Economia
February 07 2014
Il presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi , lo va dicendo da tempo e lo ha ripetuto anche ieri: i tassi d'interesse nell'Eurozona, che oggi sono al minimo storico dello 0,25%, rimarranno bassi per molto tempo, allo scopo di stimolare i timidi segnali di ripresa economica che si vedono nel Vecchio Continente.
Chi ha sulle spalle un mutuo-casa, dunque, può dormire per adesso sonni tranquilli. Con i tassi al tappeto, infatti, le rate da pagare ogni mese staranno ferme ancora per un bel po'. Chi deve ancora indebitarsi, invece, si trova davanti a un interrogativo: quale prodotto conviene acquistare, con il costo del denaro così basso? I mutui a tasso fisso sono oggi molto più costosi della media e sono ben poco competitivi: per un debito da 150mila euro con scadenza a 25 anni, per esempio, chi sottoscrive un finanziamento di questa categoria deve pagare una rata di almeno 850-900 euro ogni 30 giorni, superiore di ben 150-200 euro rispetto a quella richiesta per rimborsare un prestito a interessi indicizzati, con uguale importo e durata.
EURIBOR O TASSO BCE?
Chi vuole risparmiare, dunque, deve per forza indirizzarsi veriso mutui a tasso variabile che tuttavia, è bene ricordarlo, oggi si dividono in due categorie. Ci sono quelli legati all'euribor, il saggio sui prestiti interbancari europei (che varia tra lo 0,23 e lo 0,4% circa) e quelli indicizzati al costo del denaro ufficiale della Bce (che oggi è appunto allo 0,25%). I mutui della prima categoria sono in assoluto i meno costosi ma presentano una controindicazione: espongono al rischio di veder lievitare la rata, nel caso in cui vi fossero improvvise turbolenze nel settore bancario. Lo sa bene chi aveva sulle spalle un prestito a tasso variabile alla fine del 2008, durante la crisi finanziaria internazionale, quando l'euribor schizzò al 5%, mentre il saggio ufficiale della Bce era a pari a circa la metà.
Chi sottoscrive un finanziamento legato al costo del denaro europeo, dunque, oggi si espone a un rischio minore, poiché sa con certezza che gli interessi rimarranno fermi per un po', almeno a sentire le promesse di Draghi. In cambio, però, il debitore deve accettare una una contropartita, cioè pagare una rata leggermente più alta (di qualche decina di euro) rispetto a quella prevista per i prodotti indicizzati all'euribor. Sui mutui variabili ancorati al tasso Bce, infatti, le banche applicano di solito uno spread (un differenziale d'interesse) più elevato. Ecco di seguito qualche esempio concreto, ricavato dal sito di MutuiOnline, sempre per un prestito da 150mila euro con scadenza a 20 anni.
Tra i finanziamenti indicizzati all'euribor, i prodotti meno costosi in assoluto sono due: Mutuo You del Banco Popolare, che ha un taeg (tasso annuo effettivo globale) del 3% e richiede il pagamento di una rata di quasi 695 euro al mese, affiancato dal Mutuo Variabile di Bnl Gruppo Bnp Paribas (taeg del 2,88% e rata di 697 euro circa). Tra i prestiti legati al costo del denaro ufficiale, invece, si piazza al primo posto un altro prodotto di Bnl: il Mutuo Eurovariabile Bce, che ha un taeg del 3,15% e una rata di 723 euro circa al mese. Segue a ruota Domus Variabile di IntesaSanpaolo (taeg del 3,54% e rata di 735 euro circa ogni 30 giorni). Tirando le somme, chi sceglie il tasso Bce deve pagare almeno 25-30 euro in più al mese, che corrispondono a circa 300-360 euro all'anno. La sicurezza, insomma, ha sempre un prezzo.