Calcio
February 25 2022
Piccolo manuale di cosa il calcio e lo sport in generale non devono fare nei giorni drammatici in cui la guerra in Ucraina sta spaventando il mondo. Napoli, stadio Diego Armando Maradona nella notte di gala che vede opposti i partenopei al Barcellona nei playoff di Europa League; serata bellissima malgrado le notizie provenienti da Kiev colmino il cuore d'angoscia. In campo ha stravinto il Barcellona, senza alcun dubbio e raccogliendo anche gli applausi del pubblico napoletano. Fuori, invece, non tutto è filato liscio. Anzi.
La denuncia è rimbalzata dai tifosi della curva che si sono visti respingere ai cancelli lo striscione 'NO ALLA GUERRA' dal personale di sicurezza in servizio. Il motivo? L'applicazione del regolamento dello stadio sugli striscioni che recita all'articolo 10 che "si precisa, infine, che in occasione delle gare UEFA, non sarà consentita, in ogni ordine di settore, l’esposizione degli striscioni". Pazienza che quella scritta rappresentasse lo stato d'animo di tutti, non avesse connotazioni politiche e, tanto per capire, nemmeno riportasse alcun riferimento alla Russia e a Vladimir Putin, sempre ammesso che questo potesse essere considerato un problema.
I funzionari della Questura non hanno pensato che, viste le circostanze, si potesse e dovesse andare oltre. Dentro lo stadio, poi, altri tifosi hanno denunciato l'intervento degli steward per la rimozione di una bandiera dell'Ucraina appesa in balaustra. Da anni la Uefa ha messo al bando ogni simbolo che possa avere riferimenti politici, misura di per sé condivisibile in termini assoluti per evitare di trasformare gli stadi in una sorta di megafono per istanze di chiunque. Trasgredire significa pagare una multa, come capitato al Barcellona per lo sventolio delle bandiere catalane nei giorni tesi del referendum indipendentista.
In questo caso, però, l'immagine complessiva è stata deprimente e a questo si aggiunge la disattenzione della regia internazionale che ha semplicemente oscurato le due squadre nel momento in cui si sono schierate a centrocampo srotolando a loro volta uno striscione 'STOP WAR'. Iniziativa lodevole, decisa dai due club e autorizzata dalla Uefa, consapevole dell'utilità di portare in giro per il mondo il messaggio di pace.
Al posto di quei secondi di fratellanza, però, in tv si sono visti un paio di primi piani e un lungo stacco sul totale dello stadio coperto dalle grafiche. Volontà o disattenzione? Da anni le regie, su precisa indicazione di Fifa, Uefa e leghe varie, omettono la trasmissione di tutto quanto accade dentro un impianto che non sia riconducibile alla partita: invasioni, manifestazioni violente e di dissenso. Una censura nella quale rischia di essere incappata anche una delle scene più belle della serata di Europa League, applaudita apertamente da tutti i presenti e rilanciata con successo sui social anche dai due club.
La serata di Napoli spiega bene, però, come sia difficile per lo sport e in questo caso il calcio uscire dal dedalo di norme che si è dato per proteggere la propria immagine. Comprensibile, invece, la scelta dell'arbitro russo e dei suoi uomini: il signor Karasev e i gli assistenti Demeshko e Lunev, oltre al quarto uomo Levnikov, al momento dello srotolamento dello striscione contro la guerra sono rimasti dove si trovavano, senza unirsi ai giocatori. Difficile chieder loro di più.