Milano capitale, e protagonista di Panorama d'Italia
(ha collaborato Stefania Vitulli)
I milanesi lo sanno da sempre: è Milano la vera capitale italiana. Ma ora che il premier Matteo Renzi l’ha definita "la città leader che prende l’Italia per mano" non ci sono dubbi.[...]
Proprio per celebrare il primato di Milano, il nostro settimanale ha organizzato una speciale tappa di Panorama d’Italia nella città.
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CAPITALE DELLA RICERCA ITALIANA
In gennaio ci sarà la posa della prima pietra ed entro il 2017 s’insedieranno i ricercatori. Poi serviranno altri sei anni perché lo Human Technopole, il mega centro ricerche da 1,5 miliardi di euro creato nell’area di Expo, venga completato con tanto di campus dell’Università Statale.
La macchina operativa e dei finanziamenti è appena partita, ma il progetto con i suoi 1.500 tra ricercatori, tecnici e amministrativi punta a diventare uno degli hub mondiali dell’innovazione nei settori della salute e dell’invecchiamento. Un gigantesco laboratorio per una città che, con otto atenei, è già la "capitale delle lauree": una matricola italiana su dieci ha scelto Milano per studiare in quella che, dopo Barcellona, è la seconda meta europea per gli studenti Erasmus.
Ma anche gli stranieri studiano qui: lo scorso anno su 39.602 studenti iscritti al Politecnico 5.696 venivano dall’estero, soprattutto da Cina, Iran, India e Turchia. Tanti turchi, tedeschi e francesi anche alla Bocconi, altra blasonata istituzione meneghina, che nelle sue aule ospita il 12 per cento di studenti stranieri.
La città, che negli ultimi decenni ha perso 200 mila posti di lavoro nel manifatturiero, ora forgia cervelli: oggi gli universitari sono il 13,6 per cento dei residenti contro il 6,6 per cento di Roma. Un capitale umano che trova lavoro più velocemente che in ogni altra città italiana, con un tasso d’occupazione che supera il 65 per cento, e che sforna un brevetto al giorno.
D’altronde, il terreno è particolarmente fertile: nell’area di Milano sono localizzate 3.285 imprese a partecipazione internazionale, in pratica un terzo di tutte quelle presenti in Italia, che impiegano 280 mila lavoratori e fatturano 110 miliardi di euro secondo l’Annual report di Invest in Lombardy. Tra queste, 123 hanno un giro d’affari oltre il miliardo il doppio di quelle presenti a Monaco di Baviera e sei volte in più che a Barcellona.
Proprio l’area dello Human Technopole sarà un nuovo volano per Milano: una novantina di gruppi tra cui Bayer, Roche, Ibm, Nokia e Whirlpool hanno deciso di insediarsi qui, mentre Siemens ha appena annunciato che investirà 40 milioni di euro nel nuovo quartier generale meneghino, il più grande dopo quello tedesco.
Ma anche il colosso coreano Samsung punta tutto sulla sua sede milanese di Porta Nuova, dove ha creato un vero e proprio distretto dell’innovazione e che solo lo scorso anno ha avuto un impatto sulla città e sul Paese per 1,3 miliardi di euro.
CAMPIONI DI SOLIDARIETA'
"Milan col coeur in man" recita un celebre detto meneghino. E "il cuore in mano" i milanesi ce l’hanno ancora. Basta vedere l’esercito di volontari che ogni giorno aiuta i migranti nei centri d’accoglienza o i cittadini armati di scope e spugne che ripuliscono giardini degradati e muri coperti di graffiti com’è accaduto a maggio 2015 dopo l’attacco dei black bloc a Expo.
Sono i numeri a raccontare Milano capitale della solidarietà. Per il Ciessevi, il centro servizi meneghino che raggruppa 32 associazioni non profit locali, sono 142 mila i volontari che operano sotto la Madonnina il 20 per cento in più di dieci anni fa, raggruppati in 6.662 istituzioni.
