Fuori Leao, vince il Milan di Fonseca

E' successo tutto in una manciata di secondi quando sul cronometro c'era un'ora di partita e il Milan si stava incollando in un pareggio rischioso contro il Bruges. Fuori Leao, dentro Chukwueze. Ma, soprattutto, fuori Leao e rete di Reijnders: game, set and match. Un manifesto del Milan di Fonseca in questo inizio di stagione, pregi e difetti. Leao non è uscito senza lasciare il segno: ha lanciato una lunga e inquietante occhiata alla panchina, da distante perché ha scelto di ciondolare da quella parte del campo restando lontano dal tecnico.

Non ha fatto tempo, però, a completare il giro perché i compagni hanno costruito il raddoppio coinvolgendolo anche nell'esultanza dietro la porta avversaria. La stessa scena del derby quando era stata la capocciata vincente di Gabbia a spegnere l'incendio tra portoghesi perché anche la sostituzione contro il Bruges non era stata indolore. Se ne parlerà e farà discutere tutto, compresa la mimica poco entusiastica (eufemismo) pescata dalle telecamere in panchina nel momento del bis di Reijnders.

Si parte da qui per raccontare una notte tutt'altro che banale per il Milan. La sintesi è che ancora una volta ha vinto Paulo Fonseca, così come era accaduto contro l'Udinese nel giorno delle esclusioni punitive di massa post Firenze. Successo che rimette in linea di galleggiamento i rossoneri: l'approdo tra le prime otto della nuova Champions League rimane lontano, ma il playoff non è un obiettivo fuori portata.

Non è stata una partita semplice. Dentro tutte le contraddizioni di questo momento: approccio molle, occasioni in sequenza per il Bruges, la superiorità numerica (grazie al Var), il vantaggio, il gol incassato e poi lo sciogliersi della tensione dopo un'ora sulle montagne russe. C'è stato spazio anche per i brividi di emozione per il debutto di Francesco Camarda: 16 anni e 226 giorni, mai nessuno così giovane tra gli italiani con il brivido del gol (sarebbe stato primato assoluto) cancellato dal Var per una questione di fuorigioco di centimetri.

Ha vinto Fonseca che ha incassato anche il pieno mandato da Ibrahimovic prima del via. Al tecnico portoghese non serve un tutore a Milanello, la fiducia in lui è totale: "Deve essere se stesso, è lui l’allenatore e fa le sue scelte. Più certe cose devono risolverle all’interno, non è che si risolvono da fuori. Sono adulti, professionisti, devono prendersi le responsabilità ed è quello che stanno facendo”. Il campo gli ha dato ragione. A Bologna servirà un'altra controprova.

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