Economia
December 29 2016
Mancanza di informazione, opacità, interpretazioni sbagliate. Non ha usato mezze parole il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, nell'intervista rilasciata al Sole24Ore dove ha lanciato diversi strali strali contro la funzione di vigilanza della Banca Centrale Europea (Bce). Da tempo, infatti, gli ispettori dell'autorità monetaria di Francoforte vengono accusati da più parti di aver imposto al Monte dei Paschi di Siena (Mps) una vera e propria cura da cavallo e sono “sospettati” di posizionarsi troppo spesso su posizioni filo-tedesche, che danneggiano non poco le banche italiane.
Mps, perché ha bisogno di quasi 9 miliardi di euro
La colpa principale dei “vigilantes” della Bce è appunto di aver imposto a Mps un aumento di capitale gigantesco di 8,8 miliardi di euro, senza spiegare bene perché soltanto pochi mesi prima era stata chiesta una ricapitalizzazione più modesta, attorno a 5 miliardi di euro. Certo, la situazione del Monte dei Paschi non è da prendere sotto gamba vista la quantità esorbitante di prestiti sofferenti in pancia alla banca toscana (più di un quinto dei suoi crediti totali). A destare perplessità sono però anche le tempistiche dell'aumento di capitale, la cui realizzazione è stata imposta inizialmente entro fine anno, senza possibilità di proroghe. Soltanto adesso viene concesso uno slittamento di qualche mese, visto che Mps può contare sul sostegno del governo, pronto a mettere un po' di soldi pubblici per finanziare la ricapitalizzazione.
Bond Mps, chi avrà i rimborsi e chi no
Ma perché la la vigilanza della Bce dovrebbe penalizzare Mps e tutte le banche del Sud Europa, favorendo invece quelle del Nord? Su questa tesi, sostenuta da qualche osservatore più o meno autorevole, si è interrogato anche Angelo Baglioni, economista dell'Università Cattolica ed editorialista del sito Lavoce.info. In tempi non sospetti, quando la crisi di Mps era poca cosa rispetto a oggi, Baglioni ha passato in rassegna le attività della vigilanza Bce, sulla base dell'ultimo rapporto annuale redatto da questo organismo. Purtroppo, le conclusioni a cui è giunto l'economista tendono più a confermare i sospetti di una posizione sbilanciata di Francoforte, piuttosto che scacciarli.
Tra il Monte dei Paschi e Deutsche Bank
Tra le priorità della loro azione, infatti, gli ispettori della Banca Centrale mettono al primo posto la prevenzione del rischio di credito e di liquidità (cioè legato ai prestiti sofferenti) mettendo invece in secondo piano altri due fattori. Il primo è il rischio di mercato, che è connesso alla compravendita di titoli e all'utilizzo (spesso sciagurato) di prodotti finanziari derivati. Il secondo rischio messo in secondo piano dalla Bce è quello legale, tipico degli intermediari che hanno rivelato deboli sistemi di controllo interno per prevenire le frodi. “Su 250 ispezioni fatte dalla vigilanza della Bce nel 2015” scrive Baglioni su Lavoce.info, “solo 13, cioè il 5 per cento, riguardavano il rischio di mercato, mentre al rischio di credito ne sono state dedicate 62, un quarto del totale”.
Per i vigilantes di Francoforte, dunque, è più importante mettere sotto torchio le banche piene di sofferenze come Mps, piuttosto che quelle che hanno invece in pancia una montagna di derivati. E' il caso di Deutsche Bank che, tra l'altro, è anche nel mirino di una lunga sfilza di multe e cause legali. Soltanto pochi giorni fa, per esempio, il colosso tedesco ha firmato un accordo con il Tesoro americano, accettando di pagare un'ammenda di oltre 7 miliardi di euro per gli scandali legati ai vecchi mutui sub prime, i finanziamenti immobiliari ad alto rischio che nel 2007 inquinarono tutto il sistema finanziario globale, facendo partire la grande crisi internazionale. Ecco spiegato il perché non è facile scacciare i sospetti di parzialità che aleggiano intorno alla vigilanza della Bce. Se non fanno sconti a Mps, perché gli ispettori di Francoforte non sembrano preoccuparsi molto di Deutsche Bank, dei suoi bilanci pieni derivati e delle multe miliardarie che è costretta a pagare?