Lifestyle
November 25 2014
Il primo a fare tendenza, almeno nella storia recente dell’Nba, fu LeBron James che nel 2010 decise di tagliarsi lo stipendio per poter giocare insieme ad altri due alla star (Dwyane Wade e Chris Bosh) e vincere due titoli con i i Miami Heat. Da allora molte altre stelle – gli ultimi in ordine di tempo sono stati Tim Duncan e Dirk Nowitizki – hanno scelto di guadagnare “qualcosa” di meno, rispetto al loro valore di mercato, per avere una squadra competitiva e puntare alla vittoria.
Almeno questo è quello che dicono loro. Non quello che sostiene Kobe Bryant che ha dichiarato, in una intervista su Espn, come dietro la scelta dei tagli di salario ci sarebbe la volontà dei suoi colleghi di alleggerire la pressione e le critiche dei media americani. Le stesse che Bryant deve sopportare da un paio di mesi a questa parte per i risultati dei suoi Los Angeles Lakers, penultimi a ovest con 3 vittorie e 11 sconfitte, e per il suo stipendio da 23,5 milioni di dollari all’anno che non ha permesso, secondo gli esperti di mercato, di mettere sotto contratto altri giocatori di livello che avrebbero potuto fare la differenza.
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In sostanza se per Nowitzki – che ha firmato con Dallas un accordo triennale “scontato” da 8 milioni di dollari a stagione – è meglio guadagnare meno ma giocare in una squadra competitiva, per Kobe la questione dei tagli sarebbe solo un grosso vantaggio per i proprietari delle franchigie, Lakers compresi, che in effetti volendo vincere a tutti i costi avrebbero potuto firmare Carmelo Anthony, poi rimasto a New York; o ancora, potrebbero decidere di spendere il denaro necessario – ammesso che basti questo per vincere – per prendere nuovi all star e pagare la tassa (del 100%) comminata dalla lega per ogni dollaro in eccesso rispetto al monte salari.
Alla luce sue parole non si può certo dire che Bryant – recentemente diventato il giocatore con più tiri sbagliati in carriera – abbia paura delle critiche, che sono piovute copiose considerato anche il momento in cui si trovano i Lakers, uno dei più neri della loro storia. Se anche per questo sarebbe facile dare ragione a chi, come Duncan, percepisce un assegno più leggero ma presumibilmente giocherà per vincere il titolo, diciamo che per Kobe parlano la storia, i record e i numeri che tra i giocatori in attività lo vedono alla posizione numero 1 in diverse categorie statistiche. Ca va san dire, anche in quella degli stipendi.