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October 16 2018
Dopo vari tentativi l’aerea renziana sembra aver trovato il candidato da contrapporre a Nicola Zingaretti al prossimo congresso, si tratta dell’ex ministro dell’Interno, Marco Minniti.
È un parlamentare di lungo corso, ex dalemiano, rimasto a lungo nelle seconda fila che contano, e che prima dell’incarico di governo era un perfetto sconosciuto. Durante gli anni di governo si è distinto per l’impegno sull’immigrazione ed è stato il primo a volere regolamentare le Ong che operano nel Mediterraneo nel salvataggio dei barconi in difficoltà. Decisioni quelle assunte dall’ex titolare del Viminale che hanno finito per accendere un forte dibattito interno al partito e in tutta la sinistra, che oggi lo accusa di aver dato il via alla politica di Salvini.
Ed è proprio sul tema dell’immigrazione che potrebbe giocarsi la partita congressuale con Nicola Zingaretti. Perché se il governatore del Lazio non passa giorno che mostra la propria solidarietà a Mimmo Lucano e al suo modello Riace, con Minniti sono partite le indagini e ieri il Prefetto Morcone, nello scorso governo direttore del Dipartimento che si occupava dei richiedenti asilo e poi capo di gabinetto dello stesso Minniti, in un’intervista rilasciata a Il Corriere della Sera ha criticato l’atteggiamento del sindaco calabrese più volte messo in guardia sulle irregolarità di gestione.
Regole contro solidarietà. Questo è il bivio a cui si sottoporranno gli iscritti del Pd se i competitor in campo dovessero rimanere Minniti e Zingaretti.
Minniti non ha profili social attivi, passa le sue estati a Capo Spartivento, angolo meraviglioso e sperduto della Calabria, è poco popolare e non si preoccupa troppo di diventarlo.
È stato chiamato al governo dopo il referendum costituzionale che ha segnato la fine del governo Renzi, e in qualche maniera è stato chiamato dall'ex premier a dare un sferzata alla politica sulla sicurezza nel momento in cui il vento stava cambiando in senso opposto al Pd.
Ma per arginare la propaganda di Matteo Salvini, il Pd ha finito per rincorrerlo sul tema della sicurezza con esiti disastrosi e di fronte ai gesti di Macerata, il fallimento della politica di Minniti ha mostrato tutte le sue crepe. Con una cittadinanza che non ha esitato un momento a schierarsi con Luca Traini e con la Lega al momento delle elezioni del 4 marzo.
Il Pd in pochi mesi era passato da Mare Nostrum, una delle più grandi operazioni umanitarie, al regolamento delle Ong e gli accordi con la Libia per fermare le partenze. E anche il calo degli arrivi registrato dal Viminale in questi giorni, è un risultato che incassa Salvini, grazie alle politiche messe in campo dal ministro democratico.
Minniti piace poco, non scalda i cuori e soprattutto non sembra un’alternativa a quello che c’è fuori dal Pd. A confermare le impressioni, il titolo del suo prossimo libro “Sicurezza è libertà”, in un momento in cui al Pd servirebbe invece ritrovare la strada e una propria identità e se le parole hanno un valore in politica, sicurezza e libertà sono parole che richiamano i programmi elettorali del centro destra.
Ma d’altronde sono molti a pensare che Renzi non sia un uomo di sinistra e quindi perché dovrebbero esserlo i suoi candidati?