Tutte le missioni militari all'estero dell'Italia (che resta un paese pacifista)
Mai saremo un popolo di guerrieri, tanto meno guerrafondai. Costituzione a parte, che fissa regole ben precise riguardo l’impiego dei nostri militari, abbiamo invece molta richiesta di sicurezza provenienti da tutto il mondo, perché abbiamo dato dimostrazione di alte capacità. Lo stato delle missioni 2024 sarà pubblicato entro qualche settimana, ma se siete curiosi di sapere come abbiamo e stiamo spendendo i nostri soldi e in quali operazioni, è possibile apprenderlo dalla Relazione riferita al 2022 a questo link: documenti.camera.it/_dati/leg19/lavori/documentiparlamentari/IndiceETesti/026/001/INTERO.pdf
Partecipiamo ovviamente a operazioni che favoriscono gli interessi nazionali definiti strategici, quindi nel Mediterraneo (con la Nato in quella denominata Sea Guardian, 240 persone; con la Ue per Eunavfor Med Irina, con 406 unità; nella Mediterraneo Sicuro, con il supporto alla Marina libica per la quale sono stati autorizzati fino a 826 persone. Ci siamo poi nei Balcani, nel Golfo Persico, nella Penisola arabica, nell’Africa subsahariana e settentrionale, fino al Corno d’Africa, in Sahel e nel Golfo di Guinea. Infine, novità 2023 siano stati nella regione Indo-Pacifica.
Lo scorso anno sono state avviate quattro nuove missioni, tre in Africa (European Union Border Assistance Mission in Libya – Eubam Lybia; European Union Military Partnership Mission in Niger – Eumpm Niger, la Missione bilaterale in Burkina Faso e una in Europa (European Union Military Assistance Mission in Ucraina – Eumam Ucraina – che prevede 80 istruttori attività d’addestramento a favore delle forze di Kiev. Non tutte le missioni vedono schierate decine o centinaia di militari, in Libia, per esempio, sono stati previsti tre operatori a supporto dei metodi per il controllo delle frontiere. In Niger sono stati autorizzati al massimo 20 militari ma ne ruotavano sei, mentre 50 sono quelli che potevamo mandare in Burkina Faso, dove ne sono partiti però soltanto sette.
Altre missioni si sono concluse nel 2022 sia in ambito Nato, sia quella speciale in Qatar in occasione dei mondiali di Calcio, o per ragioni di sicurezza come quella nel Mali e in Centrafrica (Eutm Mali e Eutm Rca). In ambito Nato sono state svolte nel 2022 nove missioni (1.250 militari), mentre otto sono state attivate su mandato Onu (1.266) e 13 in ambito dell’Unione europea (1.151). L’Unione ha, al momento circa 4.000 militari impegnati appartenenti a Paesi membri. Naturalmente se si parla di militari schierati all’estero bisogna distinguere quelli posizionati nelle basi logistiche e tattiche, come a Gibuti o nel Golfo Persico. Nel 2023 siamo stati (e restiamo) nella missione Nato Joint Enterprise in Kosovo, massimo 1.573 persone e nella missione europea Eulex Kosovo, con 28 militari. In Bosnia si trova la missione Eufor Althea composta da 195 unità. Altri 5 militari sono a Cipro per l’Onu nella missione Unficyp. Ovviamente sono escluse le esercitazioni militari in ambito Nato che devono essere fatte per garantire la prontezza della difesa in caso di crisi su determinati territori, ma se per la prima volta, nel 2023 abbiamo inviato un’unità navale nel Mar Baltico, siamo tra i protagonisti della Air Policing nel Nord Europa con 300 militari e la Enhanced Vigilance Activities in Slovacchia, Bulgaria, Romania e Ungheria, con 2.120 militari, e in Lettonia con altri 370. Rientrati subito dopo il 7 ottobre i 33 militari che facevano parte della missione Bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza Palestinesi, si è invece svolta la missione internazionale di contrasto al terrorismo in Daesh con personale (1.005) schierato in Kuwait e in Iraq, dove sono attive anche le missioni Nato ed Euam alle quale sono assegnati 225 e 2 militari italiani. I nostri impegni all’estero sono anche previsti nelle missioni di osservazione Onu (Unmogip in India e Pakistan, 2 militari), ma anche negli Emirati Arabi Uniti, in Qtar, Kuwait e Bahrein), così come negli Usa, in totale circa 160 persone.
Le decisioni di questi giorni per la missione nel Mar Rosso cambieranno quella nel 2022 nello Stretto di Hormuz (Emasoh) e l’attuale Aspides in discussione in questi giorni. In Libia siamo attivi nella Unsmil e nella Missione bilaterale di assistenza e supporto Mibil IBIL (200 unità), ma anche in Tunisia con 15 specialisti. Ancora da definire è il futuro dell’iniziativa europea Eucap Sahel Niger (15 militari) e della missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger, che prevedeva lo schieramento di 500 militari. Piccole missioni, in termini di impiego, sono la Minurso (Sahara occidentale), la Mfo in Egitto (78), ma è notevole la European Union Training Mission Somalia (184 unità), dopo la conclusa United Nations Assistance Mission in Somalia (Unsom). L’elenco non è terminato, restano gli interventi sporadici e tutto quanto non prevedibile da una situazione geopolitica che non è mai stata così incerta come lo è oggi. E se probabilmente resteremo o rafforzeremo la presenza nel Mar Rosso per contrastare gli Houthi, c’è anche la possibilità di dover presto intervenire come forza di pace a Gaza. Per tenersi aggiornati: Operazioni Internazionali - Esercito Italiano (difesa.it)
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