Calcio
March 07 2022
Il Milan che ha sbancato il Maradona di Napoli, gettando la maschera e candidandosi definitivamente per un ruolo da protagonista nella corsa scudetto, è costata sul mercato poco più di 150 milioni di euro con l'aggiunta di qualche bonus e di un paio di cartellini di giovani. E gli undici titolari, messi insieme, guadagnano 21 milioni netti anche considerando l'adeguamento ottenuto da Theo Hernandez nelle scorse settimane. Ventuno milioni spalmati su undici giocatori, quanto pesano in altre rose un paio di top player o, al di fuori della Serie A, denaro non sufficiente a garantire la busta paga annuale delle stelle di prima grandezza. I paragoni cercateli voi, ma non è troppo difficile se si immagina che fino alla scorsa estate Cristiano Ronaldo ne prendeva 31 netti dalla Juventus e che in questa stagione ci sono almeno sei giocatori in Italia che prendono non meno di 7 più bonus vari.
E' soprattutto il dato sugli ingaggi a rendere il Milan di Pioli un'anomalia in un calcio in cui l'equazione inseguita da tutti è arrivare alla vittoria attraverso la spesa. Sia chiaro: i rossoneri non hanno ancora conquistato nulla e alla fine il giudizio sarà tracciato anche sul risultato alla 38° giornata, così come sulla Coppa Italia. Però è un dato di fatto che, dalla fine del lockdown in poi (giugno 2020) il Milan abbia viaggiato con costanza a ritmi da altissima classifica: 169 punti in 78 partite, una media di 2.16 che ha significato la miglior performance nell'estate 2020, quella della ripartenza, e da lì in poi la presenza al 1° o 2° posto in 64 delle 66 settimane successive. Dati che certificano la bontà di un progetto, non la casualità di un momento più felice di altri.
Subentrato alla disastrosa parentesi cinese nel luglio 2018, Elliott ha da subito impostato così la politica di risanamento e rilancio del club. "Ciò che abbiamo trovato, di cui siamo entrati in possesso, era una situazione disastrosa. Il club andava verso la bancarotta da un punto di vista della cassa, scarsi ricavi, troppi costi" ha spiegato al FT Football Summit Giorgio Furlani, consigliere d'amministrazione del Milan e uomo di Elliott dentro la società. Il taglio dei costi c'è stato, ma la novità è che la formula ha retto anche dal punto di vista sportivo perché da quasi due anni la squadra ha saputo esprimersi con continuità su alti livelli. Non era scontato e nemmeno atteso in un mondo del calcio che ragiona spesso sullo schema 'Spendi e vinci', dove per vittoria c'è innanzitutto la presenza nelle posizioni che garantiscono l'accesso al jackpot della Champions League.
Tornano alla notte di Napoli, i cartellini dell'undici titolare di Pioli - messi insieme - sono costati 157 milioni di euro più bonus vari. Tomori (29 dopo un prestito di sei mesi per valutarne le potenzialità), Kessie (28 spesi nell'era Fassone), Leao (24 più il cartellino di Djalo) e Theo Hernandez (21) gli unici sopra la soglia psicologica dei 20 milioni ritenuta oggi a malapena sufficiente per garantirsi un buon giocatore. Gli altri sono arrivati a meno: Maignan (13+2 per sostituire Donnarumma), Tonali (15 più il cartellino di Olzer con in aggiunta 3 di bonus) e Messias (9) sono figli dell'ultima evoluzione della strategia ma anche Bennacer, prelevato dall'Empoli per 17 insieme a Krunic (8) e ora rivalutato fa parte della visione che comprende anche la scelta di Kalulu e la decisione di investire tecnicamente su di lui dopo l'infortunio di Kjaer senza inseguire sul mercato una soluzione alternativa. Per Giroud, l'uomo dei gol pesanti nel derby e a Napoli, il Milan ha speso un milione più uno di bonus.
Basterà per arrivare allo scudetto? Può essere. Di sicuro segna un cambio di mentalità che può fare da guida per il calcio italiano. Negli undici in campo dall'inizio al Maradona il solo Theo Hernandez ha uno stipendio ora da 4 milioni, fresco di rinnovo meritato visto il cambio di status. Poi Giroud con i suoi 3,5 eredità di una carriera da stella internazionale e gli altri compresi tra gli 0,6 di Kalulu e i 2,2 di Leao. In panchina Ibrahimovic con il suo contratto extra lusso, ma nel complesso nulla che faccia saltare i conti visto che, anche aggiungendo i subentrati, il tetto ingaggi si ferma a 36 milioni netti. Poco per il calcio di oggi.
"La prima cosa fatta è stata migliorare la performance sul campo" ha spiegato ancora Furlani: "Personalmente credo che non possa esistere un progetto per il calcio senza un successo di livello della squadra. Anche se poi si può discutere sul significato di “livello”. Bisogna fare attenzione a non andare incontro a problemi finanziari: bisogna essere disciplinati". Motivo per cui, comunque vada a finire questa stagione, i tifosi rossoneri non si devono attendere né follie né eventuali ridimensionamenti sul mercato. La strada è tracciata, l'obiettivo numero uno (alla portata) ridurre progressivamente un passivo di bilancio già passato da -194 nel 2020 a -96 nel 2021. In attesa che la questione stadio produca un esito con tempi certi per il definitivo rilancio.