Nordcoreani contro russi: il paradosso di una guerra che sacrifica i suoi stessi alleati

Nel labirinto oscuro della guerra russo-ucraina, il campo di battaglia si trasforma in una scacchiera insanguinata, dove pedine bianche e nere si confondono agli occhi di giocatori inesperti. Soldati nordcoreani, giovani reclute costrette a sostenere la Russia, non solo cadono in massa, ma a volte sbagliano mossa, sparando contro i propri alleati russi. È il drammatico paradosso di un conflitto dove ogni pezzo sulla scacchiera rappresenta una vita sacrificabile, manovrata da mani lontane e indifferenti.

Mosca e Pyongyang, come due giocatori disperati, muovono i loro pezzi non con strategia, ma con la cieca necessità di sopravvivere. Su questa scacchiera confusa, dove la lingua, la cultura e il caos trasformano il bianco e il nero in sfumature indistinguibili, i soldati nordcoreani pagano il prezzo più alto, vittime di mosse sbagliate e alleanze vacillanti.

Secondo fonti del Pentagono riportate dalla BBC, centinaia di soldati nordcoreani sono state uccise o ferite nella regione di Kursk, un’area strategica dove le forze ucraine stanno respingendo gli assalti russi. Le stime parlano di almeno 100 morti e oltre 1.000 feriti, confermate anche da fonti dell’intelligence sudcoreana citate dalla CNN. La loro scarsa esperienza sul campo e la poca familiarità con le tattiche moderne, come l’uso dei droni, li hanno resi particolarmente vulnerabili.

Il caos è amplificato da episodi di fuoco amico: un prigioniero russo, citato da 24 Canale, ha raccontato che, incapaci di distinguere tra russi e ucraini, i soldati nordcoreani hanno aperto il fuoco sui propri alleati, uccidendo otto membri del Battaglione Achmat, composto da ceceni fedeli a Ramzan Kadyrov. “Per loro, tutti gli slavi sembrano uguali”, ha dichiarato il prigioniero, evidenziando il disordine che domina sul campo.

Il presidente ucraino Vladimir Zelenskij, sul suo canale Telegram, ha denunciato che la Russia“sta cercando di nascondere le perdite subite dai soldati nordcoreani”, schierati in prima linea senza alcuna possibilità di successo, sacrificati alla “follia di Putin”. Zelenskij ha inoltre definito queste morti “inutili”, spiegando che si tratta di giovani costretti a combattere in una guerra che non li appartiene.

Dietro le quinte, questa alleanza tra Mosca e Pyongyang si rivela per quello che è: una partita giocata con pezzi difettosi. Un’inchiesta di Panorama aveva già evidenziato, ancor prima che la Russia schierasse ufficialmente i soldati nordcoreani, che il Cremlino stesse sempre più intensificando i rapporti con il regime di Kim Jong-un, portando al confine un flusso senza precedenti di cittadini nordcoreani con visti dichiaratamente “educativi”. Tuttavia, tra i 3.765 ingressi registrati tra luglio e settembre, solo 130 risultano iscritti a corsi universitari russi.

Come documentato dalla BBC, molti giovani nordcoreani vengono sfruttati come manodopera a basso costo o inviati direttamente nei campi di addestramento militare. “Molti di noi speravano in un'istruzione”, confessa un giovane nordcoreano sotto anonimato, “ma ci hanno mandati a lavorare forzatamente o, peggio, a combattere. Se ci rimpatriano, ci aspettano torture atroci e persino la pena di morte per tradimento”.

La crescente dipendenza della Russia dalla Corea del Nord non si limita ai soldati, ma si estende anche alle forniture militari. Secondo un’analisi di Forbes, Pyongyang sta fornendo a Mosca artiglieria, come gli obici M-1989 Koksan, che utilizzano munizioni non standard da 170 mm, aggravando le difficoltà logistiche russe. Queste forniture sembrerebbero più un problema che una soluzione. L’asimmetria dello scambio è evidente: mentre la Corea del Nord riceve tecnologie nucleari, la Russia ottiene vecchie armi. Ma quale altra scelta ha la Russia, il cui corpo d’artiglieria è sempre più debilitato e dipendente dalla Corea del Nord?

Il caos si estende anche al coordinamento sul campo: episodi di fuoco amico, come l’uccisione di otto ceceni del Battaglione Achmat da parte dei nordcoreani, dimostrano quanto sia fragile questa alleanza. Ogni passo falso, ogni mossa sbagliata, trasforma una strategia già debole in una tragedia. Questi episodi e la richiesta di soldati agli alleati sembrano evidenziare il declino delle capacità industriali russe, incapaci di sostenere autonomamente un conflitto prolungato.

L’alleanza tra Russia e Corea del Nord, nata dalla disperazione reciproca, riflette interessi strategici più che una reale sintonia politica. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, Pyongyang ha colto l’opportunità per rafforzare i legami con Mosca, riconoscendo le regioni separatiste di Donetsk e Luhansk. Nel luglio 2023, delegazioni russe e cinesi hanno visitato la Corea del Nord per celebrare il 70° anniversario dell’armistizio della Guerra di Corea, durante il quale Kim Jong-un e Sergei Shoigu hanno discusso di collaborazioni strategiche nel settore della difesa. Successivamente, immagini satellitari hanno rivelato trasferimenti di equipaggiamento militare tra i due Paesi, segnando una nuova fase di cooperazione.

A settembre, l’incontro tra Kim e Putin al cosmodromo di Vostočnyj ha consolidato questa alleanza. Da allora, si stima che oltre un milione di munizioni e razzi siano stati trasferiti attraverso circa 7.000 container. In cambio, la Russia ha garantito a Pyongyang l’accesso al sistema finanziario globale e fornito tecnologie avanzate nei settori missilistico e nucleare.

Questa collaborazione, però, non è priva di problematiche. La dipendenza della Russia dalle forniture militari nordcoreane, come gli obici M-1989 Koksan, ha esacerbato le difficoltà logistiche di Mosca, mentre il dispiegamento di truppe poco addestrate ha portato a perdite devastanti e a un coordinamento inefficace sul campo.

La tragedia dei soldati nordcoreani, costretti a combattere e morire per interessi altrui, è un monito crudele: anche le alleanze più strette possono crollare sotto il peso del sangue versato. Come ha affermato Zelenskij: “La storia non perdonerà queste mosse sbagliate”. In una guerra dove le pedine vengono sacrificate senza rimorso, la linea tra il bianco e il nero si dissolve, lasciando solo un campo di battaglia insanguinato.

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