Moda
March 13 2021
Parigi batte New York. E Londra batte Milano. La ricerca condotta dall’Ifdaq Global Cities Consumer Ipx per Vogue Business racconta il ruolo della capitali della moda nei prossimi cinque anni. Lo studio, incentrato sulla rilevanza in termini economici e l’influenza sul mercato delle quattro città nel periodo che va dal 2020 al 2030, ci mostra come Londra sia stata fortemente colpita dalla Brexit, coadiuvando l’ascesa di Parigi, forte della presenza di Lvmh e Kering.
Lo studio si sofferma però su un punto importante: il dominio delle quattro capitali è destinato a finire. Secondo l’Index, dopo il 2030 le città che abbiamo imparato a conoscere come hub della moda globale si troveranno a lasciare il posto a nuove metropoli tra cui Tokyo, Los Angeles, Shanghai e Mosca. Secondo David Gilbert - studioso della “geografia della moda” - già nei primi anni 2000 si anticipava che il futuro della moda sarebbe stato a Shanghai, Mumbai o Sao Paulo. A rallentare questo spostamento è il valore «simbolico» delle quattro capitali. «Finché l'élite globale guarda a quei luoghi come mercati con uno status d'élite, questo rimane in vigore» ha dichiarato a Vogue Business.
Ma come stanno influenzando il mondo della moda queste nuove città? Per capirlo dobbiamo andare a scoprire i brand che si stanno affacciando sulla scena globale. Partiamo da Tokyo, dove nel 2000 nasce visvism. Sicuramente uno dei marchi giapponesi di abbigliamento contemporaneo più famoso al mondo, il brand nasce dall’ambizioso progetto di Hiroki Nakamura. Ispirato in parti uguali dagli elementi tecnici della sua precedente posizione (era designer per Burton Snowboards) e dall'artigianato tradizionale di diverse culture che ha imparato viaggiando per il mondo, Nakamura fonda Cubism Inc, il cui «Free International Laboratory» o F.I.L. si sforza di fondere tecniche naturali e tradizionali con prospettive contemporanee pionieristiche per creare l'espressione massima dell'abbigliamento classico. Tinture a base di indaco, fango e cocciniglia vengono applicate a tessuti intricati come miscele di lino, canapa, seta e angora, poi trattati con tecnologie moderne come il Gore-Tex per trovare il perfetto equilibrio tra la funzionalità della produzione moderna e il fascino senza tempo delle tecniche tradizionali.
Ha invece ottenuto l’approvazione dello stilista Karl Lagerfeld, storico direttore creativo di Chanel, mastermind JAPAN (spesso citato come MMJ). «Un esempio di cool senza tempo da una prospettiva giapponese». Gli elementi centrali del marchio, che guarda a un pubblico giovane, sono due: il colore nero e il suo iconico logo “skull & crossbones”. Anche se così pochi elementi potrebbero sembrare limitati sulla carta, mastermind dimostra fino a che punto ci si può spingere, e così facendo ha creato uno dei marchi di abbigliamento giapponese più iconici di sempre. Le ispirazioni fondamentali provengono dall'estetica punk e goth, ma le avanzate tecniche di produzione hanno dato vita a un brand capace di unire streetwear e lusso.
K-pop, K-drama, K-beauty e ora K-fashion. Anche la Corea si affaccia sul mercato mondiale con una serie di brand che, con la complicità di idol e attori, fanno sold out a livello globale. Parliamo di Gentle Monster, marchio di occhiali di lusso famoso per le sue lenti altamente sperimentali. Al limite tra uno stile futurista e semplice, i suoi occhiali da sole non passano inosservati. Persino Huawei lo ha scelto per i suoi smart glasses, oggi alla seconda generazione. Lamodechief è invece un marchio di streetwear creato da un designer britannico ma disegnato e prodotto nel cuore di Seoul. A la mode significa all’ultima moda e le collezioni di Lamodechief si concentrano proprio sugli ultimi trend. «La moda riguarda l'oggi e il domani» legge il loro motto. Il brand sta avendo grande successo grazie al supporto del più giovane cantante dei BTS, Jeon Jungkook. Per ripagare i fan della band del supporto, Lamodechief ha scelto di donare alcune felpe a un orfanotrofio in Corea a loro nome.
Per un look più classico e senza tempo, Document offre uno sguardo al potenziale sartoriale della moda coreana. Lo stilista e fondatore Jongsoo lee ha spiegato come il brand cerca «la ripetizione di sottili differenze nel colore e nella qualità delle materie prime sotto il tema della “ripetizione e differenza” del filosofo francese Gilles Deleuze, con un approccio sobrio alle materie prime. Document racconta le sfumature che variano dai sottili cambiamenti di tono nella palette di colori concentrandosi sui dettagli trovati da chi li indossa; sulla superficie invisibile piuttosto che sull'aspetto visibile».
Nasce invece in Albania il brand di Nensi Dojaka, una delle stiliste emergenti più interessanti nel panorama creativo dell’industria. Sul suo sito web, la designer elenca come obiettivo principale per il brand: «Ridipingere l'immagine delle donne; mostrando entrambi i lati: la vulnerabilità, ma soprattutto la forza che le caratterizza». I suoi capi sono moderni e senza tempo, grazie all’utilizzo di una palette monocromatica e l’impiego di texture diverse. Forbes l’ha definita «poetica e sovversiva».
Infine, arriviamo a Los Angeles. Reformation nasce proprio nell’assolata California per essere «Zara con un’anima». Le it girl ti tutto il mondo hanno subito abbracciato la loro filosofia: «Essere nudi è l'opzione più sostenibile. Noi siamo la seconda». Nato nel 2009 dalla mente dell’ex modella Yael Aflalo come vintage store, il progetto si è trasformato presto in un colosso etico del fast fashion.