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August 07 2015
La questione meridionale sta lì immobile dal 1873, precisamente. A me, alunno dei Salesiani a Caltanissetta, iniziarono a parlarne nel 1975 in terza elementare quando mi assegnarono un tema sulla "rinascita" della Sicilia.
Quarant’anni dopo mi applico con un editoriale, perché la "questione" non si è mossa. Da 142 anni è sempre lo stesso ritornello: il Sud non cresce ma decresce, non si sviluppa ma si sottosviluppa, non si arricchisce ma si impoverisce. Continuate voi, qualsiasi opposto andrà bene. Ora però è arrivata "la scossa al sistema" avverte Repubblica.
Chi avesse pensato che nella mattinata di sabato 1 agosto i vetri del soggiorno abbiano tremato per il passaggio di un autobus sotto casa si ricreda: quella era la scossa, babbei. L’ha data Roberto Saviano, che quel giorno pubblicava sul suddetto quotidiano una lenzuolata così titolata: "Caro premier il Sud sta morendo se ne vanno tutti persino le Mafie". Con le mafie scritto in maiuscolo perché, che volete, con quella gente lì ci vuole deferenza. E insomma, con tutto il rispetto, Saviano srotolava il solito catalogo di ovvietà e nulla più.
Poteva uno come Matteo Renzi, che delle ovvietà è maestro insuperato, subire quest’onta? Ovviamente no. Così ha immediatamente convocato una direzione straordinaria del Pd per il 7 agosto (oggi). All’ordine del giorno un solo punto: l’emergenza Sud, tiè Saviano! Subito dopo il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi ha messo sul tavolo non 10, 20, 50 ma ben 80 miliardi per un quindicennale piano Marshall dedicato al meridione.
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Occorre aggiungere una postilla: di questi soldi non c’è neanche l’ombra, ma a fantasilandia conta poco. Vuoi mettere il valore delle chiacchiere agostane tipo "dobbiamo sbloccare i progetti incagliati al Sud per far capire che la musica è cambiata" (Renzi dixit)? Certo si sbloccherà, prima però, intimano i parlamentari pugliesi del Pd, bisogna aprire "un tavolo di consultazione permanente tra i governatori". Ovvio
Guai però a dimenticare le regole base della buona amministrazione, che devo sintetizzare per motivi di spazio: va bene il tavolo ma per fare un tavolo ci vuole il legno, per fare il legno ci vuole l’albero e per fare l’albero ci vuole un fiore. Ed ecco che la priorità (il fiore) diventa l’assoluta necessità di stabilire innanzitutto le "linee guida su cui costruire politiche di sostegno e incentivi" (questa è del ministro Guidi).
Nel frattempo, in ossequio alle regole ("per fare l’albero" eccetera eccetera), il deputato siciliano del Pd Mariella Maggio ha appena annunciato che la Regione Sicilia "ha finalmente dato pratica attuazione alla delibera per avviare al lavoro altri 1.400 operai forestali". Per la serie: alla Regione Sicilia che vanta un debito di 7 miliardi e 900 milioni (è la versione 2.0 della Magna Grecia), la Fiat fa un baffo con le sue 1.000 assunzioni in tutta Italia nel 2015. Ok, gli alberi sono a posto.
Certo, restano da sistemare 78isti, 101isti e i 151isti: sono tutte sigle che indicano altri operai forestali precari che insieme fanno un esercito di 25 mila addetti. Se ne dovrà parlare al tavolo, assolutamente, perché le Mafie (maiuscolo, per carità) scappano ma i forestali no, quelli non possiamo lasciarceli sfuggire, perdindirindina. D’altronde, bisogna far capire o no che la musica è cambiata come dice il maestro dell’ovvio? Verissimo, infatti hanno messo il Requiem.