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September 04 2018
La Nations League, con cui riparte la stagione del calcio internazionale dopo il Mondiale di Russia 2018, è l’ultima eredità lasciata dall’ex presidente dell’Uefa Michel Platini prima dello scandalo e dell’addio. Torneo che vede ai nastri di partenza 55 nazionali divise in 4 serie con l’obiettivo di arrivare alla Final Four che sarà organizzata nel giugno 2019 (Italia, Polonia e Portogallo candidate). E’ l’addio alle vecchie amichevoli per fare posto a una manifestazione ufficiale che porta denaro, sponsor, diritti tv e che mette in palio anche la possibilità di accedere all’Europeo del 2020 come rete di salvataggio per chi dovesse mancare l’appuntamento attraverso il tradizionale percorso delle qualificazioni.
C’era bisogno di un nuovo torneo in un calendario già saturo di manifestazioni ufficiali? La risposta dell’Uefa è sì, anche perché la Nations League va ad occupare date Fifa già presenti sostituendosi alle amichevoli spesso prive di interesse e appeal commerciale. Ma la nascita della NL segna anche un punto a favore dei vertici del calcio europeo nel confronto dialettico a tratti aspro con la Fifa. Una guerra di potere tra Nyon e Zurigo con sul piatto una torta potenziale da centinaia di milioni di euro. Questione di business, insomma.
Il primo montepremi messo a disposizione della Uefa è di 76,2 milioni di euro. Non una cifra eccessiva se paragonata alla ricchissima Champions League (1,95 miliardi in premi per un fatturato intorno ai 3) e anche all’Europa League che sta rapidamente crescendo (560 milioni di euro in questa stagione). Il criterio scelto da Nyon è quello della distribuzione il più possibile a pioggia per superare le riserve di molte federazioni abituate trattare in proprio il business delle amichevoli.
Alle 55 partecipanti viene garantito un bonus a seconda della serie in cui sono iscritte, determinata dal ranking di partenza. Si val dal 1,5 milioni della Serie A (dove c’è l’Italia) ai 500mila euro della Serie D passando per il milione della Serie B e i 750mila euro della Serie C. Chi vince il proprio raggruppamento raddoppia e va alla Final Four che garantisce un premio da 4,5 milioni per la vincente, 3,5 per la finalista, 2,5 per la terza classificata e 1,5 per chi chiude quarto. Il massimo raggiungibile in caso di successo è 7,5 milioni di euro.
Il torneo si disputa da settembre 2018 a marzo 2019 ed è strutturato in quattro serie dove le nazionali sono state piazzate seguendo il ranking Uefa. Ogni serie ha 4 gruppi composti da 3 nazionali con un minimo garantito di 4 gare a testa. L’Italia è stata abbinata a Polonia e Portogallo. Chi vince il girone va alla Final Four mentre chi arriva terzo retrocede nella Serie inferiore nell’edizione successiva che sarà nel 2023 (si disputa negli anni dispari tra Mondiale ed Europeo). Dalla Serie B in giù, chi vince il gruppo viene promosso alla serie superiore.
La fase preliminare si completa entro marzo 2019 perché la Nations League ha un influsso anche sulle qualificazione all’Europeo 2020, quello itinerante che vede tra le città ospitanti Roma. E’ una sorta di doppio binario, ma non è semplice e dipende da diverse variabili.
All’Europeo andranno 24 nazionali di cui 20 determinate dalle qualificazioni tradizionali che scattano a marzo 2019 proprio per lasciar posto al nuovo torneo. Gli ultimi 4 slot sono a disposizione di chi uscirà vincente da ciascuna delle serie della Nations League, ognuna con un playoff che metterà contro le migliori con semifinale e finale. Il meccanismo è complesso perché, in caso di qualificazione già raggiunta col metodo tradizionale, le nazionali lasceranno il posto via via a scalare a quelle della stessa serie o di quella inferiore. Il risultato finale sarà che, quasi certamente, la Nations League risulterà un modo per aprire a squadre di seconda fascia la strada per l’Europeo.
Format e parametri economici del torneo piacciono alla Uefa che addirittura avrebbe voluto esportarla a livello mondiale. La Fifa osserva e per il momento è impegnata nell’immaginare un nuovo Mondiale per club che la porti a poter godere dei benefici del business delle multinazionali del calcio europeo. Terreno fin qui della Uefa che è impegnata da anni in un duro confronto con l’associazione dei maggiori club per scongiurare la nascita di una Superlega privata, sganciata dalla Uefa e dalle federazioni nazionali. Anche per questo la Champions League è stata progressivamente trasformata avvicinandosi al modello voluto dalle società di Italia, Spagna, Inghilterra e Germania, togliendo spazio alle realtà minori.
Non è una novità che Uefa e Fifa si trovino politicamente su due fronti opposti, pur essendo oggi Gianni Infantino (ex uomo potente Uefa) il responsabile della Fifa. L’ultimo terreno di scontro in ordine di tempo è stata l’introduzione del Var, spinta dalla Fifa che l’ha portata anche al Mondiale e osteggiata dalla Uefa che prima del 2019 non la introdurrà nella Champions League.