Fronte Liberazione Nani da Giardino

Ci sono tendenze che non svaniscono mai, proprio mai! Ne è un esempio questa, ma andiamo con ordine...

Tutto inizia negli anni ‘80, quando il mondo è immerso in un'atmosfera di prosperità e innovazione. Sono gli anni dei primi personal computer, della musica pop con artisti come Michael Jackson, Madonna, Prince…Sono gli anni che vedono la nascita di film iconici come "Star Wars", "Indiana Jones"…Anni in cui la moda è caratterizzata da capelli voluminosi, colori sgargianti e abiti eccentrici. Ed è in questo contesto, pieno di bigiotteria color oro, che nasce una tendenza diciamo “particolare”, caratterizzata da un tocco simpatico ma anche kitsch. Ovvero, insieme ai personal computer, a Prince e a Indiana Jones, spopolano i nani da giardino.

Sì, i nani da giardino, quelli che si trovano nei praticelli delle case, o davanti alla porta d’ingresso o, peggio, sul balcone. Esserini di gesso, plastica o ceramica che con sorrisi smaglianti e pose regali, ti fissano appena varchi la soglia di casa. E lo fanno con quell’aria un po' smarrita, con quel ghigno che sembra dire: “ma perché sono qui? Chi lo ha deciso? E, soprattutto, dov’è Mammolo?”

Allora succede che, negli anni ’90, dopo una lunga permanenza nei giardini altrui, qualcuno in Normandia dice: “adesso basta!”, e decide che i nani da giardino vadano liberati una volta per tutte! Non si tratta di una voce isolata ma di un gruppo di persone che, mosse dallo stesso principio di restituire la pace e la felicità a questi esserini fondano il Fronte di Liberazione dei Nani da Giardino.

Nasce così un’organizzazione vera, con tutti i crismi e in breve tempo gli adepti che si possono contare diventano parecchi, e sono tutti molto arrabbiati con i proprietari dei nanetti! Il modo di agire del difensore del nanetto è quasi sempre uguale: approfitta delle ore notturne, si intrufola nei giardini umidi e zac, fugge con il nanetto. Lo porta nei boschi, lo lascia lì e, fiero, pensa di avergli ridato la felicità. Ancora nessuno ha chiesto al nanetto cosa volesse... Ma non importa, il difensore dello gnometto ci crede, ed è convinto di agire proprio per il suo bene. O forse per il bene del mondo dei giardini, o forse dell’universo!

Questa moda prende piede anche in Italia, e piano, piano, tanti piccoli nani vengono portati via dal loro habitat per essere liberati al buio in qualche bosco vicino. Fa niente se il proprietario rimarrà senza il suo amico nano, il Fronte non prevede pietismo e continua la sua opera seminando terrore nei prati altrui per anni. Nei boschi si iniziano anche a sentire rumori strani. Si potrebbe pensare che sia un nanetto che cerca di tornare nel suo giardino. Ma il Fronte di Liberazione dei nani da giardino non si lascia intenerire e non molla.

Va detto che oggi il numero delle liberazioni si è attenuato. Forse perché si è capito che i nanetti abbandonati nei boschi, da soli, all’addiaccio non sapevano bene che fare. O forse perché dal Fronte di liberazione si sono interrogati sul senso della loro attività, chi lo sa. Ma, c’è da starne certi, i liberatori degli gnometti sono ancora lì che vigilano. E dietro ad ogni siepe, dietro ad ogni cespuglio del tuo giardino, sappi che si potrebbe nascondere un difensore di nanetti che, magari con il pugnale in bocca come Rambo, striscia sui gomiti mentre è steso nei fossi adiacenti al tuo confine, e magari, senza far rumore, salterà fuori dal fosso e in un secondo libererà il tuo nano. Non si sa bene in fondo da cosa, ma lui lo libererà.

Inoltre, per non far estinguere i nanetti da giardino, ci ha pensato la scienza. O meglio, ci ha pensato il mondo del design firmando tavolini, soprammobili… con le stesse sembianze del nano da giardino. Questi nanetti 2.0, si tengono in casa al caldo, al sicuro, almeno fino a quando non ci saranno segni di effrazione sulla porta.

A ogni modo nessuno ha mai chiesto ai nani cosa vogliono realmente. E soprattutto c’è ancora qualche piccolo, paffuto nanetto, che vestito con un amabile cappello rosso posato di lato sui suoi occhioni dolci, si sta chiedendo: “Mammolo dov’è?”

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