Né signore né signori, siamo tutti poltrone
Arriva dritto dritto dal vocabolario europeo del politicamente corretto approvato a Bruxelles l'idea di cambiare la frase di saluto «signore e signori» che abbiamo sentito finora. E non poteva una compagnia aerea come Lufthansa, rappresentativa di chi il governo europeo presiede, esimersi dall'applicarlo. Pena, probabilmente, i fondi richiesti post pandemia che per gli altri non sono mai aiuti di Stato. Quindi la compagnia tedesca non utilizzerà più il saluto «Caro signore o signora» a bordo della sua flotta, non determinando più la diversità di genere dei suoi passeggeri che potrebbero anche cambiare idea al proposito durante il viaggio.
Eppure in tanti anni, circa trenta, di lavoro nel settore aeronautico, e nonostante abbia amici omosessuali, donne e uomini tra i quali piloti e assistenti di volo, passeggeri, tecnici, nessuno di noi si era mai sentito disturbato da questo spartiacque. Del resto chi ha mai detto che un gay debba per forza sentirsi donna? Comunque a prescindere da quale genere ci si sentisse rappresentati quando si ascoltava quel messaggio si era comunque liberi di scegliere e anche di cambiare idea tra il decollo e l'atterraggio. Fatto sta che il problema deve essere talmente sentito che da oggi invece di utilizzare il tradizionale saluto «egregio signore o signora"» Lufthansa vuole accogliere i suoi passeggeri a bordo con formulazioni neutre rispetto al genere, estendendo ovviamente il provvedimento anche alla versione inglese «ladies and gentlemen» e a quella di tutti i vettori controllati dal gruppo come Eurowings, Swiss, Austrian e Brussels Airlines.
Il commento dell'addetto stampa del vettore, Anja Stenger, rilasciato alla testata Bild però fa acqua: «Per noi è importante tenere conto di tutti nel nostro messaggio. A seconda dell'ora del giorno ci sono diverse opzioni, per esempio 'Cari ospiti' oppure 'Buongiorno o buonasera' o ancora 'Benvenuti a bordo' e sono gli assistenti di volo a decidere». Più seriamente qualcuno si chiede se queste decisioni alla lunga possano costituire un pericolo per la democrazia e per la libertà di espressione. Se per la strada una persona vestita da donna perdesse qualcosa, con quale coraggio la si potrebbe apostrofare con «Scusi signora, ha smarrito...»?
E siccome quella tedesca è una lingua molto precisa, anche nei Lander qualcuno sta pensando che potrebbe essere l'inizio della fine per tutti quei linguaggi, perlopiù occidentali, che prevedono il maschile e il femminile per la maggioranza delle parole. Interpellata dalla testata DW, Alexandra Scheele, esperta di sociologia ed economia presso l'Università di Bielefeld ha commentato: «Questa mossa funziona a livello simbolico. Può essere considerato come una formula attraverso il quale viene messo in discussione il binario di genere; le persone che si identificano al di là del maschio e della femmina, così come tutti coloro che mettono in discussione i due sessi potrebbero essere meglio rappresentate. Lo scopo del linguaggio neutrale rispetto al genere è evitare scelte di parole che possono essere interpretate come prevenute, discriminatorie o umilianti, implicando che un sesso o un genere sociale sia la norma».
Ah no? Viene da chiedersi dunque se la normalità sia cambiare genere secondo il proprio umore o stato d'animo. Purtroppo per chi si riconosce ancora in una delle due parole classiche sono sempre più numerose le aziende che hanno portato a livelli di vera paranoia le misure che promuovono l'inclusione di genere con metodi al limite del ridicolo. Corsi online che sarebbero anonimi ma non lo sono per i dipendenti raccomandati da organizzazioni come le Nazioni Unite e la Commissione europea che hanno adottato linee guida per l'uso del linguaggio "non di genere" profondendo grandi sforzi pagati dalla comunità per riuscire nell'intento. E proprio navigando tra i documenti online della Ue troviamo la guida pubblicata qualche anno fa (2018) contenente proprio i consigli a utilizzare quegli obbrobri come avvocata e sindaca. L'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere definisce il linguaggio neutrale come quello che non è specifico e che considera le persone in generale, senza alcun riferimento a donne e uomini.
Ma ormai lo scontro è altrove: chi sostiene un linguaggio sessualmente equo sostiene che i nomi di genere trascurano le persone che non si identificano come maschi o femmine perpetuando gli stereotipi classici, che loro definiscono sessisti. Chi è contrario rifiuta gli appelli a cambiare grammatica interpretandoli come un assalto alla lingua e alla visione conservatrice della società. Purtroppo per soddisfare questa tendenza si finiscono per compiere anche passi falsi: la scorsa settimana la Ford ha cambiato le sue regole per adottare un linguaggio neutrale rispetto al genere ma nel farlo ha sostituito il titolo "presidente" con quello di "sedia", ovviamente nel senso della posizione occupata da qualcuno. Il cui genere probabilmente deve rimanere segreto.
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