Dal Mondo
June 30 2022
Vladimir Putin non ha aspettato la fine del vertice Nato di Madrid per lanciare i suoi strali contro «l’imperialismo della Nato». Dall’Asia Centrale dove si trova per il vertice del Caspio sono arrivate le immagini del presidente russo seduto ad un tavolo gigantesco (per evitare ogni contatto) con gli omologhi di Azerbaigian, Iran, Kazakistan e Turkmenistan. Putin ha negato qualsiasi responsabilità per l’attacco missilistico contro il centro commerciale a Kremenchuk, a 330 chilometri dalla capitale ucraina dove le vittime accertate sono 18 : «L'esercito russo non colpisce alcun obiettivo civile. Non ce n’è bisogno».
Poi ha parlato del vertice Nato e dell’ingresso di Helsinki e Stoccolma nell’Alleanza Atlantica, minimizzando la portata di quanto accaduto: «per quanto riguarda Svezia e Finlandia, non abbiamo i problemi con Svezia e Finlandia, che, sfortunatamente, abbiamo con l’Ucraina. Non abbiamo nulla che possa preoccuparci in termini di adesione alla Nato ma se l’infrastruttura militare della Nato sarà dispiegata in Finlandia e Svezia, la Federazione Russa dovrà rispondere in maniera speculare».
Per tornare al vertice di Madrid che si chiude oggi nel quale la Nato ha dato chiare indicazioni di voler «sostenere l’Ucraina fino a quando sarà necessario di fronte alla crudeltà della Russia» non c’è dubbio che il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan abbia ottenuto tutto quanto voleva in cambio del suo via libera all’ingresso di Svezia e Finlandia nell’Alleanza Atlantica. Saranno i curdi a pagare il prezzo del voltafaccia di Helsinki e Stoccolma che hanno accettato gran parte delle richieste di Ankara abile nello sfruttare al meglio la situazione venutasi a creare per sferrare ancora una volta un durissimo colpo alla minoranza che da anni lotta per il riconoscimento dei suoi diritti e della sua indipendenza.
I due Paesi baltici nel documento si impegnano a non fornire alcun sostegno al Pkk, ritenuto organizzazione terroristica da Turchia, Stati Uniti e Unione Europea, o al movimento gulenista, ma non solo: Svezia e Finlandia si sono anche impegnate a interrompere ogni sostegno alla milizia curda Ypg (Unità di Protezione Popolare), senza la quale gli Usa e gli alleati non sarebbero mai e poi mai riusciti a sconfiggere lo Stato islamico nel Siraq. Con la firma di Madrid sono state anche superate le sanzioni del 2019 disposte contro Ankara per l’intervento militare turco in Siria: «La Turchia, la Finlandia e la Svezia confermano che ora non esistono più embarghi nazionali sulle armi», quindi con le armi che Ankara potrà di nuovo acquistare i curdi potranno essere di nuovo massacrati.
Ma non è tutto perché Ankara aspetta che si superi il veto del Congresso americano per la fornitura dei 40 nuovi caccia F-16, una consegna bloccata da tempo a causa della vicinanza degli ultimi anni tra Erdoğan e Putin. A proposito di questo, nelle ultime settimane il Congresso ha ammorbidito la sua posizione e il tanto atteso via libera potrebbe arrivare prima del midterm election del prossimo 8 novembre. il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo discorso quotidiano alla nazione ha parlato del vertice: «Questo è un vertice speciale, un vertice di trasformazione, l’Alleanza sta cambiando la sua strategia in risposta alle politiche anti-europee aggressive della Russia», poi il leader ucraino ha chiesto ai paesi della NATO « di accelerare la consegna di sistemi di difesa missilistica all’Ucraina e per aumentare significativamente la pressione sullo stato terrorista». Mentre a Madrid si discuteva dei Svezia e Finlanda e del nuovo concetto strategico sul quale torneremo nei prossimi giorni, la direttrice dell’intelligence Usa Avril Haines a più di quattro mesi dal conflitto ha dichiarato che «il conflitto andrà avanti per un lungo periodo di tempo» e non ha escluso che la Russia potrebbe utilizzare strumenti asimmetrici per contrastare l’Occidente: «Persino le armi nucleari per cercare di gestire e proiettare potere e influenza a livello globale».
Infine per tornare ai curdi secondo la deputata indipendente nel Parlamento di Stoccolma, Amineh Kakabaveh, rappresentante della numerosa diaspora curda in Svezia che conta circa 100mila persone, quanto accaduto è un vero tradimento: «Questo è un tradimento del governo svedese, dei Paesi della Nato e di Stoltenberg che ingannano un intero gruppo che ha liberato se stesso e il mondo intero dall'immondizia». Ma il peggio deve ancora arrivare perché Erdoğan che ha saputo sfruttare il momento di crisi in Ucraina, vuole chiudere una volta per tutte la sua personale partita in Siria contro i curdi.