Il Samsung Galaxy S24 Ultra ha una scocca in titanio. L’intelligenza artificiale di serie traduce in tempo reale telefonate e messaggi, trascrive le conversazioni e le riassume, modifica le foto e ne migliora la qualità in automatico.
Smartphone, tutti i nuovi modelli super intelligenti e di design
Marco Morello
Ray Guo fa una pausa a effetto, poi spiega in un inglese spedito: «Il nostro parametro non sono mai stati gli altri telefoni pieghevoli. Abbiamo voluto innovare quelli tradizionali, che usiamo tutti i giorni». Così il responsabile marketing globale di Honor racconta la premessa e il traguardo raggiunti con Magic V2, uno smartphone che da chiuso sembra un modello qualunque, leggero e tascabile, ma da aperto svela un segreto: ha un secondo schermo dalla dimensione generosa. Diventa un tablet sottilissimo. È tanto magro da sembrare finto, però fa il suo dovere senza esitazioni, rivelandosi un sollievo per gli occhi, sia nello svago (video, social, giochi), che nel lavoro in mobilità. Siamo nella Silicon Valley cinese, a Shenzhen, a breve distanza da Hong Kong, reduci da un lungo tour guidato in una sala delle torture: il blindatissimo laboratorio di ricerca e sviluppo dell’azienda, dove telefoni e fotocamere dei visitatori vengono sequestrati con affettata solerzia. Non per impedire di carpire indecifrabili brevetti industriali, piuttosto per non fare immortalare la crudeltà sistematica, brutale, inflitta a un nutrito campione di smartphone.
I malcapitati vengono spruzzati d’acqua da ogni lato, da macchine infernali progettate ad hoc da qualche ingegnere sadico; sono travolti da valanghe di polvere, gettati al suolo da altezze notevoli, piegati e spalancati per incalcolabili volte da braccia robotiche. Altre dita artificiali, intanto, attaccano e staccano il cavetto della ricarica, altre ancora premono pulsanti e mitragliano di tocchi il display. Tutto per attestare un’apparente contraddizione logica: il Magic V2 è una piuma, però robusta e resistente. Ecco: la sottigliezza sa essere l’antitesi della fragilità. L’ultimo modello di Honor, appena arrivato in Italia, è uno dei pochi gadget tecnologici che, se ostentato con una minima teatralità, riesce a creare stupore in una sala riunioni o durante una cena tra amici. Com’era all’alba dei primi iPhone. Lascia increduli, cosa che gli smartphone hanno smesso di fare da un pezzo. Quest’algidità emozionale, la loro generale deludente inventiva, è l’elemento che in parte ha motivato il loro arrancare: se nel secondo semestre del 2022 si vendevano quasi 295 milioni di pezzi, un anno dopo si è crollati a 268 milioni; è andata meglio nel terzo trimestre del 2023, con 299,8 milioni di unità contro i 301,9 milioni di dodici mesi prima (dati Counterpoint).
Il 2024, almeno nelle speranze dei produttori, potrebbe essere l’anno della ripresa. Della ritrovata capacità seduttiva dei telefonini, complici design meno pigri, anzi più coraggiosi; colori all’ultima moda e materiali evoluti quali il lieve e difficilmente scalfibile titanio. Accanto a questa sferzata di tangibile, si fa largo un fattore tanto invisibile quanto di sostanza: l’intelligenza artificiale. Se spesso suona come una promessa vaga, come un’abile operazione di marketing, nei telefonini è già realtà. È una possibilità pratica integrata nei servizi di ogni giorno.
Samsung, con il Galaxy S24 Ultra e i fratelli minori appena annunciati, ha dimostrato di puntarci forte. Anziché magnificare le caratteristiche tecniche degli ultimi arrivati, ha esibito cosa sono in grado di fare grazie all’I.a. Panorama ha potuto prenotare una cena in un ristorante dove l’interlocutore parlava soltanto coreano: una voce elettronica traduceva in tempo reale le nostre parole e faceva lo stesso con le sue risposte. Dopo qualche botta e risposta, tavolo confermato. Una funzione utile all’estero, specie se si vuole uscire dai soliti circuiti turistici e avventurarsi in qualche locale autentico. A patto, certo, che il ristoratore non s’infastidisca interagendo con una voce robotica e riattacchi.
