Politica
June 15 2021
E' una freddezza crescente quella che si registra nei rapporti tra Russia e Giappone. Il neo premier nipponico Yoshihide Suga infatti sembra avere un atteggiamento ben diverso rispetto al suo predecessore verso Mosca
Come recentemente sottolineato dal Royal United Services Institute, ai tempi di Shinzo Abe le relazioni tra i due Paesi risultavano abbastanza cordiali: l'allora premier nipponico ha avuto ben ventisette incontri con il presidente russo, Vladimir Putin, e continuò ad intrattenere rapporti piuttosto calorosi con Mosca anche a seguito delle turbolenze che divisero sempre più il Cremlino dall'Occidente (con particolare riferimento alla crisi ucraina del 2014).
Eppure, con l'arrivo al potere di Yoshihide Suga a settembre scorso, la situazione sembra essere significativamente mutata. Sempre il Royal United Services Institute ha infatti messo in evidenza come, in nove mesi di premierato, Suga abbia avuto appena un colloquio telefonico con Putin. E' pur vero che, alla base degli scarsi rapporti, potrebbe anche registrarsi il tema della gestione della pandemia e il fatto che, contrariamente ad Abe, Suga sia un premier più orientato verso le questioni di politica interna. Tuttavia alcuni attriti si sono verificati. All'inizio di giugno, Tokyo ha presentato una protesta formale a Mosca per la decisione russa di sequestrare un peschereccio giapponese (che stava operando nell'area dell'isola di Hokkaido) e detenere il suo equipaggio. Mosca ha in particolare sostenuto che l'imbarcazione stesse navigando nella propria zona economica esclusiva: una posizione, questa, rispedita al mittente dal Giappone. L'equipaggio è stato infine rilasciato la scorsa settimana, dietro pagamento di un multa. Ma la tensione resta significativa. Anche perché, in tutto ciò, bisogna ricordare la storica disputa territoriale sulle Isole Curili: un'autentica spina nelle relazioni tra Tokyo e Mosca.
Quell'arcipelago fu promesso, sulla base dell'accordo di Yalta, all'Unione Sovietica in cambio della sua entrata in guerra nel Pacifico contro il Giappone. In tal senso, The Diplomat ha riportato che Tokyo insista "sul fatto che le quattro isole più meridionali, a cui si riferisce come i suoi 'Territori del Nord'", non erano in realtà coperte dai trattati dell'epoca della Seconda guerra mondiale. Tokyo afferma che non erano state precedentemente considerate parte delle Curili, come descritto nel documento, e dovrebbero quindi essere restituite al controllo giapponese". La stessa testata ha riferito come tale questione rappresenti storicamente non soltanto un considerevole ostacolo nelle relazioni tra Tokyo e Mosca, ma anche un problema significativo in seno alla politica interna nipponica.
Se gli schieramenti più a destra premono per rivendicare quei territori in nome dell'orgoglio nazionale, sondaggi risalenti al 2019 hanno mostrato che solo il 44% dei cittadini giapponesi si dica favorevole alla restituzione di alcune isole, mentre appena un terzo risulta propenso a rivendicarle tutte. Mosca, dal canto suo, non vuole rinunciare a quei territori per ragioni di sicurezza nazionale: in questo senso, la cessione di quelle aree è stata di fatto esclusa da parte russa attraverso un emendamento costituzionale approvato lo scorso anno. Un emendamento che sicuramente non ha fatto troppo piacere a Tokyo. Certo: è pur vero che, il 5 giugno, Putin si sia detto favorevole a proseguire i colloqui di pace con il Giappone. "Dobbiamo tenere conto dell'emendamento costituzionale, ma non credo che i colloqui sul trattato di pace debbano essere sospesi", ha dichiarato. La situazione resta però sospesa, con il leader russo che si mantiene ambiguo e con Suga che invece rivendica la sovranità giapponese su quell'area.
Più in generale, a incombere sui rapporti tra Mosca e Tokyo sta anche la presidenza di Joe Biden. L'attuale premier nipponico è stato il primo leader straniero ad essere stato accolto dal nuovo presidente americano alla Casa Bianca lo scorso aprile. Nell'occasione, i due hanno rimarcato, tra le altre cose, un comune impegno per arginare l'influenza cinese sull'Indo-Pacifico. In tutto questo, non dimentichiamo che l'attuale presidente americano punti molto sul Quadrilateral Security Dialogue, di cui il Giappone è parte integrante. E' quindi possibile ritenere che il destino dei rapporti tra Tokyo e Mosca passerà attraverso un altro destino: quello dei rapporti tra la stessa Mosca e Pechino. Rapporti, questi ultimi, ricchi di incognite, visto che, sul tema, l'establishment russo appare spaccato tra chi vorrebbe avvicinarsi all'Occidente e chi, al contrario, mira a rafforzare i legami con la Repubblica popolare. Dinamiche complesse che stanno rinsaldando le relazioni tra Washington e Tokyo.