Ma il volontariato ambrosiano spesso sfugge alle statistiche: per il Comune, infatti, il fenomeno è talmente vasto da riguardare il 15 per cento della popolazione con più di 14 anni e da sfociare in aggregazioni spontanee come le social street, una forma di sostegno emotivo ed economico di vicinato, o in interventi spontanei di cittadinanza attiva sul territorio.
Grazie anche al suo impegno sociale, Milano è riuscita a resistere a un’ondata migratoria senza precedenti: in tre anni la città ha accolto oltre 106 mila profughi, di cui 21 mila bambini. Numeri che avrebbero mandato in tilt la macchina della solidarietà di qualsiasi altra città, ma non Milano che nelle strutture di prima accoglienza sta ospitando più di 3.600 migranti. E la situazione è destinata a peggiorare: gli ultimi dati raccontano che con le frontiere di Francia, Svizzera e Austria blindate l’80 per cento dei profughi ha chiesto di restare sotto la Madonnina.
UNA META SEMPRE PIU' TRENDY
La prima missione internazionale Giuseppe Sala l’ha dedicata alla promozione dell’offerta turistica di Milano ai giapponesi. Voleva vincere facile, avrà pensato qualcuno, conoscendo l’amore che da sempre lega il popolo nipponico alla città della moda e del design. Ma l’obiettivo del sindaco è chiaro: trasformare Milano in una meta sempre più appetibile per il ricco turismo leisure.
Una rivoluzione iniziata con Expo 2015 e che quest’anno porterà allo storico sorpasso di Milano su Roma. A certificarlo il Global destination cities index di Mastercard: il rapporto stima che nel 2016 il capoluogo lombardo totalizzerà 7,6 milioni di visitatori che spenderanno 4,6 miliardi di dollari contro i 7,1 milioni che arriveranno nella capitale lasciando nelle tasche dei romani 4,5 miliardi.
La differenza la fa ancora il turismo d’affari - il 27,2 per cento dei visitatori va sotto la Madonnina per motivi d’affari contro il 13,6 per cento della Città eterna - ma stanno crescendo anche i viaggiatori del week end, quando il tasso d’occupazione delle stanze di Milano batte Roma 67 a 55.
Ma è l’offerta alberghiera complessiva a decollare: la scorsa estate il capoluogo lombardo contava 1.218 strutture ricettive, l’11,3 per cento in più rispetto al 2015 in base ai dati della Camera di commercio di Milano. Il boom l’hanno registrato i bed & breakfast (più 30,2 per cento a 345 unità), ma anche gli alberghi sono cresciuti del 5,8 per cento a 790 unità.
Milano sta diventando il punto di riferimento delle catene dell’hotellerie mondiale e, dopo lo sbarco di Mandarin Oriental, sono in arrivo big come Waldorf Astoria, Starwood, Peninsula e Belmond.
E l’ospitalità di qualità chiama cibo di qualità. Un accostamento che fa di Milano la capitale italiana delle tavole gourmet: su oltre 3 mila ristoranti, gli stellati Michelin sono 15. E il prossimo 15 novembre con la nuova edizione della guida più temuta e ambita dagli chef sono previste altre new entry sotto la Madonnina.
LO STILE CHE FA SCUOLA NEL MONDO
Per accorgersene bastava girare la città durante l’ultima settimana della moda meneghina. Da almeno un paio d’anni, a Milano, quello delle sfilate non è più un rito stanco e fine a se stesso, assediato dalle fashion week straniere da un lato e dalla contrazione dei budget dall’altro. Anzi. È come se, assieme all’aria nuova che Expo e riqualificazione urbana facevano soffiare sulla città, anche la creatività abbia sentito l’esigenza di riportare i riflettori su di sé e sulla sua capacità di convincere buyer e pubblico con professionalità, bellezza e stile.
