Conte ci chiude per Natale e prova a calmarci con la mancia dei ristori

Adesso è ufficiale, Conte ci ha tolto il Natale. Con l'ormai abituale messaggio video alla nazione della sera e con ore di ritardo (prime time tv, Casalino docet) il presidente del Consiglio ha illustrato le misure del Dpcm dedicato proprio alle due settimane di festività. Confermate le voci degli ultimi giorni.

L'Italia sarà in Zona Rossa nei giorni festivi e prefestivi (nel dettaglio stiamo parlando di 24, 25, 26, 27 e 31 dicembre, oltre a 1, 2, 3, 5 e 6 gennaio) e zona arancione nei rimanenti (28,29 e 30 dicembre oltre al 4 gennaio). 21, 22 e 23 dicembre tutto il paese sarà invece zona gialla.

(Claudio Laurenti)

Saranno consentiti gli spostamenti tra i piccoli comuni (massimo 5mila abitanti ed in un raggio di 30km) e, per quanto riguarda gli incontri tra familiari viene data la possibilità di uscire di casa anche nei giorni «rossi» per andare in visita nelle abitazioni di parenti e amici, ma rispettando regole precise. Le persone che si spostano non possono essere più di due, a meno che non portino con loro figli minori di 14 anni o persone con disabilità. «Lo spostamento verso le abitazioni private è consentito una volta sola al giorno in un arco temporale compreso fra le ore 5 e le ore 22», quindi è obbligatorio rispettare il coprifuoco. E la novità è che si può andare «verso una sola abitazione ubicata nella medesima regione e nei limiti di due persone, ulteriori rispetto a quelle ivi già conviventi». Per fare un esempio, chi fosse andato a pranzo a casa dei nonni, non potrà andare la sera stessa da altri parenti. Conte poi ha provato a calmare gli animi annunciando gli ennesimi «ristori» per le categorie maggiormente penalizzate (645 mln sono stati stanziati solo per bar e ristoranti, le categorie maggiormente colpite dalle chiusure nei giorni festivi e prefestivi).

Resta però la rabbia. Non per la decisione di chiudere ma, primo, per le tempistiche di decisioni e comunicazioni. Aver lasciato il paese in attesa, senza alcune certezza fino alle ore 22 del 18 dicembre è qualcosa di incommentabile, la prova della pochezza di questo esecutivo cui manca anche il coraggio di decidere. Il tutto dopo averci raccontato fino a poche settimane fa un'altra favola.

Racconti cominciati ad inizio novembre quando, nel presentare il decreto che inaugurava la stagione delle regioni divise per colori (giallo, arancione e rosso) il premier disse testuale: «se rispetteremo queste regole avremo un Natale più sereno». Ecco, gli italiani la loro parte l'hanno fatta: sono stati chiusi in casa dove e quando si doveva stare chiusi, hanno tenuto abbassate le saracinesche di negozi, bar e ristoranti dove gli era stato chiesto di farlo. Oggi, che avrebbero dovuto raccogliere i frutti dei loro sacrifici ecco la doccia fredda: il Natale salta.

Il secondo motivo è il fatto che con questa decisione il governo Conte, come nessuno mai nella storia della Repubblica, entra nelle nostre vite, a gamba tesa. E prova, addirittura, a indorarci la pillola. Sono molti a Palazzo Chigi quelli che vanno raccontando come «così potremo riscoprire il vero valore del Natale». Come se tutto fosse solo un menu di piatti da portare in tavola in pranzi e cenoni pantagruelici da 20 persone e di pacchetti da aprire.

Invece, caro premier, dietro lasagne e casatiello, tra un panettone ed un cioccolatino scorre la vera essenza della festa, cioè lo stare insieme, vicini, genitori, figli, nipoti, amici. Il giorno sacro dedicato alla famiglia, senza se e senza ma. Natale con i tuoi!

Ecco cosa ci ha tolto oggi, il tempo, il tempo della gioia con i nostri cari. Mangeremo lo stesso il 25 dicembre, magari guardandoci via computer, ma tutto avrà un sapore diverso perché stare a distanza è una vera tortura. E ci manca solo che qualcuno possa bussare alla porta per controllare davvero quanti siamo a tavola per darci una bella multa.

Conte oggi ci ha tolto il Natale e ci racconta che lo ha fatto per poterci permettere di gioire di più e meglio nel 2021. La realtà è che se si fosse gestito meglio il paese da settembre ad oggi tra una settimana tutto avrebbe potuto essere (quasi) normale.

Non lo dimenticheremo mai.

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