Lifestyle
March 13 2018
Esiste al mondo un abito che sia simbolo stesso dell'eleganza della donna, della classe e della bellezza aurea femminile? Può un vestito essere trasversale alle epoche e sempre attuale nonostante i decenni si succedano?
La risposta è sì: si tratta del tubino nero indossato da Audrey Hepburnnella prima scena diColazione da Tiffany e a creare quell'abito immortale è stato Hubert de Givenchy, lo stilista francese scomparso a Parigi a 91 anni lo scorso sabato. E' lui l'uomo che ha re-inventato il concetto di un'eleganza leggera, dei tessuti morbidi che accarezzano il corpo della donna senza stringerlo e costringerlo, delle gonne a vita alta e dei pantaloni alla garzonne.
Mentre negli stessi anni (seconda metà dei '50) Dior strutturava il canone dell'alta moda, Hubert de Givenchy vestiva la donna che amava viaggiare, muoversi nel mondo, essere protagonista del suo destino.
Givenchy ha attraversato quasi un secolo di storia della moda diventando icona stessa del bello garbato, mai sopra le righe, in grado di vestire la donna senza che l'abito prendesse il sopravvento sulla personalità della signora che lo portava.
Il vestito perfetto creato da Givenchy, in questo senso, è proprio il tubino indossato da Audrey Hepburn nel panni di Holly Golightly nella prima scena di Colazione da Tiffany.
Si tratta di un abito nero in raso senza maniche lungo fino alla caviglia. Lo spacco posteriore rivela i polpacci e la schiena è scoperta. Audrey Hepburn (era il 1961) lo indossava con lunghi guanti neri e un cappello a falda larga in testa. Decenni dopo questo tubino verrà definito l'abito più elegante della storia del cinema, e come dargli torto. Si tratta di centrifugato di classe estratta come fosse essenza rara dall'uso sapiente del tessuto, mai ridondante e sempre a suo agio sulla pelle della donna. Basti pensare che si tratta di un abito da sera che Holly, con estrema disinvoltura, indossa di mattina mentre sgranocchia un croissant davanti alla vetrina di Tiffany. Solo un capo perfetto avrebbe permesso una simile licenza poetica in fatto di stile.
Hubert e Audrey sono stati amici per tutta la vita e dopo la morte dell'attrice, nel 1993, Givenchy non ebbe timore nel definire l'interprete belga "la mia musa".
Lo stilista, che, da Vacanze romane in poi, ha curato gli abiti di scena di quasi tutta la produzione artistica di Audrey Hepburn, in 60 anni di carriera (la maison che porta il suo nome è stata fondata nel 1952), ha vestito le donne più belle e importanti del mondo.
La Regina Elisabetta, per esempio. Ma anche la principessa Grace, Jackie Kennedy, la duchessa di Windsor Wallis Simpson, Marlene Dietrich, Greta Garbo.
Givenchy, però, non si declina solo al passato. Nonostante lo stilista si sia ritirato nel 1995, il suo posto fu preso per un anno da John Galliano, seguito per cinque anni da Alexander McQueen, da Julien Macdonald, e poi da Riccardo Tisci che riportò al successo la maison vestendo dive da Oscar quali Emma Stone, Charlize Theron, Anne Hathaway, ma anche Beyoncé o Madonna.
Nell'autunno 2017 Tisci si è dimesso e il suo posto è stato preso da Clare Waight Keller. L'eredità lasciata da Hubert de Givenchy si può leggere in quello che lui diceva a proposito della sua idea di moda: "Ho sognato una donna liberata non più fasciata e blindata nei tessuti. Tutte le mie linee permettono movimenti svelti e fluidi, i miei vestiti sono vestiti reali, ultra-leggeri, senza imbottiture e corsetti, sono indumenti che aleggiano su un corpo libero da lacci".
Le donne che indossando Givenchy, dunque, sono donne libere, a proprio agio con il proprio corpo, eleganti, ma mai impacciate, padrone di quella luce che spigiona una donna quando si sente sicura di sé.
Del resto lo diceva la stessa Audrey Hepburn: "I suoi abiti mi danno sempre un senso di sicurezza e autostima, e mi riesce più facile lavorare sapendo che esteticamente sono a posto. Mi sento così anche nel privato. I vestiti di Givenchy mi offrono protezione contro situazioni e persone strane. Mi ci sento davvero a mio agio".