Smartphone e tablet
October 26 2020
L'esperimento, nella sua banalità, è rivelatore. Basta sedersi a una tavolata (molto ristretta, visti i tempi), estrarre distrattamente il telefono, aprirlo e fingere di trafficarci, aspettare giusto un attimo gli inevitabili commenti: chiunque, anche i meno avvezzi alla tecnologia, anche i suoi incalliti oppositori abbonati alle soluzioni basiche e very low cost, avranno qualcosa da dire.
C'è chi rimane impressionato dalle dimensioni ridotte del prodotto da piegato, chi dallo spessore minimo da aperto, chi si perde dietro un vagheggiamento nostalgico su quanto fosse l'oggetto proibito dell'adolescenza, più desiderato del motorino, più ambito del viaggio in interrail a smantellare le proprie insicurezze e inseguire un ideale provvisorio di maturità.
Il Motorola Razr, che Panorama.it ha potuto provare nella sua rinnovata, migliorata versione con a bordo il 5G (qui tutti i dettagli e le specifiche tecniche), smantella il paradigma dello smartphone sempre uguale a sé stesso, del suo essere una perenne, leggerissima variazione sul medesimo tema.
È rivoluzionario, non si esagera, nel suo essere reazionario e, insieme, avanguardista. Nell'abbondare nei riferimenti a un passato più che mitico, quasi ancestrale per come è incastrato nella memoria di alcuni e, allo stesso tempo, provare a inglobare il meglio che la tecnologia contemporanea ha da offrire. Se non il meglio, ben oltre l'indispensabile, a cominciare dalla connettività superveloce e uno schermo che, da aperto, consente di fare tutto quello che un telefono deve fare nel 2020. Già, senza la deferenza al compromesso per destare un po' di stupore negli amici.
Si scansi l'ovvio, ma giusto dirlo: il Razr 5G non è un oggetto che va ad affiancare il proprio modello principale, va a sostituirlo. Basta a sé stesso. Per la produttività, l'intrattenimento, la praticità. In tasca quasi scompare, ci si preoccupa all'inizio di averlo perso, mentre alcuni citofoni dal display sovrabbondante e le fotocamere sporgenti si rubano tutto il real estate dei jeans, rallentano e infastidiscono mentre si salgono le scale. Prodigi dello schermo pieghevole, sai che scoperta, ma date un'occhiata al telefono da chiuso e poi ne riparliamo. Siamo ben oltre l'accettabilità, piuttosto nei territori dello stupore.
E no, tanto vale dirlo subito, non arriverete a fine giornata con la batteria in forze se siete onnivori di video in alta definizione e giocatori incalliti che spezzano il lavoro con app mangiatempo, ma gli ingegneri di Motorola, coerenti con il loro ruolo, si sono ingegnati a far cadere il meno possibile in tentazione. Lo schermetto esterno, fratello parecchio maggiore del timidissimo della versione precedente, permette di fare tantissimo mantenendo il telefono chiuso. Proprio mentre scriviamo è arrivata una mail importante (non lo è, è un dettaglio, però Gmail l'ha classificata come tale): ne possiamo vedere l'anteprima sullo schermo, leggere il testo per intero, abbozzare una risposta. Ci sono una serie di applicazioni predefinite come YouTube, la calcolatrice, un giochino scemo di un alieno ipercinetico, altre se ne possono aggiungere a proprio piacimento. Il display bis funziona come un navigatore o per consultare le mappe oppure per accendere il falò della propria vanità e scattarsi un selfie che, nonostante la scarsa confidenza con l'obiettivo di chi scrive, viene molto meglio rispetto ad altrove. Il trucco c'è e si vede: nessun filtro, ma si utilizza il sensore principale da 48 megapixel, dunque la qualità decolla.
Ecco, il paradosso è che il secondo schermo non è davvero tale gerarchicamente: è, quasi, un primo. E no, non è un inno a rovinarsi gli occhi, un invito a utilizzare solo quello per preservare l'autonomia del Razr. È solo per far capire che lo schermo di fuori vale quasi quanto quello di dentro, non è un simulacro, un clone per difetto.
Invece, aprendo il telefono, tuffandosi nella grandeurdell'Oled da 6,2 pollici (dimensione giusta, onestissima, il troppo stroppia), ecco la vagonata delle proprie app, tutte racchiuse in iconcine rotonde, eleganti, che sono un po' la cifra dell'interfaccia di tutto il prodotto. Quasi persino spartana in alcuni menu, ma altri che hanno esagerato con gli orpelli grafici hanno generato mostruosità, dunque meglio l'atteggiamento minimal.
Tutto funziona in modo fluido, d'altronde il processore Snapdragon 765G di Qualcomm è maestro di buona gestione, è un direttore d'orchestra solido e affidabile. Il Razr 5G fa il suo dovere, con il bonus di piegarsi in due e scomparire nella giacca, in borsa, nei pantaloni. Non ha un comparto fotografico straordinario, ma per essere una lente sola ci si può reputare più che soddisfatti (per la cronaca, c'è pure quella interna a schermo aperto, ma è giusto per le videochiamate). Ovvio che se gli scatti semiprofessionali e i video in 4K o 8K sono la vostra priorità, non è questo il modello giusto.
È vero, siamo destinati a rimanere un bel po' in casa, ma il Motorola Razr 5G è il prodotto giusto per andare in giro. È la prova tascabile che i pieghevoli sono qui per restare, per migliorare di generazione in generazione, per pareggiare le soluzioni classiche. Non sono derive per nerd, al contrario sono elementi di stile. E se risultano patrimonio di early adopters, è magari per la barriera del prezzo. Il che peraltro è vero fino a un certo punto, perché questo modello ora si trova online a meno di 1.500 euro. Già, meno dell'ultimo iPhone.
Chi lo sognava e da giovane non poteva permetterselo, ora forse potrà togliersi lo sfizio. Non rimarrà un capriccio da chiudere nel cassetto dei ricordi, ma un piacere quotidiano con la forma dolce e rassicurante della nostalgia.