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November 07 2018
Un documento di 48 pagine per ricostruire un anno e mezzo di trattativa (prima) e processo (poi) che aveva portato il Milan all'esclusione dall'Europa League. Punizione eccessiva e non giustificata secondo il Tas di Losanna che lo scorso 19 luglio ha riammesso il club alle competizioni dando torto all'Uefa.
Panoramapubblica la versione integrale del documento da consultare e scaricare nella gallery sottostante. Il punto di partenza sono le motivazioni durissime con cui l'Uefa aveva escluso il Milan dalle coppe, giustificando il provvedimento con la situazione finanziaria negativa della società, la scarsa credibilità della proprietà cinese di Yonghong Li e dei business plan presentati dall'amministratore delegato Marco Fassone e i dubbi sulla continuità aziendale di una delle società più vincenti e storiche d'Europa.
Il Milan 'cinese' era partito chiedendo all'Uefa un voluntary agreement, ovvero un accordo bilaterale che consentisse il riallineamento nei parametri del Fair Play Finanziario in un arco di tempo di 4-5 anni con alcune deroghe ai paletti economici di gestione. Richiesta respinta, così come per il settlement agreement in un precipitare degli eventi fino alla cacciata dall'Europa poi cancellata dal Tas in extremis.
Il Tas di Losanna ha riammesso il Milan alle coppe europee sostanzialmente per due ragioni emerse nel corso del dibattimento al quale si sono presentati per la società rossonera l'allora (ancora per poco) ad Marco Fassone e i rappresentanti della nuova proprietà Elliott.
Prima di tutto un giudizio meno severo rispetto a quello della Camera Giudicante della Camera Investigativa dell'Uefa sui business plan presentati in rapida sequenza dal Milan. "Il solo fatto che ne fossero stati sottoposti tre differenti in un anno non è sufficiante per poter considerare l'ultimo non credibile senza analizzarlo nella sostanza" scrivono i giudici svizzeri.
L'Uefa, di fronte al continuo mutare degli scenari e alla progressiva sparizione dei ricavi da business commerciali in Cina, aveva bollato come "non credibile" l'intero impianto economico della manovra rossonera. Secondo Losanna ha esagerato anche perché, argomenta il panel del Tas, l'ultimo business plan firmato Fassone con l'abbattimento dei fantomatici introiti da 'China business' conteneva in realtà una serie di scenari e analisi alternativi tutti con la previsione di raggiungere i parametri del Fair Play Finanziario tra il 2018 e il 2021. Dunque in linea con le richieste di un possibile settlement agreement.
Il passaggio centrale, però, è certamente contenuto nella testimonianza resa da Yves Wehrli, capo investigatore della Camera di Controllo dell'Uefa, ovvero l'organismo indipendente di valutazione dei bilanci delle società. Un'audizione richiesta dalla Uefa e osteggiata dal Milan che, invece, si è rivelata la carta vincente per i legali rossoneri.
L'uomo di Nyon, infatti, ha detto chiaramente che su uno dei punti più controversi della vicenda (le garanzie sul rifinanziamento del debito di Li e del Milan con Elliott in scadenza nell'ottobre 2018) la Uefa avrebbe forse "preso una decisione differente basandosi sulla nuova situazione (il cambio di proprietà e l'uscita di scena di Li ndr)" piuttosto che su quella di maggio.
In pratica, tolto Li di mezzo il Milan ha smesso di essere per il massimo organismo europeo un problema insormontabile. La sensazione c'era, ma a Losanna è stata messa nero su bianco (pagina 45 delle motivazioni) da un uomo di Nyon.
I legali del Milan hanno portato a Losanna anche la loro battaglia per avere accesso alla documentazione integrale dei settlement agreement firmati da Inter, Psg e Manchester City tra il 2014 e il 2015. La prova, secondo il Milan, di una disparità di trattamento partendo gli altri club da situazioni contabili più pesanti rispetto a quella rossonera e con violazioni più ampie dei parametri del Fair Play Finanziario.
Il Tas di Losanna ha costretto l'Uefa a produrre i dispositivi integrali, ma non ha seguito la difesa del Milan su questo tema anche perché l'Uefa ha ribadito - come già scritto nelle motivazioni che avevano giustificato l'espulsione - che la gravità della violazione è solo uno dei parametri preso in considerazione dai regolamenti del 2015 e che quei numeri erano "l'unico punto di contatto" tra le diverse situazioni, "differenti in maniera profonda" per tutti gli altri indicatori economici, finanziari, commerciali e di prospettiva.