L’I.a. fa da interprete nelle conversazioni dal vivo, mentre in chat, WhatsApp inclusa, rende in italiano i messaggi che riceviamo in un’altra lingua e traduce i nostri al mittente; migliora in automatico e modifica le foto, eliminando gli elementi di disturbo (per esempio, altre persone davanti a un paesaggio); trascrive conversazioni e le riassume, sintetizza documenti e articoli di giornale; stravolge finanche lo stile di scrittura di una frase appena digitata, dandogli un tono formale per le situazioni serie oppure facendola spigliata per i social, con tanto di hashtag e di faccine. A volte ha senso, altre l’effetto è comico. Siamo sempre liberi di ignorare le licenze poetiche dell’I.a. Per trovare un elemento presente in un’immagine sul web, su Instagram, ciò che s’inquadra con la fotocamera, basta invece fare un cerchio sullo schermo con le dita. Non ricordate come si chiama quel monumento famosissimo che si staglia lì di fronte? Ve lo dice subito una funzione a cura di Google. Oltre che sugli ultimi Samsung, è disponibile sui modelli Pixel 8 e Pixel 8 Pro dell’azienda americana.
Se sembra tanto, la verità è che siamo all’inizio: in Cina abbiamo visto una tecnologia di Honor che riconosce dove sta guardando l’utente e agisce di conseguenza. Così, se in aeroporto scrutiamo la notifica della carta d’imbarco sul display, viene aperta a tutto schermo. Dopo l’atterraggio, è sufficiente trascinare il messaggio di conferma della prenotazione dell’hotel nella app dei taxi, perché una macchina venga a prenderci per accompagnarci a destinazione. Con il tempo, l’intelligenza artificiale imparerà i nostri gusti e preferenze, attivando i servizi che usiamo più spesso, al momento opportuno. La nuova dimensione degli smartphone sarà il telefono su misura.
L’INTERVISTA
«Sì, l’intelligenza artificiale sugli smartphone è alle prime battute, giusto alle fasi iniziali». E che ne vedremo delle belle non ci sono molti dubbi: «Si tratta di una tendenza in grado di riscrivere le regole del settore». A dirlo a Panorama,a margine di un evento organizzato a Londra, è George Tsirtsis, senior director della tecnologia di Qualcomm: il produttore dei processori Snapdragon che sono il cuore dei telefonini di ultima generazione, a cominciare dal Samsung Galaxy S24 Ultra con i suoi molti effetti speciali.
La strada è davvero segnata?
L’Ai generativa ha il potenziale di regalare nuovi modi d’interagire non solo con i dispositivi mobili, ma anche con tutti gli oggetti evoluti che utilizziamo nella nostra vita quotidiana. Presto, sarà la norma chiedere qualcosa al pc o al telefono per ottenere una risposta coerente o spalancare possibilità prima inedite. È come se la tecnologia possa scomparire, rendersi invisibile pure rimanendo attiva e presente.
Le interazioni vocali non sono però questa gran novità.
Verissimo, la voce è un medium parecchio consolidato, ma muta e matura in termini di accessibilità.
George Tsirtsis durante l’evento di QualcommMarco Morello
Si spieghi meglio.
Ci sono persone che non hanno grande confidenza con tutte le funzioni di uno smartphone, oppure hanno timore a utilizzarle, finendo per non sfruttarne l’intero potenziale. Grazie all’intelligenza artificiale, si raggiungeranno platee ampie e anagraficamente trasversali. Non esisterà il modo giusto per chiedere: ogni feedback diventerà immediato, sarà il frutto di una conversazione naturale.
Sarà la fine delle app?
Penso sia molto difficile fare questo tipo di previsioni. Di sicuro, l’intelligenza artificiale generativa è una tappa miliare, una di quelle tecnologie che imprimono una svolta, così come lo è stata il passaggio dalla tastiera fisica al touchscreen sui telefoni. Staremo a vedere cosa accadrà. Non ci vorrà molto.