Calcio
November 07 2023
Equivoci tattici, infortuni, mercato che non sta esprimendo un valore aggiunto e stagione che rischia di compromettersi prima ancora di arrivare al giro di boa. Al capezzale del Milan in crisi stanno accorrendo in tanti e anche la presenza di Gerry Cardinale, a Milano per assistere alla sfida decisiva di Champions League contro il Psg e per misurare i passi avanti sul dossier stadio, viene letta come tentativo di invertire la tendenza in campo.
Il distacco accumulato dall'Inter in campionato e le spalle al muro nel girone europeo sono, però, il problema minore. Soprattutto in Italia c'è tempo per recuperare a patto di tornare ad essere il Milan di prima. Ecco, la grande domanda è quanto si debba tornare indietro per ritrovare una squadra rossonera in grado di ribellarsi a un destino che pare scritto. La risposta non è consolante, perché la verità è che tutto il 2023 di Pioli e dei suoi giocatori è stato un barcamenarsi sulle montagne russe con molti bassi e pochi alti. La semifinale di Champions League rischia di falsare l'osservazione. La crisi ha radici profonde e indicatori ben visibili.
NEL 2023 VINTA UNA PARTITA SU DUE
Da Salerno all'Udinese, nel 2023 del Milan ci sono state poche gioie per un club che aspira a rimanere competitivo ai massimi livelli Il numero più impressionante è il bilancio delle vittorie: 19 in 45 partite giocate in tutte le competizioni, un deludente 42% che si alza di poco (17 su 34, una su due) prendendo in considerazione solo il campionato. Pereyra ha costretto i rossoneri a incassare invece il 14° stop in undici mesi che significa una sconfitta ogni tre gare disputate.
Il crollo di gennaio non è stato, insomma, isolato. Il Milan non è stato più capace di riprendersi con continuità e del resto va sempre ricordato che la scorsa stagione si è conclusa sul campo con il quinto posto che solo la penalizzazione della Juventus ha trasformato in pass per l'Europa che conta.
POCHI GOL FATTI... TROPPI SUBITI
Altro indicatore che deve far preoccupare e che, forse, avrebbe dovuto indurre a riflessioni diverse in sede di mercato. A Pioli si è sempre riconosciuto di aver dato alla sua squadra un calcio molto veloce, intenso e offensivo: in una parola sola europeo. Eppure nell'anno solare 2023 il Milan ha faticato terribilmente a tradurre tutto questo in gol segnati.
Giroud e compagni hanno trovato la via delle rete 56 volte con una media di poco superiore a un centro per ogni partita (1,24) e due terzi delle volte hanno chiuso o restando a secco (14) o fermandosi a un gol (15). E' una chiave che spiega i risultati, visto che non è semplice portare a casa vittorie sempre e comunque di corto muso. Solo 5 volte su 45 sono arrivati tre o più gol. In compenso è calato il numero dei clean sheet: 17 su 45, ovvero il 31%.
COSA SUCCEDE SE VA IN SVANTAGGIO...
C'è poi un ultimo dato su cui accendere i riflettori. La vulgata è che serva un uomo forte come Ibrahimovic nello spogliatoio per riattaccare la spina della tensione di un gruppo in cui non tutti sembrano sempre andare nella stessa direzione, se non coscientemente nelle interpretazioni dentro le partite. Detto che lo scorso inverno neanche il rientro di Zlatan nel gruppo servì a invertire strutturalmente la tendenza, è un fatto che nel 2023 il Milan di Pioli abbia perso parte del carattere che lo ha contraddistinto nella risalita fino ad arrivare allo scudetto del maggio 2022.
La prova? Ben 19 volte in 45 occasioni i rossoneri sono andati in svantaggio per primi e a colpire è che non siano praticamente mai riusciti a risalire dall'handicap iniziale. E' successo solo a Cagliari in questa stagione. Altrimenti il gol avversario in avvio è stato quasi sempre una sentenza: 14 sconfitte (73%) e soli 4 pareggi. Troppo per pensare che la crisi sia una cosa recente, legata solo ad alcune circostante sfortunate. Da qui si deve ripartire iniziando a identificare gli errori strutturali.