Calcio
November 10 2024
La ricaduta del Milan fa doppiamente male, non solo perché è arrivata dopo la notte da sogno del Santiago Bernabéu. La notte pazza di Cagliari, le tre reti incassate che potevano essere molte di più e la rimonta subita per mano dei sardi, allunga la distanza tra i rossoneri e la vetta della classifica. È vero che siamo ad un terzo di stagione ed è troppo presto per qualsiasi verdetto, ma la sensazione è che lentamente la squadra di Fonseca stia scivolando verso l’anonimato. Senza reagire, se non quando messa davvero con le spalle al muro.
Chi mettere sul banco degli imputati per i disastri difensivi di Cagliari? Certamente i giocatori devono assumersi delle responsabilità, perché la leggerezza con cui hanno gestito molti dei momenti chiave della partita dimostra come non fossero completamente concentrati sul lavoro da svolgere. Per semplificare, osservare la disattenzione di Okafor nel posizionarsi in occasione della rete del definitivo pareggio di Zappa.
Dunque, sul banco degli imputati ci vanno per primi i calciatori. Subito dopo, però, è il turno di Paulo Fonseca. Tanto è stato giusto esaltarne il coraggio e la lucidità delle scelte nel derby e a Madrid, quanto non si può non sottolineare come il tecnico portoghese stia facendo enorme fatica a correggere errori strutturali che perseguitano il Milan da agosto.
Fonseca continua a ribadire che non serve un centrocampista in più, anche se le migliori partite le ha giocate proprio quando ha rinforzato la mediana. A Cagliari Musah è tornato in panchina e i problemi in fase di filtro sono apparsi evidenti. Altro capo d’accusa: Chukwueze schierato alto a destra non garantisce alcun tipo di supporto alla sua catena di competenza e, forse, non è un caso che nelle cinque occasioni in cui è stato schierato titolare siano arrivati tre pareggi sanguinosi: Torino, Lazio e Cagliari.
Terza domanda: contro un avversario dotato di centrocampisti offensivi e attaccanti di passo rapido e forti negli inserimenti, perché insistere con la copia centrale Pavlovic-Thiaw condannandola a un costante mismatch palla a terra? Non sarebbe stato meglio schierare il più rapido Tomori?
Molti di questi temi sono sul tavolo già dalle prime tre giornate di agosto e ciclicamente tornano da attualità. In 7 delle 15 partite giocate in questa stagione il Milan ha incassato due o più reti. Tra campionato e Champions League sono 20, un anno fa con Pioli erano 18 e già qualcosa non funzionava.
L’ultimo dato, però, è il più preoccupante perché dall’inizio della stagione mai i rossoneri sono stati capaci di mettere in fila tre vittorie consecutive. Oltre ai limiti tattici e tecnici c’è un evidente questione di mentalità e su questo è il solo Fonseca che può intervenire. La sua ricetta sembra aver guarito Leão, ora restano tutti gli altri a partire da Theo Hernández, troppo discontinuo. Le speranze per una stagione di vertice passano dalla soluzione di questi problemi, altrimenti addio sogni di vittoria e bisognerà guardarsi alle spalle dove la concorrenza corre puntando un posto nella prossima Champions League.