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April 13 2013
In viaggio con il morto. Le urla e l’ambiente sono identici a quelli di uno scherzo cliccatissimo sul web ma di finzione, il caso di Isernia, non ha niente. Il morto è morto davvero; le infermiere sono vere infermiere; l’ascensore si è rotto veramente e il black out al suo interno non è stato certamente voluto. Anche le urla disperate delle donne ovviamente non sono state finzione.
E’ accaduto mercoledì scorso all’ospedale “Veneziale” di Isernia.
Due infermiere sono state incaricate di spostare la salma di un paziente deceduto in reparto presso l’obitorio. Le due donne spingono la barella all’interno dell’ascensore e premono il pulsante sul piano desiderato. Ma il loro viaggio dura pochi istanti.
Per un malfunzionamento dell’impianto, l’ascensore si blocca e le due donne rimangono imprigionate, al buio, con la salma e senza la possibilità di attivare l’allarme sonoro.
Invano hanno gridato e battuto i pugni nella speranza di attirare l’attenzione di altri pazienti, medici oppure semplici visitatori. Per oltre mezzora sono rimaste rinchiuse nell’ascensore faccia a faccia con il morto.
Ma al terrore si è aggiunto altro terrore: una delle due infermiere non ha retto allo stress ed è stata colta da malore. Così si è accasciata sulla barella accanto al morto. Una scena agghiacciante che è terminata quando un paziente, da un reparto dell’ospedale, ha finalmente sentito le urla e i lamenti dell’altra infermiera, ormai esausta e avvilita.
Bracconaggio in divisa. Dall’agghiacciante vicenda di Isernia alla sconsolante notizia di Cecina: un vigile della Polizia Municipale di un comune pisano con l’hobby “scomodo” del bracconaggio.
A tradire la sua divisa e il suo grande amore per la caccia di frodo sono stati, neanche a dirlo, i due cinghiali che la Polizia Provinciale gli ha trovato nel fuoristrada.
A nulla è valso esibire i documenti che ovviamente hanno peggiorato la situazione. Il vigile con la passione per il bracconaggio doveva limitarsi a cacciare caprioli nell’ambito di una battuta di caccia autorizzata proprio dalla Provincia. Ed invece, il vigile ha voluto strafare e non ha resistito al richiamo di due cinghiali che si sono trovati a passare nelle sue vicinanze.
Due colpi secchi di fucile sparati al tramonto e i due animali finiscono a terra. Ma nonostante la mira decisamente ottima, i due colpi non sono passati inosservati ai colleghi della polizia provinciale che si sono appartati ai limiti della boscaglia. Pochi minuti e un fuoristrada, un Pickup ha acceso il motore e ha cominciato a percorrere il sentiero.
Ma il viaggio del vigile è durato pochi metri. La polizia lo ha fermato e lo ha denunciato per bracconaggio. I due cinghiali avvolti in due enormi sacchi di nylon neri, che era riuscito a caricare sull’auto con l’aiuto di altri quattro amici bracconieri, sono stati regalati alla locale sede della Croce Rossa.
In Italia non tutto è in crisi. Infatti possiamo dire “ce lo abbiamo noi”, nel Belpaese. Si chiama Zephir ed e' il toro più fecondo al Mondo secondo Interbull, organizzazione di 34 Paesi che si occupa di valutazioni genetiche nel settore bovino.
A dare annuncio con una punta di orgoglio è stato l'assessorato all'Agricoltura della Liguria dove il toro ha la “residenza”.
Zephir infatti vive e soprattutto si riproduce, a Rossiglione in provincia di Genova. E il suo primato non ha davvero uguali. Lui è il primo riproduttore in base all''Indice Totale Economico' con 104 figlie, di cui 25 testate.
Si e' piazzato davanti ai tori svizzeri, americani, austriaci e persino dei tedeschi. Non a caso sua madre si chiamava Athina e il padre Zeus.
Quando la Polizia arriva prima. Si reca in un cantiere edile per chiedere il “pizzo” ma rivolge la sua richiesta a un poliziotto che spacciatosi per il titolare lo blocca e lo arresta. E' successo ad Acerra, in provincia di Napoli. Un ventottenne, nipote dell’attuale reggente di uno dei clan camorristici più feroci della zona, entra nel cantiere e si dirige con sicurezza negli uffici dell’azienda.
Con arroganza ma senza osservare che cosa stava accadendo attorno a lui, chiede i soldi a quello che lui ritiene essere il proprietario. Peccato però che l’imprenditore invece di tirare fuori dalla tasca il denaro, estragga le manette. In un attimo il giovane, senza capire che cosa gli stava accadendo, si è ritrovato in un angolo e poi in galera.
Il camorrista è finito nella trappola preparata dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Napoli, dove pochi giorni prima si era rivolto per chiedere aiuto il vero proprietario del cantiere. Adesso, il giovane è in carcere assieme al fratello e allo zio. (n.f.)