Tecnologia
March 15 2021
E' una storia che meriterebbe di essere rappresentata in un film quella della Moto Guzzi. Prima guerra mondiale, con la ritirata di Caporetto alcuni reparti di volo italiani devono riorganizzarsi e riparare lontano dal fronte. Lo fanno anche i piloti della 253° Squadriglia, che salvano i loro aeroplani Macchi L3, trasferendoli dalla laguna di Grado all'isola veneziana di Sant'Andrea. Tra loro c'è Giovanni Ravelli, classe 1887, che sull'isola stringe amicizia con un altro pilota, Giorgio Parodi, il quale come lui è già decorato, ha un passato da marinaio e decollando dal Lido di Venezia con la 241° Squadriglia si guadagna la terza medaglia d'argento. Sono mesi che segnano la rivincita italiana, la nostra caccia abbatte palloni Drachen con Giovanni Ancillotto, vince duelli contro i biplani austro ungarici, nel cielo italiano ci sono assi come Guido Keller, Flavio Baracchini, Francesco Baracca che morirà nel giugno di quell'anno.
Nell'agosto 1918 D'Annunzio vola su Vienna, l'impresa è immensa per l'epoca ma i duelli aerei sono frequenti e tutti i piloti sovente rientrano alle basi con gli aeroplani sforacchiati e malconci. Ed è proprio nel tentativo di risistemare l'aeroplano che Parodi, recatosi alla stazione idrovolanti di Venezia, incontra un motorista appassionato di gare in moto, Carlo Guzzi. I tre quando non volano o riparano qualcosa sognano la vita che li aspetta dopo la guerra, immaginano di aprire insieme un'azienda di motociclette da corsa, con Ravelli che sarebbe stato il pilota ufficiale e il testimonial della scuderia perché il più celebre dei tre.
Parodi ha una visione chiara della tecnologia da usare e Guzzi ha sufficiente esperienza per immaginare i nuovi motori, i telai e le forme delle moto che verranno. Ma staranno insieme per poco tempo: Ravelli si schianta rientrando da un volo di collaudo, nella tarda mattinata dell'11 agosto 1919, perdendo la vita a bordo di un Neuport 11. Passano quasi due anni prima che i suoi due amici possano tornare completamente alla vita civile e mettano sulla carta le idee, ma il 15 marzo 1921 a Genova danno il via al loro progetto: Parodi e Guzzi registrano la Società Anonima Moto Guzzi, la cui sede operativa sarà però a Mandello Lario, ma per la quale bisogna scegliere uno stemma.
Sono indecisi, sulla prima moto compare la scritta GP che sta per Guzzi Parodi, ma la G potrebbe anche indicare soltanto Giovanni, e a lui non sta bene. Nel 1924 nasce l'idea di usare l'aquila come emblema in memoria di Ravelli. E' diversa da quella dello stemma reale di casa Savoia, guarda a destra, non ha altri fregi, è racchiusa in un ovale rosso ed è la stessa che tuttora costituisce anche il simbolo dei piloti civili italiani, distinguendosi da quella dei piloti militari per la mancanza della torre, stemma più recente che nasce dopo la seconda guerra mondiale. E nonostante alcuni tentativi di restyling, sfondi e iniziative particolari, l'aquila della casa di Mandello Lario è divenuta un'icona.