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June 17 2022
«Non bevi, non fumi, non sai nemmeno guidare la macchina... ma ti godi la vita tu?», chiedeva un esuberante Vittorio Gassman a un timido e spaesato Jean-Louis Trintignant nel cult Il sorpasso. Quell’espressione un po’ schiva e contenuta che il gigante del cinema francese ha conservato fino alla fine, con la morte occorsa il 17 giugno a 91 anni. Un attore sensibile che in oltre sessant’anni di carriera ha saputo esplorare e rappresentare le sfumature dell’animo umano.
Colpito dalla vita, dall’omicidio della figlia Marie, che recitò accanto a lui una decina di volte, Jean-Louis Trintignant dal 2004 aveva diradato le sue apparizioni. Ma ci ha comunque regalato un ennesimo grande personaggio e grande film in Amour di Michael Haneke dove, accanto a Emmanuelle Riva, è un anziano marito che, quando la moglie tra demenza e disabilità è condannata a una vita senza dignità, con coraggio la soffoca con un cuscino. Un uomo lacerato dall’amore. Un’ennesima prestazione misurata ed essenziale, piena di significato. Per lui l’European Film Award come migliore attore, sigillo di una carriera straordinaria.
Jean-Louis Trintignant è stato un simbolo della Francia, del suo cinema e del suo teatro. Nato nel piccolo comune francese di Piolenc in Provenza l'11 dicembre 1930, nel 1955 le sue prime prove nel cinema: si trova accanto a Brigitte Bardot – con cui ebbe una breve relazione - nel film che la lancia come sex symbol, Piace a troppi(Et Dieu... créa la femme) di Roger Vadim. Il successo si riflette anche su di lui, ed eccolo di nuovo con Vadim per Le relazioni pericolose con Jeanne Moreau (1959) e nei primi film italiani, Estate violenta di Valerio Zurlini (1959).
In Italia però la popolarità esplode con Il sorpasso (1962) di Dino Risi, capolavoro che affresca l'Italia del miracolo economico, un po’ sbruffona e ingenua. L’epilogo, tragico, sembra un velo ricorrente e malinconico sotteso nella vita di Trintignant.
La ribalta interazionale venne nel 1966 con Un uomo, una donna di Claude Lelouch, storia di due vedovi che si innamorano che vinse al Festival di Cannes e conquisto un Golden Globe e un Oscar come miglior film straniero.
Il suo miglior ruolo? Secondo lo stesso Trintignant quello che arriva poco dopo, nel 1970, per Il conformista di Bernardo Bertolucci, in cui è un uomo sedotto dal fascismo che cerca per tutta la vita di conformarsi agli altri.
Due grandi tragedie hanno segnato la sua vita. La prima nel 1969: la morte a soli dieci mesi della secondogenita Pauline, nata dall’unione con l’attrice Nadine Marquand, mentre lui era sul set de Il conformista.
In quel periodo arriva anche un grande rifiuto: dice no a Ultimo tango a Parigi (1972) di Bertolucci, per l’alto tasso erotico della trama, e la parte passa a Marlon Brando.
Intanto si rincorrono in film d’autore, molti italiani: La donna della domenica di Luigi Comencini (1975), Il deserto dei tartari di Zurlini (1976), La terrazza di Ettore Scola (1980).
Ha recitato con i più grandi, da Costa-Gavras a Chabrol, da Rohmer a Truffaut, anche se già a inizio anni ’80 ha cominciato ad allontanarsi dai set, preferendo una vita in armonia con la natura in campagna, stanco del cinema, dedicandosi alla produzione di vino.
Nel 2003 l’altra tragedia. La figlia primogenita Marie Trintignant è percossa brutalmente dal compagno Bertrand Cantat, voce e leader del gruppo rock francese Noir Désir: morì a 41 anni. Una nuova grande ferita.
Dopo Amour (2012), che lo richiama al cinema soprattutto per la presenza di Haneke, si è lasciato sedurre dal regista austriaco anche per la parte di nonno che pensa solo al suicidio in Happy end(2017). La sua ultima apparizione in I migliori anni della nostra vita(2019) di Lelouch, che torna su Un uomo, una donna tra la finzione della storia sentimentale e la realtà del tempo che passa.
Nel 2020 in un’intervista Jean-Louis Trintignant disse: «Ho girato 130 film, almeno cento sono di troppo».