Lifestyle
November 07 2017
Il contenuto e il contenitore, la sostanza e la forma. Ma anche la forma che la sostanza prende a seconda del contenitore. Speculazioni linguistiche che appaiono chiare nella loro concretezza estetica in questo nuovo luogo parigino battazzato Dior Héritage.
L’indirizzo è al 6 di rue de Marignan, su gli Champs-Élysées: qui uno spazio di 900 metri quadrati è stato destinato agli archivi della maison francese, fondata esattamente 70 anni fa, quando monsieur Christian Dior aprì il suo atelier a Parigi, inaugurando una stagione rivoluzionaria per la moda internazionale, sintetizzata nella definizione di New Look.
Niente boiserie, nessun arredo faraonico, neppure una traccia fané che rimandi indietro nel tempo, Dior Héritage è uno luogo ultramoderno, per certi versi perfino asettico, con la cromia di muri e scaffali, bianca e grigia, la stessa della maison di Avenue Montaigne della quale riprende anche il classico motivo cannage, caro al grande couturier. Tutto è così perfetto e improfanato da mettere quasi soggezione.
Ci fa da guida Soizic Pfaff, memoria storica della griffe, da 40 anni in Dior e dal 1996 responsabile degli archivi. "Il vice presidente della comunicazione internazionale di Christian Dior Couture, Olivier Bialobos ha cominciato a lavorare a questo progetto tre anni fa in vista dei 70 anni della maison e della monumentale mostra allestita al museo de Les Arts Décoratif. A dire il vero, non è stato difficile convincere i vertici della necessità di raccogliere il patrimonio di Dior in un unico luogo a Parigi" racconta madamePfaff, facendosi strada lungo il corridoio che conduce alla stanza della conservazione dei pezzi storici.
Così Bernard Arnault, patron del gruppo LVMH che possiede Dior e Sidney Toledano, Ceo di Dior Couture, non hanno badato a spese consentendo di creare una cattedrale della memoria tecnologizzata, digitalizzata con uno staff di 12 persone dedite, all’archiviazione, allo studio di documenti e alla diffusione del verbo Dior.
La stanza dedicata alla conservazione e alle spedizioni ha il candore di una sala operatoria: ha un enorme tavolo bianco, scaffalature con contenitori candidi anch’essi e vari rotoli di carte veline dalle diverse grammature che servono sia ad avvolgere che a riempire l’interno di abiti e accessori. La polvere è una nemica atroce per trame e orditi quindi luci, pavimenti e materiali d’arredamento sono stati trattati con sostanze anti pulviscolo, frutto di studi meticolosi.
Dal bianco si passa al grigio couture delle scatole, che tappezzano un’altra enorme stanza, tutte realizzate su misura per ricoverare ogni cosa nella maniera più appropriata ed elegante: gioielli, cappelli, scarpe dai preziosi ricami, guanti, borse.
La perfezione del packaging che segue la silhouette degli oggetti che contiene è degna della raffinatezza e preziosità degli stessi. A precedere la stanza grigia, c’è una wunderkammer speciale, un gabinetto delle curiosità dedicato ai profumi, da Miss Dior del 1947 a Diorama del 1949, da Diorissimo, lanciato nel ‘56 a Dioressence del ‘79: una storia che colpisce l’olfatto ma pure lo sguardo per la magnificenza delle boccette di cristallo con i loro ricchi tappi a troneggiare su di esse.
La zona più emozionante rimane il caveau, l’ambito più prezioso di Dior Héritage, che in quanto tale è realizzato come una vera cassaforte di una banca. Qui, a temperature speciali, si custodiscono gli abiti di proprietà della maison e quelli acquisiti alle aste o dalle donazioni: quelli più fragili sono posizionati in orizzontale in scatole apposite, gli altri sono appesi e chiusi in fodere bianche di tessuto ibrido. Anche i documenti cartacei, i fogli sui quali Dior prendeva appunti o disegnava sono custoditi qui in ordine di argomento.
In tutto, si tratta di 9.840 pezzi tra vestiti e accessori, oltre a decine di migliaia di documenti digitalizzati. Un materiale ricchissimo se si pensa che si riferisce principalmente al periodo che va dal 1947 al 1957, anno della scomparsa di monsieur Dior.
Le collezioni successive, quelle disegnate da Yves Saint Laurent a Raf Simons, passando per Gianfranco Ferré e John Galliano sono custodite, invece, nella cittadina di Blois, a circa un’ora da Parigi, la vecchia sede degli archivi di Dior.
"È meraviglioso lavorare qui" chiosa Soizic Pfaff dirigendosi verso la biblioteca. "Ora tutto è più facile, l’ufficio stile di Maria Grazia (Maria Grazia Chiuri è l’attuale direttore creativo della maison n.d.r.) può venire in ogni momento a consultare schizzi, riviste, carteggi per prendere ispirazione. Il nostro compito è quello di conservare ma anche di documentare una storia di gusto e eleganza!.
E i visitatori? Saranno ammessi ma solo se studiosi, studenti di scuole di moda o curatori. Gli altri dovranno accontentarsi delle mostre, sicuramente meno esclusive ma di pari impatto emotivo.