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(Ansa)
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La Nuova Caledonia si ribella a Parigi per il nichel

Parigi è preoccupata. Le rivolte antifrancesi in Nuova Caledonia sono un rischio. Tanto che il presidente francese Macron è volato nell’isola in mezzo al Pacifico, insieme al ministro della Difesa e degli Interni. In gioco c’è la tenuta di un “territorio d’oltremare”, ma c’è anche molto di più. Il nichel. Il Paese produce il 6% del materiale fondamentale per la transizione ecologica. È uno dei maggiori produttori al mondo, dopo Cina e Indonesia. Per la Francia è importante dunque mantenere il controllo del ricco sottosuolo e frenare l’impennata dei prezzi del metallo, scatenata dall’instabilità politica dell’arcipelago.

La Nuova Caledonia è uno dei “territori d’oltremare” francesi e la questione indipendenza esiste da decenni. Si sono susseguiti rivolte, accordi e referendum e gli indipendentisti, gli indigeni Kanak, non hanno mai avuto la maggioranza, anche a causa dell’immaturità politica, dell’indisponibilità ai mezzi di comunicazione e della “velata minaccia” delle conseguenze di non avere più il passaporto francese (come per il nord Africa). Nel 1998 gli accordi di Numea portarono a una sorta di pace: uno dei punti forti fu che il diritto di voto spettasse solo a chi era nel territorio da prima del ‘98. Ma il governo francese ha deciso di cambiare le regole, con una riforma che, approvata, estende il diritto di votare anche a chi è arrivato dopo. Un cambiamento che diluirebbe il voto Kanak, visto che si tratterebbe di oltre 50mila “nuovi residenti francesi” su una popolazione di circa 250mila.

Questo si unisce a un’estrema diseguaglianza economica tra l’arcipelago e Parigi. Nel territorio, che è terzo produttore al mondo di nichel, un residente su cinque vive sotto la soglia di povertà. Così la situazione è diventata esplosiva e sono scoppiate le proteste delle ultime settimane con almeno sei morti e centinaia di feriti.

Per Parigi rinunciare alla Nuova Caledonia non è un tema. È un luogo strategico per gli interessi francesi nel Pacifico. Basta pensare anche ai test nucleare che qui hanno un luogo certo. E poi qui c’è il 20/30% del nichel mondiale, componente essenziale della transizione energetica in corso. È fondamentale in molte tecnologie a basse emissioni di carbonio come pannelli solari, turbine eoliche e le batterie per i veicoli elettrici. L’Unione Europea lo ha inserito nella lista delle materie prime critiche. Nonostante la crescente domanda a livello mondiale il prezzo del nichel è sceso al ribasso nel 2023, spinto da una maxi-produzione da parte dell’Indonesia, sostenuta dalla Cina. Così in Nuova Caledonia c’è stato un boom di disoccupazione e povertà. E ad essere maggiormente coinvolti sono stati ovviamente gli indigeni, gli indipendentisti. La riforma elettorale di Macron ha gettato benzina sul fuoco. Ed ecco che la situazione è esplosa. Conseguenze? Prezzo del nichel alle stelle e investitori in fuga. Per questo il governo di Parigi deve fermare la rivolta in mezzo al Pacifico. Non mollerà la presa di un territorio che può essere una miniera per la transizione ecologica. E deve impedire che le tensioni fermino la produzione del tanto prezioso nichel.

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