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September 12 2012
Ma chi cassa la Cassazione? La seconda sezione penale della Corte ha stabilito ieri, in via definitiva, che gli 11 aderenti alle “Nuove Brigate rosse-Partito politico militare”, quelle che nel 2006 stavano preparando un attentato mortale contro il giuslavorista Pietro Ichino (il quale da allora vive sotto scorta armata), non sono da considerare terroristi, ma soltanto sovversivi. Questa decisione, che conferma il verdetto emesso il 28 maggio scorso dalla Corte d’appello di Milano, riduce sensibilmente le pene nei confronti degli 11 imputati, accusati non soltanto di quel reato, ma anche di una serie di attentati fino al 2007. I nuovi brigatisti sono stati riconosciuti colpevoli di avere incendiato la sede milanese e padovana di Forza nuova, di avere progettato attentati contro la redazione del quotidiano Libero, e al manager della Breda Vito Schirone. Le pene definitive nei loro confronti vanno quindi da 11 a poco più di un anno di reclusione.
La Cassazione ieri ha stabilito che l’associazione delle Nuove Br ha carattere esclusivamente «sovversiva» e non di terrorismo: quindi si tratta di una banda che con la lotta armata intendeva perseguire obiettivi «di elezione» per ottenere un effetto «atto a innescare meccanismi di emulazione». Eppure il codice penale, all’art. 270 bis (Associazioni con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell'ordine democratico) recita con chiarezza: “Chiunque promuove, costituisce, organizza, dirige o finanzia associazioni che si propongono il compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico è punito con la reclusione da 7 a 15 anni. Chiunque partecipa a tali associazioni è punito con la reclusione da 5 a 10 anni".
Ichino, perplesso, si è chiesto: «Ma che cosa intende allora, il nostro ordinamento giuridico, quando si parla di “finalità di terrorismo”?». La sua domanda, sacrosanta, non ha risposta. Servirebbe forse che qualcuno, a volte, cassasse la Cassazione.