Calcio
November 18 2020
Conoscere nel dettaglio chi sia il vero proprietario del Milan è forse esercizio di alta finanza, quasi impossibile nell'intreccio di società e veicoli che portano a paradisi fiscali sparsi in tutto il mondo. Non una novità, quando ci si imbatte in un fondo come quello Elliott che dal 2018 ha messo le mani sul club che è stato per trent'anni di Silvio Berlusconi e per una breve e oscura parentesi dell'uomo d'affari cinese Yonghong Li. Eppure risalire alla reale natura della proprietà del club non è esercizio sterile. Anzi. E' un passaggio che le stesse norme che il calcio italiano si è dato nel 2015 ritiene fondamentale. Erano i mesi dell'affaire Parma, lo spettacolo indecoroso di una società finita in mano a soggetti senza alcuna storia e senza futuro.
Fu allora che la Figc scrisse le norme obbligandosi, nel caso di sbarchi di soggetti in operazioni comportanti l'acquisto di almeno il 10% delle azioni, a verificarne i requisiti di onorabilità, la solidità finanziaria e persino che le risorse impegnate nell'acquisizione provenissero da attività tracciabili o da disponibilità di altre fonti lecite indicate.
Ecco perché chi c'è davvero dietro il Milan è un tema che interessa tutti, non solo gli esperti di finanza o i tifosi rossoneri. Una chiarezza resa necessaria dal peso della storia del club sette volte campione d'Europa che faticosamente sta cercando di rialzarsi da uno dei peggiori periodi della sua storia. I conti sono ancora lontani da un apprezzabile equilibrio (meno 467 milioni di euro negli ultimi tre anni come ricostruito da Panorama lo scorso ottobre) e di pari passo va la ricostruzione tecnica della squadra, passaggio necessario a tutta la Serie A che ha bisogno del ritorno di un grande Milan per trainare insieme alle altre big il sistema.
Tutto ruota intorno ai pochi documenti arrivati dal 2017, giorni del closing di Li con Fininvest, a oggi. Carte che hanno spinto analisti autorevoli a mettere in dubbio la ricostruzione fin qui accreditata e cioè quella della proprietà del Milan in capo al fondo Elliott di Paul Singer, 41 miliardi di valore, considerato il soggetto con in mano la società da quando nell'estate del 2018 la rilevò come pegno per un debito non saldato dal cinese Li.
A far dubitare della correttezza di questa ricostruzione, la struttura di Project Redblack, la società con sede in Lussemburgo partecipata dal fondo Elliott e da Blue Sky Financial Partners degli uomini d'affare campani Salvatore Cerchione e Gianluca D'Avanzo. Società controllata apparentemente non da Elliott ma dai soci con il 50,01% delle azioni in un intreccio di quote di diversi livelli (A, B e C) solo recentemente ricostruito dopo la pubblicazione dei documenti fin qui rimasti segreti in Lussemburgo.
A Cerchione e D'Avanzo il 50,01% (6.001 azioni) a Elliott il 49,99% (5.999). Un controsenso difficile da spiegare nel momento in cui l'attività del Milan, controllato attraverso la Project Redblack, è stata sostenuta quasi interamente da denaro proveniente dal fondo con continue iniezioni a garantire la solidità e il ripianamento dei pesanti passivi. Perché Paul Singer avrebbe dovuto assumersi contratti ed impegni collaterali senza avere la maggioranza del club?
Il fondo statunitense ha ufficiosamente sempre spiegato di essere detentore di oltre il 95% delle azioni del Milan e di essersi esposto finanziariamente di conseguenza, come gli atti ufficiali testimoniano. Il nodo della questione è nel peso e nella qualità dei pacchetti azionari in mano ai due 'soci'. Blue Sky Financial Partners (Cerchione e D'Avanzo) avrebbero in mano quelle di livello B e C, queste ultime con diritto di voto ma senza obblighi di versamento. E, soprattutto, sottoposte a un accordo siglato nel 2017 in virtù del quale Elliott può rilevarle e trasformarle in azioni di livello A alla cifra simbolica di un euro.
Dunque, Paul Singer e i suoi manager avrebbero il controllo totale del Milan anche senza che ci sia l'ufficializzazione della maggioranza della partecipazione nella società lussemburghese cui fa capo il club rossonero dal 2018. Un'operazione in fotocopia ad almeno un altra fatta dagli investitori statunitensi in Italia negli scorsi anni. E anche i pesi nel consiglio d'amministrazione della società di via Aldo Rossi, pur contemplando la presenza dei due uomini d'affari campani, sarebbero costruiti per garantire ad Elliott la gestione del club come logico che sia per un fondo che in meno di tre anni ha già pompato nell'operazione oltre mezzo miliardo di euro senza ricavarne nulla se non perdite di bilancio: -195 l'ultimo esercizio chiuso il 30 giugno 2020.
Un labirinto in cui rischiano di perdersi in tanti, primi fra tutti i tifosi rossoneri che dall'addio di Berlusconi e Fininvest vivono come in un limbo tra difficoltà economiche, speculazioni e notizie che di tanto in tanto emergono. Fin qui Elliott si è sempre rifiutata di rispondere in maniera ufficiale alle domande poste sulla struttura dell'operazione finanziaria che affonda le radici al passaggio del Milan da Berlusconi a Li; non è un caso, infatti, che Project Redblack al centro della discussione sia nata nel 2017 quando l'uomo d'affari cinese era a caccia di soldi - poi prestati proprio da Elliott - per concludere il closing.
L'inchiesta aperta dalla Procura di Milano su quei mesi non ha per ora portato alcun risultato. Ma al netto delle voci e dei sospetti, rimangono due fatti: Il primo è che Elliott ha consentito al Milan di trovare solidità finanziaria e avviare un nuovo progetto sportivo, superando i rischi lasciati dall'eredità 'cinese'. Il secondo è che fare chiarezza è interesse di tutti, forse anche dello stesso fondo Elliott, così da allontanare definitivamente ogni forma di speculazione.
[AGGIORNAMENTO] Nella serata del 17 novembre 2020 il portavoce del fondo Elliott ha dettato all'Ansa una dichiarazione: "Elliott Associates LP ed Elliott International LP hanno congiuntamente il completo controllo della holding a cui fa capo il Milan. Elliott detiene il 96% del club, mentre la restante quota è di pertinenza dei nostri partner. Elliott è pienamente impegnata a riportare il Milan ai vertici del calcio europeo, facendo leva sui principi di stabilità finanziaria e corretta supervisione, ora già saldamente in atto. Elliott ha finanziato il percorso di rilancio del Milan negli ultimi anni, con oltre 600 milioni di euro investiti nel club. Elliott si è inoltre impegnata a partecipare a un investimento privato di 1,2 miliardi di euro per la costruzione di un nuovo stadio all'avanguardia per la città di Milano e di un innovativo distretto multifunzionale, che insieme contribuiranno alla continua trasformazione del Milan, offrendo non solo un punto di riferimento iconico alla città ma anche un progetto di eccellenza per il calcio italiano".