Quell’attrazione fatale di Isernia per l’Abruzzo

«Ru referendum? Ma p’cché emma turnà rend’ all’Abruzzo?». Corso Marcelli. Una delle vie principali del centro storico di Isernia, capoluogo della provincia più piccola d’Italia. Ventimila abitanti, nel cuore del Molise. A rispondere così è un signore sulla settantina che incontriamo sulle scalinate di un rinomato bar della città. Tra i luoghi prediletti dai pensionati per incontri e scontri, e dai giovani e giovanissimi per la serata. E qui non si fa che parlare di questo: delle firme raccolte per indire un referendum che coinvolge proprio loro, i cittadini della provincia di Isernia. La ragione? Staccarsi dal Molise e tornare in Abruzzo. Sembra una barzelletta, ma la questione è presa in seria considerazione. E ce ne accorgiamo percorrendo le strade cittadine e arrivando fino alla stazione, altro luogo di ritrovo, di anziani e non. «Ma scusate» ci dice una signora «perché dobbiamo restare col Molise se qua pensano solo ai loro stipendi e a fare le loro cose, e nessuno pensa a noi cittadini?». Quel loro, ovviamente, è riferito ai politici (la solita «casta»). Che per adesso sembrano sottovalutare l’iniziativa di raccolta firme. Abbiamo, infatti, provato a contattare sia la presidenza della Regione Molise, sia il presidente della stessa Provincia di Isernia Daniele Saia. Nessuno ci ha risposto.

Ma se qualcuno crede che quella delle firme sia solo una boutade, sbaglia di grosso: il referendum è tutt’altro che un miraggio. Anzi. «Abbiamo ampiamente superato la soglia di cinquemila firme previste dallo “Statuto della provincia di Isernia per l’indizione del referendum”. Le stiamo ora organizzando per la consegna» ci spiega Antonio Libero Bucci, il presidente del comitato che ha lanciato l’iniziativa e organizzato la raccolta. Gli chiediamo, allora, come sia nata questa idea che a tratti potrebbe sembrare quasi bislacca: «Il nostro territorio vive drammatici problemi di spopolamento e di marginalità in buona parte derivanti dalla esiguità di una regione nata in modo illegittimo, che ha manifestato ampiamente in 60 anni i suoi limiti strutturali». Insomma, se per alcuni il Molise non esiste, per il comitato quantomeno non dovrebbe esistere così. O, meglio, non dovrebbe esistere come regione a sé.

E, infatti, attenzione: la provincia di Isernia è solo il primo passo di un progetto di colonizzazione ben più ampio che prevede l’annessione del Molise all’Abruzzo. Idea, a onor del vero, non così peregrina dato che - pochi lo ricorderanno - fino al 1963 la regione, unita, era quella degli «Abruzzi e Molise». «L’idea di tornare insieme» spiega ancora Bucci «è conseguente ai drammi che vive questo territorio, separato dal suo alveo naturale in modo drammatico e traumatico. Il territorio abruzzese e quello molisano sono tra i più omogenei d’Italia. Territori che hanno nella sostanza identità e problemi simili. Problemi che possono trovare possibili soluzioni solo unendo le forze per affrontare il futuro».

Insomma, nel pieno di una crisi geopolitica e di conflitti internazionali che coinvolgono direttamente il nostro Paese, la preoccupazione degli isernini pare essere se restare in Molise o meno. Presto, infatti, potrebbero essere chiamati alle urne: «Le firme» spiega ancora Bucci «saranno consegnate all’Ente Provincia di Isernia che le trasmetterà alla Corte di Cassazione per il controllo di legittimità. Se tutto è in regola verrà indetto il referendum a cui parteciperanno i residenti del territorio». Ed è, come detto, solo un primo passo dato che «altri comitati stanno già operando a Campobasso». Tutto per far sì che Molise e Abruzzo tornino insieme. Un’idea «rivoluzionaria» che ha nella provincia di Isernia la sua «breccia». Ma cosa ne pensano gli 80 mila abitanti distribuiti nei 52 Comuni che popolano la provincia? Armati di santa pazienza, per le vie disastrate del territorio, siamo andati in giro per i piccoli paesi molisani. «Che è ’sta roba del referendum?» chiede uno spaesato benzinaio lungo la strada per Colli al Volturno (1.200 abitanti). «Ne ho sentito parlare» ci dice invece un uomo sulla quarantina a Miranda (900 abitanti). «Ma qua che vuoi che cambia, chi ci sta ci sta, noi badiamo a noi stessi».

«Tu pensi che veramente poi l’Abruzzo considera al Molise?», domanda invece sorniona una signora appena entrati a Civitanova del Sannio (800 abitanti). Il presidente del comitato Bucci è convinto di sì: «Crediamo che contare meno di ora sia francamente impossibile. Il nostro territorio è martoriato da un esodo migratorio giovanile che si aggiunge a livelli massimi di pressione fiscale a fronte di un’assenza perdurante di servizi che riguarda strade, collegamenti ferroviari, soprattutto sanità e ogni altra necessità del vivere civile». Difficile dargli torto. E lo sanno bene gli isernini che, tuttavia, si domandano se quella dell’annessione all’Abruzzo sia davvero una scelta lungimirante. E a noi non resta che concordare con un’anziana signora che incontriamo a Fornelli, splendido borgo appena fuori Isernia: «A me non interessa nessun referendum. Io sono del partito della pagnotta: magno, bevo e non me ne importa».

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