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October 14 2015
Il documento segreto emerge dal passato più nero e cupo nella storia d'Italia. È un telegramma spedito da Beirut a Roma. La data: il 17 febbraio 1978, alle ore 17,30. Il mittente è il colonnello Stefano Giovannone, ex ufficiale del Sid e poi del Sismi, in quel momento responsabile dei servizi segreti italiani in Libano e negli anni successivi coinvolto in varie inchieste giudiziarie, poi morto nell'agosto 1985.
Il documento (che alleghiamo in fondo al post), destinato ai vertici romani del Sid e pubblicato nei giorni scorsi dal Quotidiano nazionale, conferma clamorosamente l'esistenza del cosiddetto "Lodo Moro": un misterioso e inconfessabile patto operativo top-secret, siglato presumibilmente alla metà degli anni Settanta, che consentiva ai terroristi palestinesi di usare l'Italia come retrovia per uomini e armi.
Si è sempre sospettato che il "Lodo Moro" avesse garantito al Fronte per la liberazione della Palestina e alla galassia terroristica che lo circondava un'impunità totale (o quasi) sul nostro territorio, in cambio del'apertura di un canale privilegiato di informazioni e della rinuncia da parte dei terroristi a qualsiasi azione violenta sul territorio italiano.
Il testo del telegramma è eloquente. Eccolo nella sua interezza:
"Mio abituale interlocutore rappresentante Fplp Habbash, incontrato stamattina, habet vivamente consigliatomi non allontanarmi Beirut, in considerazione dovermi urgentemente contattare per informazioni riguardanti operazione terroristica di notevole portata programmata asseritamente da terroristi europei, che potrebbe coinvolgere nostro Paese se dovesse essere definito progetto congiunto discusso giorni scorsi in Europa da rappresentanti organizzazione estremista. At mie reiterate insistenze per avere maggiori dettagli, interlocutore habet assicuratomi che Fplp opererà in attuazione confermati impegni miranti escludere nostro Paese da piani terroristici genere, soggiungendo che mi fornirà soltanto, se necessario, elementi per eventuale adozione adeguate misure da parte nostre autorità. Alt. Fine".
Da notare la straordinaria, suggestiva coincidenza tra quanto viene annunciato da Giovannone nel telegramma del 17 febbraio 1978 e l'imminenza del rapimento di Aldo Moro, poi avvenuto a Roma il 16 marzo 1978: esattamente un mese dopo la segnalazione ai vertici romani del Sid della "operazione terroristica di notevole portata" .
Panorama.it è entrato in possesso del documento grazie a Enzo Raisi, che lo ha rinvenuto nell'Archivio di Stato tra le migliaia di carte già top-secret rese pubbliche dopo la de-secretazione ordinata dal governo Renzi. Raisi, già parlamentare di An e poi di Fli, oggi vive in Spagna e nel 2012 ha scritto "Bomba o non bomba: alla ricerca ossessiva della verità" (Minerva Edizioni).
Raisi è da tempo convinto che la strage di Bologna del 2 agosto 1980, che una condanna definitiva ha attribuito agli ex terroristi neri Francesca Mambro e a Valerio Fioravanti, sia stata opera dei palestinesi in combutta con Carlos, il misterioso terrorista internazionale noto anche con il nome di "Sciacallo". Di questa pista, in effetti, esistono molti indizi convergenti.
La tesi della "pista palestinese" è stata però rigettata dalla Procura di Bologna, che aveva aperto in merito un procedimento bis sulla strage di Bologna, ma poi ne ha chiesto l'archiviazione (decretata dal giudice per le indagini preliminari lo scorso febbraio) perché i pm avevano deciso che non esisteva alcuna prova dell'esistenza del "Lodo Moro".
Basandosi sul telegramma di Giovannone, Raisi presto presenterà un nuovo esposto sulla strage di Bologna: "Il telegramma di Giovannone" dice l'avvocato "è un documento importantissimo, che fa crollare completamente le tesi dei pm bolognesi. Com'è possibile che lo abbia trovato io dalla Spagna, e non gli inquirenti in Italia?".