Sono (anche) i numeri a dirlo. Il settore moda chiuderà quest’anno con una crescita dell’1,4 per cento (83,6 miliardi di euro pari a quasi il 6 per cento del Pil), registrando un punto in meno rispetto al 2015, ma comunque doppiando il resto dell’economia italiana ferma allo 0,7 per cento. Come a dire, che se non si può parlare esattamente di momento bellissimo, Milano se la cava molto meglio di tanti altri.
Lasciando per un attimo da parte le cifre, perché la moda si nutre anche di passione, di cose appassionanti nell’ultimo periodo se ne sono viste parecchie: stilisti esordienti e applauditissimi; dirette streaming dalle passerelle e abiti destagionalizzati disponibili da subito per l’acquisto, in un cortocircuito perfetto fra vecchie liturgie e nuovi mercati; il sistema diffuso e "democratizzato" di eventi e show che farà tanto FuoriSalone ma fa bene alla città; l’annunciato trasloco di Milano Unica, la fiera del pronto, a Rho-Pero.
Sempre a Milano è stata firmata, lo scorso febbraio, la carta dei valori per una moda sostenibile che è frutto di anni di riflessioni e ricerca condotte insieme da Sistema moda Italia, Federchimica, Associazione tessile e salute e Altagamma.
Guardare avanti senza dimenticare le origini, insomma. Ma una delle capacità più sorprendenti del capoluogo lombardo (e dei suoi abitanti) è di mischiare con eleganza alta moda, fast fashion e streetwear: non è un caso se giganti come Zara e H&M fatturano molto di più qui che a Roma, e hanno performance in linea con quelle delle capitali. O se un brand come Nike ha appena inaugurato, a un passo da via della Moscova, il suo nuovo store concepito come hub dei nuovi trend e punto di incontro e di ascolto della clientela, proprio come quelli di Londra, Parigi, Tokyo e Los Angeles.
LA RIVOLUZIONE DEL TESSUTO URBANO
Milano è cambiata e sta cambiando ancora. E se la riqualificazione urbana, percorsa a grandi passi verso l’idea di una metropoli sostenibile, è diventata uno degli elementi chiave della sua sorprendente seconda vita, è perché è avvenuta in maniera graduale, non invasiva.
Una nuova skyline dove la somma di grattacieli diversi tra loro genera un totale differente, nuovi quartieri, il restyling di intere porzioni della seconda cerchia, un’attenzione non scontata agli spazi comuni e a quelli verdi. Il tessuto urbano di Milano offre nuovi spunti, nuove opportunità di vita, di svago e di aggregazione come la nuova piazza Gae Aulenti da cui svetta l’Unicredit Tower.
Nuovi e ricchi agglomerati residenziali hanno preso il posto aree in disuso: CityLife al posto della vecchia Fiera, il Bosco verticale di Stefano Boeri (vincitore dell’International highrise award). Per non parlare dei prossimi arrivi: la piramide di vetri di piazzale Baiamonti che ospiterà la Fondazione Feltrinelli e Microsoft, disegnata da Herzog & Meuron, sta per esser completata.
Poi sarà il turno di Torre Generali (2017) e Torre Libeskind (2018), in un trionfo di trasparenze, acciaio e forme sinuose. Forme che a Milano riguardano anche l’interno degli edifici: il Salone del mobile e la sua sempre più irrinunciabile appendice del FuoriSalone valgono 400 mila visitatori e 1.100 eventi l’anno, tanto da essere diventati un caso di studio in tutto il mondo. E dal 2017 potrebbero raddoppiare.
LE NUOVE IDEE CHE NUTRONO L'ITALIA
Ormai è passato quasi un anno da quando il Financial Times incoronò Milano come la capitale italiana delle start-up e una delle città europee a più alto tasso d’innovazione. E anche se non ci sono incubatori targati Google come a Londra, affitti agevolati per le imprese under 30 come a Berlino o zero tasse per il primo lustro come a Vilnius, la distanza fra il capoluogo lombardo e le altre mete continentali si è oggettivamente ridotta.
