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May 01 2017
Nuova bufera razzismo sul campionato di serie A. A scatenare le polemiche è stato il finale di Cagliari-Pescara con il giocatore ghanese degli abruzzesi Sulley Muntari che ha abbandonato in anticipo il terreno di gioco offeso per gli insulti dei tifosi di casa e denunciando di essere stato oggetto di grida razziste segnalate inutilmente al direttore di gara Minelli che lo ha ammonito.
Una scena molto forte e che ha diviso i commentatori. Ha fatto bene Muntari a reagire così? Ed è possibile che l'arbitro, gli assistenti e i collaboratori della Procura Figc non si siano accorti di nulla?
Le accuse di Muntari - Il ghanese ha spiegato di essere stato oggetto di insulti da parte di un ragazzino a bordo campo al quale ha regalato la sua maglia a fine primo tempo e di aver avuto problemi con a curva del Cagliari nella ripresa. Ha attaccato duramente l'arbitro che lo ha ammonito quando ha segnalato quanto stava accadendo prima di andarsene.
Le parole di Muntari - "L'arbitro mi ha detto che non dovevo parlare con loro (i tifosi nds), gli ho chiesto perché non intervenisse e gli ho detto che non ha le palle e che l'arbitro non è in campo solo per la partita ma per fare tutto. Mi ha ammonito e sono rimasto calmo... Mi sono incazzato con lui... C'è la regola che non si può toccare un arbitro, ma se non fosse stato un arbitro sarebbe già sotto terra".
La difesa di Zeman - Il tecnico del Pescara Zeman ha ricostruito gli eventi cercando di giustificare la 'fuga' prima della fine della partita di Muntari, ma ha anche detto che i calciatori "non devono farsi giustizia da soli" in campo.
La posizione del Cagliari - Il Cagliari si è difeso con un comunicato condannando ogni eventuale episodio di razzismo ma spiegando anche che non c'è certezza di quanto sia accaduto allo stadio nel momento caldo della sfida.
Cosa prevedono le regole della Figc sul razzismo
Le norme della Figc sono particolarmente dure contro il razzismo. Qualora arbitro, assistenti e responsabili dell'ordine pubblico (cui è deputata sempre e comunque l'ultima parola) rilevino la presenza di scritte, disegni o cori inneggianti la discriminazione la partita può essere non fatta cominciare o sospesa nel caso questo avvenga in corso d'opera.
E' tutto contenuto nell'articolo 62 delle Noif della Figc che prevedono anche la sospensione definitiva in caso di fatti particolarmente gravi e ripetuti. L'ultima decisione non è dell'arbitro ma di chi gestisce l'ordine pubblico.
Arbitro, assistenti e addetti della Procura Figc devono, prima dell'eventuale sospensione per qualche minuto, sollecitare la lettura del messaggio di avvertimento al pubblico da parte dello speaker. Le società hanno l'obbligo di collaborare sia nella prevenzione che nella repressione dei fenomeni di dicriminazione razziale e territoriale.
Perché Minelli ha sbagliato e il gesto di Muntari
A Cagliari è evidente che il meccanismo non ha funzionato. A meno di pensare che Muntari non si sia inventato tutto (difficile) nessuno ha colto quanto stava accadendo tra il giocatore e parte della tifoseria di casa. Solo così si spiega la mancata applicazione della norma non solo da parte del direttore di gara, ma anche degli altri organi preposti all'intervento.
Nel momento della segnalazione, però, la risposta dell'arbitro non è stata adeguata. Non ha senso ammonire un giocatore che sta denunciando un fatto che lo colpisce nel profondo e che, anche se non percepito direttamente, ricade in una sfera personale molto delicata. Quel cartellino giallo sventolato in faccia a Muntari ha dato il segnale di una profonda solitudine in cui il ghanese è stato lasciato davanti all'offesa che ha il diritto di non tollerare. Anche se è un professionista, guadagna bene e - come dicono in tanti sbagliando - dovrebbe essersi abituato al clima dei nostri stadi.
Muntari rischia addirittura una squalifica per aver abbandonato il campo in anticipo e sarebbe un paradosso inaccettabile. Boateng lo fece in un'amichevole del Milan a Busto Arsizio e la squadra interà lasciò il terreno di gioco venendo applaudita dal coro delle critiche. Zeman non ha torto quando spiega che i calciatori non possono farsi giustizia da soli, ma il messaggio uscito dal pomeriggio di Cagliari è devastante e rischia di far ripiombare il calcio italiano nella vergogna.
Ci sono precedenti in cui qualcosa si è fatto. Irrati ebbe il coraggio di sospendere per qualche minuto un Lazio-Napoli per difendere Koulibaly. Tagliavento lo fece con Eto'o sempre a Cagliari, Zoro è diventato celebre per un Messina-Inter in cui in campo in tanti si mossero perché non se ne andasse. Altri gesti simbolici non sono mancati e spesso, insieme ai problemi, non è mancata la sensibilità. La pagina di Cagliari è una macchia cui non si deve aggiungere una beffa ulteriore.