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April 19 2017
Quando i soldati iracheni sono entrati nel museo di Mosul il 13 marzo 2017, sono stati accolti da scene di devastazione.
Per tre anni l’Isis aveva deturpato, saccheggiato uno dei più importanti musei archeologici al mondo, molti reperti preziosissimi erano stati distrutti o bruciati, altri rubati dai militanti e venduti ai trafficanti per finanziare la guerra santa dello Stato islamico e arricchire i suoi leader.
Gli iracheni e il resto del mondo hanno festeggiato quando il museo è stato liberato, ma la loro gioia era venata di tristezza.
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Il Museo di Mosul, fondato nel 1952, è considerato il secondo più importante in Iraq, dopo il Museo di Baghdad. Ma ora è carbonizzato e in macerie. Le sculture dei tori alati, simbolo dell'impero assiro che a Mosul, allora Ninive, ha avuto a lungo la sua capitale, sono state entrambe distrutte.
Una tragedia culturale
La portavoce dell’Unesco Irina Bokova, quando il museo era stato attaccato e devastato nel 2015, aveva parlato di “tragedia culturale”.
Già durante la guerra del 2003 il museo era stato pesantemente saccheggiato e oltre 200 mila manufatti erano stati rubati e rivenduti. Il museo conteneva reperti databili al periodo assiro ed ellenistico, precedenti alla nascita del Cristianesimo.
Custodiva anche reperti dalla città assira di Nimrud del IX secolo a. C.: anche questo sito archeologico, a sud-est di Mosul, è stato distrutto dall'Isis, nel 2015.
Un patrimonio immenso, gravemente compromesso. Ora gli archeologi cerano di salvare il salvabile. Faleh al-Shammari, direttore delle antichità di Ninive, sta cercando di fare un primo censimento di quello che è rimasto, molto poco.
"Il museo era stato diviso in tre sezioni organizzate in ordine cronologico – spiega -. La prima includeva antichità risalenti al 3000 a. C. La sezione più importante aveva reperti assiri che risalivano a oltre il 900 a. C., compresi quelli che si trovavano a Ninive. Erano manufatti rari, senza eguali nel mondo".
La follia islamista
Il museo aveva anche una sezione del periodo di Hatra, una città dove l’arte e l’architettura assira si sono fuse con quelle persiane ed ellenistiche. Shammari ricorda che "il museo aveva anche un angolo risalente all'epoca islamica, dall'ascesa dell'Islam nel 7° secolo a.C. fino alla caduta del califfato islamico nel 1924. Questo angolo conteneva preziosi documenti, scritture e manufatti islamici".
La follia ideologica degli islamisti, e la loro avidità, hanno quindi compromesso testimonianze di quello che loro sostengono di voler far rivivere, l’età d’oro dell’Islam: "Attualmente stiamo elaborando il nostro shock dopo la devastazione. Le pareti del museo sono diventate facciate nere ricoperte di polvere e fumo".
I militanti hanno rubato tutti i piccoli oggetti antichi, e hanno preso quello che potevano trasportare. Gli elementi più pesanti li hanno distrutti con asce, mazze, martelli pneumatici, o gli hanno dato fuoco. Nel febbraio 2015, l’Isis ha pubblicato un video che mostra i suoi militanti mentre distruggono uno dei "Lamassu", divinità benefiche assire, e altre reliquie, mentre altri rovesciano e distruggono statue.
In tipico stile Isis, nel video sono inclusi canti religiosi in nome di Dio.
Nella clip si vede un uomo barbuto, senza nome, con uno zucchetto nero, che dice: "O musulmani, queste statue dietro di me sono idoli di persone provenienti da secoli precedenti che li adoravano al posto di Dio onnipotente. Dio ci ha ordinato la loro distruzione, diventano inutili per noi, anche se hanno il valore di miliardi di dollari", conclude, e seguono immagini di puro vandalismo
Ora la ricostruzione
Ma il caso non ha giocato a favore dell’Isis. Nei primi mesi del 2014, circa 1.700 oggetti da collezione sono stati spostati a Baghdad, non perché qualcuno avesse qualche sentore di quello che stesse per accadere, ma perché il Museo di Mosul doveva essere ristrutturato.
In altre parole, molte delle statue fracassate dai fanatici dell’Isis erano false.
Ora si pensa alla ricostruzione. L’ex ministro del Turismo Adil Fahed al-Sharshab ha dichiarato che "sono state esplorate nel corso della riunione dell’Unesco nel mese di febbraio i mezzi e i modi per ripristinare il museo e ottenere i sostegni finanziari".
Sharshab ha aggiunto, "l'Unesco ha previsto una visita al museo nella sua agenda. Un gruppo di esperti internazionali e iracheni visiterà il Museo. Sono tutti d'accordo sull'importanza del sua ricostruzione per preservare il patrimonio culturale internazionale".
Sharshab ha inoltre invitato tutti i paesi a lavorare insieme per trovare e restituire al museo i pezzi rubati.