Così come invece si è ampliata la forbice con il resto d’Italia. Con una popolazione di 1,4 milioni di abitanti e un capitale investito nel 2015 pari a 133 milioni di euro, il capoluogo lombardo vanta 802 start-up sulle 1.183 presenti in tutta la regione, che equivalgono al 14,8 per cento delle 5.439 registrate in Italia.
Un po’ meno del doppio di Roma, che si ferma al secondo posto con 475 imprese innovative e quasi il triplo di Torino, terza a quota 273. La parte del leone è fatta dal settore servizi: più di 600 start-up milanesi agiscono nel campo delle telecomunicazioni, dei software, della consulenza informatica e dell’assistenza sanitaria.
Numeri che secondo gli inglesi derivano da un circolo virtuoso di fortunate circostanze: il prestigio accademico legato a università come la Bocconi, il cui master in Finance è il nono migliore al mondo, la disponibilità di capitali, la presenza di fondi d’investimento, l’accresciuto approccio cosmopolita derivante dall’aver ospitato Expo 2015 e la buona salute di settori, dalla moda al food passando per il turismo, dove molta innovazione è ancora possibile come spiegano da Ibm, partner di molte delle realtà più dinamiche.
Il turismo, per esempio, racchiude molte opportunità per i protagonisti della filiera. Dalla customer experience, alle sfide di domani che si giocheranno sulla capacità di smart attraction delle città per studenti e lavoratori, all’analisi dei big data per ottimizzare la mobilità o la gestione dei beni culturali. Tutti campi dove le partnership informatiche possono fare la loro parte, creare occupazione e far nascere sinergie tra pubblico e privato.
Anche la sharing economy è in salute: la città è il primo mercato italiano per realtà come AirBnb e Uber, ed è leader in Italia anche per la presenza di auto in condivisione, con ben quattro operatori accreditati.
UN POLO DELLA CULTURA
Libri, teatro, musica: Milano si conferma come il traino e il volano della cultura in Italia e i numeri lo dimostrano. A partire dalla grande novità del prossimo anno, che avrà il suo centro a Rho-Fiera. Il periodo cade nella settimana che culmina nella Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore: dal 19 al 23 aprile 2017 Milano diventerà – e per alcuni versi ritornerà, perché proprio a Milano si tenne la prima Fiera del libro, nel Dopoguerra – capitale del libro.
Fiera Milano, sulla scorta dell’esperienza di Expo 2015, e l’Associazione italiana editori hanno creato Fabbrica del libro per coinvolgere in un evento dedicato alla promozione della lettura un pubblico di lettori, operatori, librai, bibliotecari e l’intero mondo del libro, favorendo la partecipazione delle scuole e creando un polo attrattivo per tutto il Paese.
D’altronde Milano si è confermata, anche quest’anno, la città italiana che legge di più, sia nel tradizionale formato cartaceo, sia per consumo di ebook. Un primo posto in classifica che la città si tiene ben stretto da ormai quattro anni (coadiuvato anche da manifestazioni come BookCity, che rileva ogni anno un numero di presenze sempre superiori al precedente) secondo la stima stilata ogni anno da Amazon.
I lettori milanesi - rileva Amazon - sono in testa in particolare nei generi non-fiction, viaggi e salute. E a conferma del primato culturale, i dati dell’anno passato hanno visto il Piccolo Teatro battere per numero di tessere anche il calcio: 25 mila abbonati a inizio 2016, un record assoluto per il più importante dei teatri milanesi dopo La Scala.
E il record di presenze turistiche nella prima metà dell’anno, con hotel occupati tra il 60 e il 70 per cento di media, ha dato soddisfazioni anche all’offerta scaligera, il teatro italiano che attira più investimenti privati in assoluto, con oltre 22 milioni di euro. E se la Lombardia è la regione regina della musica italiana nel 2016 con oltre 2 mila imprese attive, Milano è prima con 926 imprese specializzate in musica, il 9,3 per cento nazionale, in crescita del 2 per cento in un anno, e oltre 3 mila addetti nel settore.
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