Nessuno come noi di Volfango De Biasi – La recensione
Un incrocio di esistenze. Con molte entrate e altrettante uscite. Genitori, figli e amanti. Questo è Nessuno come noi (in sala dal 18 ottobre, durata 110’) che Volfango De Biasi, cineasta di felici doti narrative, porta in scena dal romanzo di Luca Bianchini (Mondadori, 2017) estraendone il complesso andare dei sentimenti sul filo della commedia romantica “multigenerazionale” più che del cosiddetto cinema di formazione che a volte, a sproposito, straripa dispensando (in)formazioni inadeguate.
Amanti più inclini alla sofferenza che alla felicità
Commedia e dramma, beninteso, perché i personaggi che s’affollano attorno all’osso dell’amore non se la passano benissimo e sembrano più inclini alla tribolazione che al godimento. Prendiamo lo studente Vince (Vincenzo Crea) innamorato (quasi) senza speranza della compagna di banco Cate (Sabrina Martina) che però se la fa con un altro, poi addirittura con Romeo (Leonardo Pazzagli), new entry in classe impudente e ricco il quale, da una parte, insegna all’imbranato Vince i trucchi per conquistare l’oggetto del desiderio, dall’altra, appunto, glie lo sottrae.
Tra bisticci, incomprensioni, malintesi e ripicche
Poi c’è il padre di Romeo, Umberto (Alessandro Preziosi) che quasi quasi è peggio di suo figlio, fascinoso e arrogante professore universitario che prende di mira la bella insegnante dei tre ragazzi Betty (Sarah Felberbaum), abbacchiata e disillusa già di suo dopo un matrimonio naufragato ma non insensibile alla corte di lui, a sua volta stufo della moglie, tanto da trasformare il cedimento transitorio in travolgente passione. Insomma difficile districarsi nell’impaccio colossale. Che, come si può immaginare, lontano dal produrre rose e fiori, propaga onde impetuose tra bisticci, incomprensioni, malintesi e ripicche per non parlare di acute pene amorose.
I simboli degli anni Ottanta tra griffes e oggetti di culto
Certo, ci sono pure bagni in vasca con schiume, candele accese e champagne – patapum patapam - romanticamente apparecchiati tra i due adulti della compagnia che tra una crisi e l’altra se la spassano in maniera spettacolare. E, dato che siamo nella Torino del 1987, la coreografia non fa mancare taluni simboli dell’epoca, dalle griffes di moda allora agli zainetti, alle musicassette, ai dischi oltre l’affiorare di qualche cellulare di forme e dimensioni preistoriche.
La perizia della regìa nella gestione del racconto
Motivi, d’altra parte, ribaditi qua e là dallo spuntare di canzoni d’epoca come Take on me degli A-Ha, Amore bello di Claudio Baglioni, Through The Barricade degli Spandau Ballet e via così, con De Biasi che accende mischie e micce al momento giusto mostrando di maneggiare la materia con una certa perizia: specie nella gestione dei rapporti simmetrici di adulti e adolescenti mediati da amicizie e rivalità; e dribblando con cambi di passo taluni prevedibili sviluppi del racconto nel gioco dei comportamenti o nell’esibizione un po’ plateale di tecniche seduttive. Luca Bianchini, autore del libro, firma anche la sceneggiatura accanto a De Biasi medesimo, Marco Ponti e Tiziana Martino.
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