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(Ansa)
Difesa e Aerospazio

Le «nuove» armi di cui parla Putin: laser e «concentrazione di energia»

All’incontro con il capo della Corea del Nord Kim Jong-un, durante il Forum economico orientale (Eef) di Vladivostok, il presidente Vladimir Putin ha dichiarato che industria e difesa Russe stanno progettando armi che sfruttano nuovi principi fisici ma senza poi fornire alcun particolare né dettaglio in merito a che cosa intendesse. Le sue parole, tradotte da quanto riportato dall’agenzia Tass, sono state: “Se guardiamo alla sfera della sicurezza, i nuovi principi fisici delle armi garantiranno la sicurezza di qualsiasi Paese in una prospettiva storica prossima. Lo comprendiamo molto bene e ci stiamo lavorando”.

In realtà, come già stanno facendo da almeno un decennio Usa, Regno Unito ed Europa, attraverso finanziamenti per la ricerca militare destinate alle aziende del settore, anche la Russia ha investito, prima per studiare, poi per sviluppare, armi basate sulla concentrazione dell’energia a distanza, in primis per i Laser, che gli usa hanno già sperimentato anche imbarcati, ultrasuoni e a radiofrequenza. Negli ultimi due casi si tratta di sistemi potenzialmente non letali, ma il condizionale è d’obbligo poiché a renderle tali sono la potenza, la distanza e il tempo d’impiego.

Bisogna comunque considerare che Mosca, come Washington, sta perseguendo la sperimentazione di robot per la fanteria e di esoscheletri alimentati elettricamente per aumentare le capacità dei soldati. Tra gli ordigni in fase di collaudo ci sarebbe anche l’equivalente russo del missile Spear-Ew occidentale di Mbda, ovvero un missile da crociera per guerra elettronica che ha per compito il disturbo e la soppressione delle difese aeree e quindi, anche se in modo indiretto, la protezione delle forze. Tuttavia, queste nuove armi difficilmente le vedremo utilizzate in Ucraina, poiché salvo qualche campagna di collaudo, non sono pronte per la produzione né per il contesto operativo.

E proprio la situazione relativa alla produzione bellica sembra essere tra i più gravi problemi che Putin deve risolvere, come ha dimostrato l’impiego limitatissimo dei velivoli Su-57, dei quali i servizi inglesi, nel gennaio scorso, avevano accertato la prontezza di soli cinque esemplari, mentre la produzione ad oggi sarebbe ora di circa venti unità nonostante gli sforzi. Bisogna poi ricordare, soprattutto per quanto riguarda la Marina russa, che Putin non può sguarnire il fronte Indo-Pacifico nel quale compie esercitazioni congiunte con Pechino, e dove devono giocoforza essere schierate unità recenti e ben equipaggiate almeno quanto lo sono quelle cinesi. Di certo alla Russia ora servono proiettili per artiglieria, droni e missili anticarro più che laser e altre invenzioni simili, ma si sa che è sempre necessario rassicurare alleati e popolazione sulle capacità belliche nazionali.

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