Economia
July 20 2018
Non si fa altro che parlare della Nuova Via della Seta, il "progetto del secolo" con cui la Cina vuole ricollegare più di settanta paesi con una rotta marittima e una via terrestre, One Belt One Road, appunto, o Yi Dai Yi Lu, in cinese. Da qualche tempo quando si fa riferimento alla Cina qualsiasi iniziativa viene interpretata come parte integrante della "nuova visione" cinese, che si sostanzierebbe nella realizzazione di questa Nuova Via della Seta. Un progetto di collaborazione economica globale volto a garantire la pace ai quattro angoli del pianeta da cui, però, Stati Uniti, Inghilterra, Australia, India e America Latina sono stati esclusi.
Per sostenere l'essenzialità di portare avanti un progetto come la Nuova Via della Seta la Cina ha puntato moltissimo sulla propaganda. Rispolverando proverbi come "per diventare ricchi bisogna costruire strade", puntando sulla musica rap,pop, e la narrativa per bambini. Un bombardamento mediatico da cui Pechino si sentirà ripaagata quanto il ritornello "The future's coming now - Oh Oh Oh Oh Oh Oh, the Belt and Road is how", ecc., diventerà un must nelle scuole primarie e secondarie di tutto il mondo. Un obiettivo che, almeno per quel che riguarda una fetta dei paesi direttamente coinvolti nel progetto, non è poi così lontano.
In Occidente la Nuova Via della Seta è stata definita in molti modi: un nuovo Piano Marshall in salsa cinese, una strategia geopolitica finalizzata a costruire un nuovo blocco di potere, una nuova strategia colonialista, o un piano che comprende un po' tutte e tre queste visioni, nascosto da una propaganda finalizzata a camuffare le mire espansionistiche di Pechino in una visione di pace e prosperità condivisa che non esiste. Ma per capire davvero di cosa stiamo parlando e tentare di intuire gli obiettivi del presidente Xi Jinping è necessario analizzare il progetto in un'ottica cinese.
Made in China 2025 è l'altro piano di rinnovamento che accompagna la Nuova Via della Seta. L'obiettivo dichiarato è quello di trasformare il sistema produttivo cinese puntando sullo sviluppo tecnologico, in maniera da trasformare la Repubblica popolare da fabbrica del mondo per i prodotti a buon mercato a centro di produzione e smistamento di beni ad altissimo valore aggiunto.
Il motivo è molto semplice: la classe dirigente cinese è perfettamente consapevole di aver perso competitività: il lavoro è diventato più caro e il peso dei costi di trasporto ha ricominciato a farsi sentire, rendendo le esportazioni cinesi meno convenienti e competitive. L'unico modo per restituire al mercato nazionale lo slancio perduto è quello di puntare su altri tipi di produzioni. Che poi, grazie alla Nuova Via della Seta, potranno arrivare non solo in Occidente, ma anche in tutti i mercati intermedi in cui la Cina si sta progressivamente posizionando.
Donald Trump lo ha capito, e probabilmente è proprio per questo che ha iniziato una guerra commerciale contro la Cina. Da questo riassestamento degli equilibri mondiali gli Stati Uniti uscirebbero sconfitti, sia sul piano commerciale sia su quello politico e di immagine.
La Cina ha però un altro grande problema con l'Occidente. Sono decenni ormai che nei circoli politici ed accademici ci si lamenta del fatto che sia sempre l'Occidente a dettare le regole del gioco. Poco importa che si tratti di regolamenti giuridici, standard industriali, strategie commerciali. La Cina non sopporta più di dover passivamente accettare e implementarestandard definiti altrove con procedure in cui non è stata coinvolta.
Pochi sanno che le aziende cinesi che si trasferiscono nei paesi attraversati dalla Nuova Via della Seta hanno tra i loro obiettivi quelli di cercare di diffondere in loco standard di produzione cinesi. Un obiettivo molto ambizioso, che sfida sfacciatamente il sistema e le consuetudini attualmente in vigore, ma che, nell'ottica cinese, serve per tentare di spostare l'ago della bilancia del potere globale verso Pechino. Confermando il valore del modello di sviluppo cinese come alternativa a quello Occidentale. E va da se' che più paesi Pechino riuscirà a convincere, più l'alternativa tra due sistemi, due visioni, due strategie, diventerà non solo credibile ma anche appetibile. Riducendo pian piano lo spazio di manovra dell'Occidente nel resto del mondo.
Se questo è vero, è più facile capire come mai Pechino non sembri particolarmente preoccupata del fatto che alcuni degli investimenti della Nuova Via della Seta possano non garantire un ritorno economico sicuro. Ragionando in termini di proiezione di potenza, il peso delle perdite economiche si riduce. Anzi, a dire la verità investimenti che i partner cinesi sono i primi a definire "l'opportunità del secolo", servono proprio a rafforzare l'appetibilità della visione cinese.