Napoli, perché Conte è l'unica sfida possibile (rischiosa) dopo gli errori di De Laurentiis

Antonio Conte e solo lui perché dopo il diluvio serve un approdo sicuro. L'uomo forte per rimettere in ordine una squadra e un club usciti con le ossa rotte dalla stagione post scudetto, gettata via con un fallimento di dimensioni storiche. Il Napoli sarà fuori dall'Europa per la prima volta dopo 14 anni ed è ancora più paradossale che avvenga nella stagione che manda alle coppe praticamente mezza Serie A. Arriva decimo in classifica con lo scudetto sul petto, fa 37 punti in meno rispetto all'anno scorso (53 contro 90), vince la metà delle partite (13 contro 28) e ne perde il triplo (11 al posto di 4).

De Laurentiis è il responsabile dello sfascio esattamente come era stato lo straordinario architetto dello scudetto riportato a Napoli dopo oltre un trentennio. Poteva aprire un ciclo, ha sbagliato ogni scelta. Subiti gli addii di Spalletti e Giuntoli, non sostituti in società da uomini di campo. Ha pensato di fare da sé e le conseguenze si sono viste. Ecco perché non deve sorprendere che ora provi ad affidarsi a un "one man club" come Conte, con il suo ingaggio faraonico (il Napoli 2024/2025 sarà il club con il tecnico più pagato in Italia) e le esigenze di mercato che si conoscono. Sfida rischiosa sotto tanti punti di vista, ma forse l'unica percorribile per uscire dalla palude.

Nel Napoli di quest'anno non ha funzionato nulla. Garcia è stato scelto e ripudiato nel giro di poche ore (ADL dixit) e alla fine è stato il meno peggio, visto che la cacciata a novembre è arrivata con la squadra ancora in linea di galleggiamento. Da lì in poi è stato un precipitare: Mazzarri ha registrato una media punti di 1,25 contro l'1,75 fatale a Garcia e Calzona ha fatto anche peggio con 1,21. Non poteva esistere finale diverso.

Conte rifonderà e questa è la migliore garanzie che il futuro del Napoli sarà meglio del presente. La chiave, però, sarà sempre e comunque Aurelio De Laurentiis che del Napoli è padre e padrone. Saprà fare un passo a lato come nella stagione dello scudetto? C'è poi il discorso economico.

Il bilancio è sano, non ci sono debiti e il 2023 è stato record per fatturato e utili. ADL ha accumulato riserve sufficienti a garantire qualsiasi sforzo sul mercato nell'immediato, il problema è reggere la sfida ad alto livello nel medio e lungo periodo. Per tradurlo in numeri: i ricavi medi degli ultimi cinque anni sono stati di poco superiori ai 250 milioni di euro (267,4) e alcuni limiti sono strutturali e non risolvibili in fretta, sia per lo stadio che per l'appeal commerciale. A maggior ragione con davanti la prospettiva di un'annata senza la visibilità europea.

Il nodo è tutto qui. Conte non pratica un calcio da plusvalenze, strumento che ADL utilizza con forza come leva per sostenere gli introiti della società. Dal 2018 al 2023 ne ha iscritte a bilancio per 318 milioni, il 23% del totale dei fatturati. L'ex tecnico di Juventus, Inter e nazionale non è abituato a sentirsi dire che bisogna fare player trading con i migliori; a Torino ha rotto denunciando di dover mangiare in un ristorante da 100 euro con i tasca solo un deca, a Milano salutato la compagnia quando ha capito che Suning stringeva i cordoni della borsa. L'equilibrio sarà instabile, ma non per questo la sfida non è affascinante.

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