Per il nucleare di quarta generazione, ma serve decisione (politica) e competenza (tecnica)
Dovrà essere una maggioranza di governo schiacciante quella che servirà per riportare l'Italia tra le nazioni che in futuro useranno l'energia nucleare, come è stato annunciato da Matteo Salvini all'inizio del mese e da Silvio Berlusconi il 17 agosto. Non soltanto perché quella verso gli impianti di quarta generazione è una strada lunghissima, ma soprattutto perché, per avere centrali attive entro un decennio, si dovrebbe decidere all'indomani dell'insediamento del nuovo governo dove queste dovrebbero sorgere e quale potrebbe essere il sito nazionale per la gestione delle scorie, che l'Italia aspetta “soltanto” da dodici anni. Un lavoro che però, almeno sulla carta, è stato svolto durante questa legislatura. Il mix energetico proposto da Berlusconi contempla il gas, l'eolico, il solare, l'idroelettrico e persino il moto ondoso, e questa non è una novità, ma a dispetto delle altre forze politiche, questo centrodestra non chiude la porta all'atomo seppure sia noto che tra l'inizio di un ipotetico nuovo programma nazionale e il primo chilowattora di corrente prodotta dal nucleare potrebbero cambiare almeno altre tre legislature. Mettiamoci l'anima in pace, dopo sei presidenti del consiglio ancora non si è deciso dove fare il deposito delle scorie.
Non è infatti detto che si possano costruire i nuovi impianti dove sorgevano quelli dismessi di Caorso, Trino Vercellese, Latina e Garigliano, anche perché i nuovi reattori produrrebbero energia elettrica ma anche termica e idrogeno, che per essere stoccato e trasportato necessita di infrastrutture completamente nuove. E siccome gli italiani sono celebri per volere aeroporti e inceneritori rigorosamente sotto casa degli altri, per convincere un comune a non opporsi serviranno argomenti forti. E seppure il sogno del Cavaliere sia ammirevole, lo stesso discorso vale per l'eolico, poiché al grido di “non nel mio cortile”, ben poche comunità locali accetteranno di vedere deturpato il loro paesaggio con grandi eliche.
Inoltre, anche le centrali nucleari di quarta generazione non cancelleranno il problema delle scorie, seppure la loro gestione sarà ridotta al punto che queste potrebbero essere stoccate all'interno degli impianti stessi, in apposite aree. Ciò non toglie però che l'Italia da 12 anni debba ancora decidere dove realizzare il suo nuovo deposito nazionale. Al momento esiste soltanto uno studio condotto da Sogin (la società che si occupa di gestire e smaltire impianti e scorie nucleari italiane, anche quelle provenienti dalla medicina nucleare), dal momento che la struttura di Montalto di Castro è stata dismessa da tempo. Lo scorso 15 marzo Sogin aveva trasmesso al Ministero della transizione ecologica (Mite) la proposta di Carta nazionale delle aree idonee ad ospitare il nuovo deposito nazionale per i rifiuti radioattivi (Cnai), secondo quanto richiesto dall’art. 27 del decreto 31/2010 (durante il governo Berlusconi IV°), ossia dopo la chiusura della consultazione pubblica che fu avviata il 5 gennaio 2021 (oltre 11 anni dopo) con la pubblicazione della proposta di Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi), e conclusa il 14 gennaio scorso. Dal comunicato stampa diffuso da Sogin per l'occasione si apprende che dopo una prima fase di sei mesi, nella quale erano state raccolte oltre 300 osservazioni e proposte tecniche da parte dei diversi soggetti interessati, seguì un seminario nazionale e quindi il, 15 dicembre 2021, furono pubblicati degli atti conclusivi. Le regioni coinvolte dalla Cnapi sono state Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sicilia, e Sardegna. La proposta di aree idonee che Sogin ha trasmesso al Ministero della transizione ecologica è stata elaborata dopo aver tenuto conto di oltre 25.000 pagine costituite da atti, documenti, studi, relazioni tecniche e cartografie, complessivamente presentate nel corso di un anno a seguito della pubblicazione della Cnapi. Il ministero della transizione ecologica, acquisito il parere tecnico dell’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (Isin), e di concerto con il ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, l'ha pubblicata ed è consultabile qui:CNAPI (depositonazionale.it)
Che cosa succederà dopo le elezioni? Intanto bisognerà capire se nel nuovo governo questi ministeri esisteranno ancora nelle forma e nelle competenze attuali, poiché quello della transizione ecologica (Mite) è un dicastero istituito nel 2021 in sostituzione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, a cui è stata attribuita anche la competenza in materia energetica. Per poter realizzare un nuovo nucleare italiano serviranno quindi idee chiare e un percorso rapido quanto preciso. Ma certo più breve di quelli intrapresi finora.
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