Musica
June 19 2019
I will Survive risuona nella mente di chiunque apra il libro La Disco. Storia illustrata della disco music di Andrea Angeli Bufalini e Giovanni Savastano. E insieme al ritmo di quella canzone di Gloria Gaynor, ormai mitica, si atterra all'improvviso in quel pianeta sfavillante degli anni Settanta. C'è tutto, in questo libro, dalla riproduzione degli articoli sui giornali dell'epoca alle foto delle superstar, dalle copertine dei dischi alle interviste. È il racconto di un'epoca, con una colonna sonora irresistibile come solo Donna Summer, i Bee Gees, gli Abba, i Village People e tutti gli altri hanno saputo creare, insieme a una carica di sensualità leggendaria.
Proponiamo un estratto dal libro: l'intervista esclusiva con Giorgio Moroder.
In qualità di deus ex machina della Discomusic, cosa ti trasmette questo genere?
"A me la musica Disco è sempre piaciuta, tant’è vero che oggi ho accettato di fare anche il dj proprio per avere ancora a che fare con quello stile. All’epoca poi, negli anni Settanta, filava tutto in modo molto liscio con una formula consolidata che funzionava bene: avevo messo su una squadra valida (lo stesso batterista, tastierista, chitarrista ecc… per tutte le produzioni) che sapevo esattamente come guidare. Poi negli anni Ottanta si è cominciato a chiamare “dance” la Discomusic, anche a seguito di quella dimostrazione violenta (“backlash”) svoltasi a Chicago nel 1979 e conosciuta come “Disco sucks” [la Disco fa schifo, nda]. (...) Poi per me comunque è iniziata l’era fortunata delle colonne sonore con Flashdance e via dicendo".
Nel 1980 finisce quindi il vincente sodalizio Moroder-Summer. Ma tornando alle origini, quando avete cominciato con i primi album Love to love you baby, A love trilogy ecc., vi rendevate conto di fare Discomusic?
"Il primo momento è stato proprio con Love to love [1975, nda], perché in precedenza miei brani come Son Of My Father o Lady Of The Night erano sì ballabili, ma non alla stessa stregua di Love To Love. L’idea di inserire la cassa in 4/4, che in realtà era contro il mio senso musicale fino a quel momento, fu determinante. Nello studio di registrazione tutti ballavano, e così abbiamo deciso di continuare a usare il tum-tum della grancassa nei dischi successivi Ecco come abbiamo iniziato a fare Disco".
Four seasons of love di Donna Summer è uno degli album-icona della Disco. La copertina con la cantante adagiata su uno spicchio di luna è impressa nell’immaginario collettivo: come è nato quel concept fotografico?
"Guardate, a essere sincero non lo so, perché io in quel periodo lì [1976, nda] viaggiavo in continuazione tra Monaco, dove registravamo i pezzi, e Los Angeles, sede della Casablanca. La cover dell’album è stata opera della stessa Donna con il management dell’etichetta, io l’ho vista già a cose fatte… (...)
A distanza di quasi 40 anni, come valuti Four seasons of love?
"Dovrei ascoltarlo di nuovo [ride]… ci sono dei brani molto validi tra cui il mio favorito, Spring Affair, molto romantico, con una bella melodia… spring affair [canta], mi piace molto e lo ascolto ancora oggi".
Oggi è chiaro a tutti che il trio invincibile Donna Summer-Giorgio Moroder-Pete Bellotte ha rivoluzionato la musica da ballo rendendola anche musica da ascolto, e non solo con I Feel Love. Dei veri pionieri, copiati da molti…
"Grazie, ma a onor del vero prima di noi, in Europa, c’erano già dei pezzi Disco abbastanza validi: per esempio, la produzione delle Silver Convention di Michael Kunze e del mio amico Sylvester Levay. Era il 1975, probabilmente qualche mese prima di Love To Love You Baby… ma questo lo sapete voi meglio di me. (...)
Tra l’altro, tra questi c’era anche una ancora non famosa Roberta Kelly, vero?
"Sì, può darsi perché io l’ho incontrata subito dopo e abbiamo avuto successo con Zodiacs, nel 1977. Ricordo che quell’anno è stato magico per me in Italia: in estate Donna era al n. 1 con I Feel Love, Roberta al n. 2 e io ero al n. 4 con From Here To Eternity… niente male, vero?
Diremmo proprio di no! A proposito dell’Italia: su una pubblicità dell’etichetta Durium relativa al tuo già citato 33 giri Knights in white satin si leggeva lo slogan “il disco più erotico dopo Donna Summer…”
Giorgio Moroder ride.
Tu e Donna vi facevate concorrenza, insomma.
"Be’, lì ho pensato “quello che sa fare lei lo so fare anch’io”..."
Donna e la sua voce: da subito hai capito che aveva qualcosa di speciale, altrimenti non avresti investito così tanto su di lei
"Quando Pete [Bellotte, co-autore e co-produttore con Giorgio, nda] e io abbiamo ascoltato Donna per la prima volta sui demo, lei cantava con la sua voce “normale”, non sussurrata. Immediatamente ci siamo accorti che era bravissima, sapevamo che aveva una gran voce, quella “piena” che si ascolta in The Hostage e Lady Of The Night [tra i primi brani registrati nel 1974, nda]. Ma il pezzo che l’ha lanciata, Love To Love You Baby, è stato un po’ un caso: io volevo che lei lo cantasse normalmente, in modo sensuale sì, ma con il suo tono naturale. Invece Donna lo ha interpretato con quella “vocina” sexy che ha condizionato poi le produzioni a venire (...) fino a Mac Arthur Park [1978, nda], quando ha fatto sapere al mondo che sapeva cantare sul serio". (...)
Dopo la improvvisa scomparsa di Donna nel 2012, che ha scioccato tutto il mondo, hai curato il tributo Love To Love You Donna. Cosa ci dici del pezzo inedito da te prodotto, La Dolce Vita?
"Sì, è un dolore terribile… Poco prima dell’estate 2013, parlando con Bruce Sudano [marito della Summer, nda] che incontro spessissimo perché abitiamo di fronte, gli ho chiesto se avesse un pezzo registrato da Donna ma inedito, adatto a questo progetto. Aveva un demo inciso da lei a Nashville in cui improvvisava non una vera e propria canzone, ma delle melodie con il ritornello “La Dolce Vita”, una serie di vocalizzi ad libitum per dieci minuti [canta il motivo]. Ho pensato, quindi: “Se trovo gli accordi giusti, il ritmo c’è, la canzone viene fuori”. E così è stato, un’opera di taglio e cucito".
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LA DISCO Storia Illustrata della Disco Musicdi Andrea Angeli Bufalini e Giovanni Savastano.