedesco Heiko Maas, il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi il 23 luglio ha assicurato che l'Italia continuerà ad accettare le navi della missione Sophia ancora per cinque settimane, in attesa che l'Ue rinegozii la sua politica attuale.
Nonostante la sua linea dura e la chiusura dei porti alle navi delle Ong (si ricordi il respingimento delle navi Aquarius e Lifeline), il governo pentastellato non si tirerebbe indietro sulla prima accoglienza ai profughi, in concertazione europea.
Non si passerà a una "nuova operazione" ma ci saranno "nuove regole", con l'obiettivo di "porre fine allo sbarco delle persone salvate in un unico Paese", ha detto Milanesi. Nel frattempo "l'Italia garantirà l'approdo nei propri porti di tutte le persone salvate" dalle navi militari della missione.
Un nuovo messaggio lanciato ai partner europei: il governo italiano si aspetta delle contropartite per questo ulteriore sforzo.
Nata nel 2015, dopo i tanti naufragi nel Mediterraneo, per contrastare le attività dei trafficanti di esseri umani e provvedere al salvataggio in mare, la missione Sophia prevede l'attracco in Italia delle navi europee che soccorrono i migranti.
Il premier Giuseppe Conte, in una lettera inviata ai vertici di Bruxelles, ne ha chiesto la modifica per uscire dall'isolamento nella gestione degli sbarchi dal Nord Africa. Roma chiede che l'Italia non sia più un luogo esclusivo di sbarco, perché la situazione non sarebbe più sostenibile.
La Ue ha mostrato segnali d'apertura alla possibilità di una revisione strategica della missione entro poche settimane.
Più navi militari europee nel Mediterraneo e maggiore sostegno alla guardia costiera libica. Sono questi alcuni dei possibili cambiamenti da apportare all'operazione Sophia. "Dobbiamo verificare se abbiamo bisogno di più navi e più personale nel Mediterraneo", ha detto il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, parlando delle possibili modifiche all'operazione Sophia in un'intervista pubblicata il 25 luglio dal quotidiano WAZ del Funke Mediengruppe.
"Abbiamo lasciato troppo a lungo gli italiani da soli e anche le regole di salvataggio erano pensate originariamente per pochi casi isolati" ha continuato il ministro. "Dobbiamo anche concordare su cosa fare sul territorio nordafricano" e sicuramente la "guardia costiera libica ha bisogno di maggiore sostegno".
Il 24 luglio la Commissione Ue ha fatto una sua proposta inviata alle capitali europee: sostegno finanziario agli Stati Ue che accettano di ospitare "centri controllati" su "base volontaria" per migliorare le procedure di asilo e accelerare i rimpatri degli irregolari. Non si tratterà di centri di detenzione, bensì di aree gestite nel pieno rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani.
Inolte, i Paesi che accettino il trasferimento dei migranti sbarcati in uno dei centri controllati riceveranno 6 mila euro per ogni profugo. In più 10 mila euro per ogni rifugiato ricollocato, ovvero spostato dal Paese di sbarco a un altro. L'Ue si farà carico dell'intero costo operativo, infrastrutture, personale per tutti i centri controllati e per tutti i team di sbarco per un ammontare che, secondo le stime, è nell'ordine di centinaia di milioni.
La Commissione ha previsto di dare l'avvio, il prima possibile, a una fase pilota durante la quale Bruxelles svolgerà il ruolo di cabina di regia, una funzione provvisoria destinata a durare fino a quando non sara' possibile istituire un sistema completo nel contesto della riforma di Dublino.
La Commissione Ue propone anche delle piattaforme di sbarco dei migranti nei Paesi non Ue in stretta cooperazione con l'Oim e l'Unhcr e in collaborazione con i Paesi terzi.
L'ipotesi europea però non aggrada il ministro dell'Interno Matteo Salvini: "Non esiste. L'Italia non chiede l'elemosina, anche perché nel corso del tempo ogni richiedente asilo costa tra i 40 mila e i 50 mila euro", ha tuonato. Bruxelles "l'elemosina se la può tenere. Noi vogliamo chiudere i flussi in arrivo per smaltire l'arretrato di centinaia di migliaia di presenze. Non chiediamo soldi ma dignità e ce la stiamo riprendendo con le nostre mani".
Il leader leghista ha annunciato come "contropiano" un decreto sulla sicurezza che spera di sfornare entro l'estate. "Sto lavorando a un Decreto Sicurezza che permetterà anche di bloccare domanda di asilo a chi commette reati, perché oggi la legge, eccetto che in alcuni casi, consente a delinquenti stranieri di continuare a chiedere e ricevere 'protezione' a spese degli italiani. #tolleranzazero", ha scritto in un tweet il ministro dell'Interno.
Il 25 luglio, illustrando alle commissioni riunite Affari costituzionali di Senato e Camera le linee programmatiche del suo ministero, ha detto: "Serve un forte impulso alla piena operatività dei Centri di permanenza per il rimpatrio. Attualmente solo 6 sono attivi, per 880 posti, che non sono sufficienti. Entro l'anno saranno aperti nuovi centri per ulteriori 400 posti nell'ex carcere di Macomer, a Modena e con la riconversione dei centri di Gradisca d'Isonzo e Milano. Per il 2019 altri siti verranno aperti nelle regioni che ne sono prive".