Dal Mondo
May 16 2022
È stato il braccio destro di Donald Trump al Dipartimento di Stato dal 2018 al 2021. In questa veste, è stato protagonista della politica estera di quella presidenza: ha stabilizzato il Medio Oriente con gli accordi di Abramo, ha tenuto una linea di fermezza con la Cina su libertà religiosa e pandemia, ha messo l’Iran con le spalle al muro. Consapevole del riemergere della politica di potenza, Mike Pompeo non si è mai lasciato andare a ingenuità astratte, coniugando l’implacabilità in un’arena internazionale sempre più hobbesiana a una significativa fede cristiana personale. Tutto questo, nella fedeltà al principio reaganiano secondo cui, se vuoi mantenere la pace, devi mostrarti forte, perché se appari debole e irresoluto i tuoi avversari ne approfitteranno e te la faranno pagare. Oggi, mentre si rincorrono indiscrezioni su una sua possibile candidatura presidenziale nel 2024, La Verità ha deciso di intervistarlo, per capire come interpreta le costanti crisi di un mondo in continuo mutamento.
Vladimir Putin ha attaccato l’Ucraina nel 2014 ai tempi di Barack Obama e adesso con Joe Biden. Secondo lei, perché non ha invece fatto nulla, mentre Donald Trump era alla Casa Bianca?
Credo sia molto chiaro che Vladimir Putin ha voluto riprendere, riunificare, ricatturare (scelga lei la parola che il leader russo potrebbe usare) l’Ucraina. Ha voluto riportare l’Ucraina nell’orbita russa per tutta la sua vita e su questo punto non è mai cambiato. L’unica cosa che è cambiata è la sua percezione del rischio e la sua percezione della leadership americana. Vladimir Putin non è cambiato, è la leadership americana ad essere cambiata. Io penso che Putin abbia visto margine di manovra per invadere. Ha pensato che ce l’avrebbe fatta e che i costi sarebbero stati bassi, mentre noi abbiamo perso la capacità di esercitare la deterrenza. Noi, l’Europa occidentale e gli Stati Uniti, abbiamo perso la capacità di convincere Vladimir Putin che il costo dell’attacco sarebbe stato troppo alto: questo è il perno centrale della deterrenza. Noi abbiamo perso questa capacità e lui ha proceduto con l’invasione. E adesso vediamo migliaia di ucraini morti e milioni di rifugiati.
Da una parte, Biden ha imposto sanzioni a Putin. Dall’altra parte, negozia però con il presidente russo, per rilanciare il nefasto accordo sul nucleare iraniano (e Teheran è una stretta alleata di Mosca). Onestamente, non capisco il senso di questa strategia. Che cosa ne pensa?
Non credo ci sia una strategia qui. Penso sia una cosa molto sfuggente. Credo che l’amministrazione Biden si stia appoggiando agli iraniani nello stesso modo in cui fece il presidente Obama. Obama pensava che bisognasse costruire un Iran più forte per contrastare l’Arabia saudita. Penso che l’amministrazione Biden stia facendo questo. Penso anche che abbia fondamentalmente fallito nel creare stabilità nel Medio Oriente. Oggi si possono vedere gli iraniani realizzare e lanciare missili contro l’Arabia saudita e gli Emirati. Oggi si possono vedere Hamas e Hezbollah più potenti, più forti e più capaci di quando ho lasciato il mio incarico di segretario di Stato sedici mesi fa. Sapere che russi e iraniani faranno accordi che daranno ai russi il denaro per pagare la guerra in Ucraina è una farsa dannosa per gli per Stati Uniti, dannosa per l’Italia e dannosa per tutta l’Europa.
Pensa che sia possibile un rafforzamento nella cooperazione tra Italia e Stati Uniti nel settore della difesa?
Certamente. Ci sono aree in cui la cooperazione è già buona. Conosco numerose aziende italiane molto competenti nel settore della difesa sia per quanto riguarda l’hardware (come le navi e altri tipi di equipaggiamento d’alto livello) sia per quanto riguarda il software. Mi piacerebbe molto veder continuare la relazione tra i produttori americani e italiani nel settore della difesa: i nostri sforzi combinati possono ridurre i rischi per i nostri soldati, marinai, aviatori e marines.
Ritiene che l’Italia potrebbe essere un partner affidabile per gli Stati Uniti in Libia?
Io lo spero. Noi abbiamo bisogno, il mondo ha bisogno, l’Europa ha bisogno di una forte leadership italiana: una forte presenza italiana che capisca la minaccia non solo da parte di Vladimir Putin ma anche da parte della Libia. I profughi che arrivano da quell’area costituiscono un problema enorme per i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Queste sono cose pericolose per il popolo italiano. In Italia, avete bisogno di leader forti: leader che siano pronti a difendere la sovranità italiana nello stesso modo in cui noi abbiamo bisogno di difendere la sovranità americana.
L’arresto del cardinale Joseph Zen ha confermato che la Cina rappresenta un pericolo per la libertà religiosa. Che cosa si può fare per contrastare questa situazione?
Ci sono molti modi per mettere sotto pressione il Partito comunista cinese con l’obiettivo di consentire maggiore libertà religiosa. Nell’amministrazione Trump, io ho guidato la carica con l’ambasciatore Brownback. Un milione di musulmani nell’Ovest viene tenuto nelle condizioni più terribili, ai cattolici in Cina non è consentito di vivere liberamente la propria fede. Ci sono vari strumenti che possiamo usare. Il primo è semplicemente incalzare i comunisti cinesi. Il secondo è ritenerli responsabili per la terribile assenza di libertà di professare una fede: l’arresto del cardinale Zen è un esempio perfetto, quello in passato di Jimmy Lai ne è un altro. Queste sono persone che stanno semplicemente esercitando un loro diritto umano fondamentale e il Partito comunista cinese li imprigiona. L’ultima cosa che direi: è importante che le istituzioni religiose siano una forza morale, uno spirito guida e si rivolgano alla leadership cinese. Questo non lo possono fare solo i governi, il governo italiano, quello americano. E ciò vale specialmente per la Chiesa cattolica. Abbiamo bisogno che la Chiesa cattolica abbandoni l’accordo che ha stretto con il Partito comunista cinese. Concedere al Partito comunista cinese di esercitare intromissioni o veti su chi debba guidare i cattolici in Cina costituisce un’assenza di chiarezza morale. È un pericolo per gli appartenenti a ogni fede in Cina.
Che cosa dovrebbe fare il Partito repubblicano per riconquistare il Congresso a novembre e riprendersi la Casa Bianca nel 2024?
Dovremmo fare quello che abbiamo fatto per decenni. Garantire che i genitori abbiano il diritto di insegnare ai figli quello che desiderano; aiutare le persone comuni a trovare un buon lavoro, che permetta loro di prendersi cura della propria famiglia; far sì che le imprese possano crescere. Vogliamo proteggere il diritto delle persone a portare armi, vogliamo proteggere il diritto delle persone ad esprimersi e vogliamo anche proteggere i nascituri. Vogliamo un’America forte che guidi il mondo e ci protegga. Queste sono le cose che ci hanno reso un partito vincente.
(Intervista pubblicata su La Verità il 14 maggio 2022)