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Natalità: niente figli, siamo ladies. L'egoismo allunga la vita?

Da Panorama del 4 febbraio 1999, di Manuela Grassi

"Con buona pace dei demografi, il calo delle nascite significa anche che avremo forse più donne che si occuperanno di politica anziché di tanti bambini...". Una piccola frase controcorrente quella pronunciata dalla sociologa Laura Balbo, ministro delle pari opportunità, che ha suscitato un coro di disapprovazione. Altri due ministri-mamma come Livia Turco e Giovanna Melandri hanno preso cortesemente le distanze e i demografi, naturalmente, sono inorriditi.

La nostra società invecchia in maniera inesorabile, ma la cosa terribile è che sono soprattutto le donne a invecchiare: tempo 30 anni e le ultraottantenni supereranno le giovinette in fiore. Una prospettiva insostenibile sia sotto il profilo biodemografico, sia sotto quello economico, dice lo studioso Massimo Livi Bacci. Eppure, per chi studia la longevità umana la tendenza "egoistica" della donna a ridurre il numero dei figli, o a non averne affatto, è di estremo interesse: questo comportamento sarebbe strettamente legato alla lunga durata della vita. Il 4 agosto 1997 è morta ad Arles, all' età di 122 anni e 164 giorni, madame Jeanne Calment. Le ragioni di una così straordinaria longevità? In parte genetiche. In parte avranno contato le abitudini di vita, anche se non si è riscontrato niente di speciale, se non che ha sempre indossato una collana di perle e ha bevuto un bicchierino di porto al giorno.

La ragione principale, secondo l'olandese Rudi Westendorp e l'inglese Thomas Kirkwood, eminenti gerontologi, starebbe nel fatto che Jeanne ha avuto un solo figlio. I due sono forti di un' estesa indagine genealogica condotta su un campione di aristocrazia britannica negli ultimi 1.200 anni. Hanno registrato i dati di 19.830 maschi e 13.667 femmine di nobili natali, quindi appartenenti a un ambiente omogeneo, nati tra il 740 e il 1875: data di nascita e morte, numero dei figli ed età in cui sono stati partoriti. E hanno tenuto conto di mutamenti subiti dal trend demografico nel corso delle varie epoche.

"Per le donne che sono sopravvissute almeno 60 anni" dice la rivista Nature "i due studiosi hanno trovato una correlazione negativa tra gli anni vissuti oltre i 60 e il numero dei figli. Allo stesso modo le signore che hanno incominciato a riprodursi più tardi sono vissute più a lungo. Quasi la metà delle donne che hanno superato gli 80 anni erano senza figli, mentre meno di un terzo soltanto tra quelle morte prima di quell'età non aveva prole".

L' emblema di questa ricerca tra aristocratici non può che essere Elisabetta I, zitellona politicamente scorretta, morta nel 1603 a 70 anni, un' età per quei tempi venerabile. Ma senza scomodare ladies e regine, anche nel moscerino della frutta Drosophila melanogaster si riscontra la stessa tendenza: i moscerini selezionati che vivono di più hanno ridotto la fecondità precoce.

All'origine della ricerca sull' aristocrazia inglese c' è la teoria del "disposable soma", cioè del "corpo usa e getta" formulata da Kirkwood 20 anni fa. Secondo questa affascinante ipotesi, ogni investimento nella riproduzione distoglie risorse dalla manutenzione e riparazione delle cellule e ha come risultato l' invecchiamento. In altri termini, dice Nature "chi investe pesantemente nella riproduzione da giovane pagherà questo successo con una durata di vita più breve". In Svezia, il paese attualmente più longevo (17,5 per cento di anziani rispetto al 16,8 dell' Italia) l'età media del primo matrimonio per le donne è di 28,7 anni. Se così stanno le cose, tremino i demografi. Tra avere un sacco di figli molto giovani, dedicarsi a loro indefessamente e morire presto, o avere un figlio solo, o nessun figlio, e dedicare una lunga vita a una professione interessante come ministro o presidente della Repubblica, cosa scegliere?

Scherzi a parte, le teorie sono tutte da verificare. "E' vero che la donna senza figli è meno esposta alla cardiopatia e al tumore all'utero, ma è soggetta al tumore al seno e alle malattie polmonari" avverte il gerontologo Carlo Vergani, studioso della nuova longevità. D'altra parte, per restare in tema di aristocrazia inglese, la regina Vittoria, nove figli, morì a 81 anni.

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