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April 20 2016
Le accuse sono gravissime: associazione di stampo mafioso, estorsione, intestazione fittizia di beni, detenzione e porto illegale di armi e sostanze esplodenti e anche voto di scambio.
Nell'operazione, denominata “Costa pulita” condotta questa mattina da Carabinieri, Finanza e Polizia di Stato, sono finiti in carcere 23 persone, piccoli boss e gregari, tutte legate alla potentissima ‘ndrina dei Mancuso di Limbadi ed alle cosche Accorinti, La Rosa e Grande.
Una cosca quella dei Mancuso che ormai da decenni cerca di “gestire gli affari” nei territori di Vibo Valentia. Un dominio fatto di violenza ma anche di corruzione di politici locali e appalti truccati. Tra gli indagati in stato di libertà nell'inchiesta di stamani, anche l'ex vicesindaco di Parghelia, Francesco Crigna. Secondo l'accusa sarebbe stato, Crigna in stretto contatto con esponenti della famiglia Grande, referenti nel comune della cosca Mancuso.
Appalti truccati e voto di scambio
Dalle indagini, infatti, sarebbe emerso che le imprese edili e di movimento terra facenti capo alla cosca, dopo l'alluvione che ha colpito il piccolo centro del vibonese nel febbraio-marzo 2011 sono state affidatarie in via quasi esclusiva di una serie di lavori per il ripristino di strade e dell'alveo di torrenti. Lavori che secondo l'accusa, spesso sarebbero stati assegnati indebitamente con una procedura di "somma urgenza".
Crigna, inoltre, avrebbe attestato falsamente in favore di un componente la cosca, il possesso dei requisiti necessari all'assegnazione di un alloggio da parte dell'Aterp di Vibo. La famiglia Grande, in cambio dei favori ricevuti, si sarebbe impegnata a reperire voti per Crigna e altri suoi alleati politici in occasione delle consultazioni elettorali. E con l’ex vicesindaco, sono stati indagati anche numerosi ex amministratori del Comune di Briatico.
Sequestrati immobili e navi
L’operazione è stata condotta non solo nelle province di Vibo Valentia ma anche di Cosenza, Como e Monza e ha portato al sequestro di beni per un valore di 70 milioni di euro. Tra i beni sequestrati ci sono oltre 100 immobili, quote societarie e rapporti bancari ed anche 2 villaggi vacanze e tre compagnie di navigazione con altrettante motonavi che assicuravano, secondo l'accusa, in regime di sostanziale monopolio, i collegamenti turistici con le isole Eolie.
Durante le indagini, condotte anche con intercettazioni telefoniche, ambientali e video riprese, inoltre, sono state sequestrate diverse armi da fuoco e, nel 2014, sono stati arrestati, in flagranza di reato, alcuni elementi di spicco delle cosche mentre si accingevano a fare un attentato con un potentissimo ordigno esplosivo.
Nello stesso, però, le indagini avrebbero documentato anche propositi di ritorsione, attuati nel 2011 mediante lettera minatoria, contro un giornalista molto noto in provincia, autore di articoli sulla mala gestione del municipio.
Coinvolto il presidente della Provincia di Vibo
Ma i tentacoli della cosca Mancuso erano arrivati fino all’interno del palazzo della Provincia. Concorso esterno in associazione mafiosa: è questa l'accusa ipotizzata dalla Dda di Catanzaro nei confronti di Andrea Niglia, presidente della Provincia di Vibo e sindaco di Briatico dichiarato incandidabile il 20 marzo scorso dalla Corte di Cassazione e da questa mattina, indagato in stato di libertà nell'inchiesta "Costa pulita".
La casa di Niglia è stata perquisita stamani. Secondo l'accusa, in qualità di sindaco di Briatico, si sarebbe attivato per favorire la cosca Accorinti. In particolare, per la Procura, l'ex primo cittadino avrebbe posto in essere "condotte riservate e fraudolente tese a salvaguardare l'attività del villaggio Green Garden costituente una delle principali fonti di guadagno della cosca".
Niglia era stato eletto presidente della Provincia di Vibo il 28 settembre 2014 con l'appoggio dei renziani del Pd, esponenti di Ncd, Forza Italia e Fratelli d'Italia. Il 20 marzo scorso la Cassazione ha stabilito l'incandidabilità e quindi la decadenza. Contro questa decisione lo stesso Niglia ha annunciato di aver avviato un'azione di sospensiva e revoca dell'atto.
La'ndrangheta e le cerimonie religiose
L'indagine "Costa pulita" ha consentito anche di svelare l'ingerenza del clan Accorinti sulle cerimonie religiose della zona. In particolare, durante la processione a mare della Madonna del Monte Carmelo, che si svolge ogni 16 luglio a Briatico, i carabinieri durante il servizio di osservazione, hanno constatato che la statua della Vergine veniva trasportata a bordo dell'imbarcazione denominata "Etica" condotta proprio da Antonino Accorinti, indicato come il capo.
Un ex parroco del paese ha spiegato agli investigatori che "certi soggetti del luogo dovendo imporre il loro dominio nel paese si indirizzavano alla parrocchia nel tentativo di influenzare e dominarne l'attività pastorale".
Anche la tradizionale cerimonia dell'Affruntata sarebbe stata infiltrata dalla 'ndrangheta. Infatti, come documentato da tre annotazioni dei carabinieri, vi sarebbe stata la presenza tra i portatori delle statue di soggetti in massima parte, o riconducibili, o facenti parte delle compagini criminali.