Trump guarda ai risultati elettorali in Groenlandia. Ecco come può cambiare lo scenario

È un piccolo terremoto politico quello causato dalle elezioni di ieri in Groenlandia. I migliori risultati sono infatti stati conseguiti dai partiti attualmente all’opposizione: lo schieramento di centrodestra dei Democratici e quello indipendentista di Naleraq. Entrambi sono a favore dell’indipendenza dell’isola dalla Danimarca, pur differendo nelle modalità. Il primo ha un approccio gradualista, mentre il secondo auspica tempi celeri, puntando al contempo a una più stretta collaborazione con gli Stati Uniti. Ebbene, i Democratici sono arrivati al primo posto e Naleraq al secondo. Della terza posizione ha dovuto invece accontentarsi il partito del premier Múte Bourup Egede: parliamo dello schieramento socialdemocratico Inuit Ataqatigiit.

Nonostante si sia giocata anche su tematiche di politica interna, la campagna elettorale si è svolta nel quadro di crescenti tensioni geopolitiche. Non è un mistero che Donald Trump abbia messo gli occhi sulla Groenlandia, non escludendo addirittura del tutto una sua acquisizione manu militari. Si tratta assai probabilmente di un’iperbole che lascia tuttavia chiaramente intendere la strategicità dell’isola agli occhi degli Stati Uniti. Al di là delle materie prime di cui è ricca, la Groenlandia rappresenta infatti una porta d’accesso privilegiata all’Artico: una regione in cui, secondo quanto riferito dal Pentagono l’anno scorso, si è recentemente rafforzata la cooperazione militare tra Russia e Cina. Le ambizioni di Trump per quanto riguarda l’isola più grande del mondo vanno quindi inserite in questo quadro più ampio.

In attesa della formazione del nuovo governo, bisognerà innanzitutto capire in che modo la Groenlandia attuerà il processo di indipendenza dalla Danimarca. In secondo luogo, sarà interessante comprendere quali saranno i suoi rapporti con l’amministrazione Trump. Non si può infatti escludere che, pur magari non finendo acquisita dagli Stati Uniti, l’isola decida di rafforzare comunque le sue relazioni con Washington, raffreddando quelle con Pechino. È probabilmente questo il dossier considerato più urgente, al momento, dalla Casa Bianca, come dimostrato anche da quanto accaduto a Panama. È quindi verosimile che, nei prossimi mesi, Trump avvii delle negoziazioni con il nuovo esecutivo della Groenlandia: negoziazioni che potrebbero svolgersi parallelamente al processo di indipendenza dell’isola dalla Danimarca.

Ovviamente è ancora troppo presto per fare delle previsioni. Tuttavia chissà: le recenti elezioni in Groenlandia potrebbero essere foriere di una qualche svolta a livello geopolitico. Prevedibilmente, la Casa Bianca non rimarrà a guardare alla finestra. La competizione con Pechino, ragionano nello studio ovale, resta la massima priorità: in America Latina, in Ucraina, nel Medio Oriente e, sì, anche nell’Artico.

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