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January 19 2015
Un mese fa Obama aveva dichiarato contro Kim Jong-un: "I dittatori non impongono la censura al Paese delle libertà”. Perchè ora è tutto chiaro, le prove sono sul tavolo: i pesanti attacchi informatici alla Sony sono arrivati dalla Corea del Nord, direttamente dal regime di Pyongyang. E gli Stati Uniti passeranno al contrattacco, reinserendo la Corea del Nord nei paesi sponsor del terrorismo. "Risponderemo, nelle modalità e nei tempi che decideremo", ha affermato il Commander in Chief. Non è accettabile, ha detto, che ci sia "un dittatore da qualche parte che inizia a imporre la censura qui, negli Usa".
Ora gli Stati Uniti sono riusciti a stabilire le responsabilità della Corea del Nord nel cyber-attacco alla Sony Pictures, subito alla fine di novembre, grazie ad una intrusione della National Security Agency (Nsa) nel network informatico nordcoreano.
Lo rivela il New York Times in un articolo pubblicato oggi.
Temendo la crescente capacità degli hacker nordcoreani, la Nsa si è infiltrata nel network cinese che collega la Corea del Nord al resto del mondo e, attraverso le connessioni con la Malesia, è riuscita a penetrare nella rete di Pyongyang, con l'aiuto della Corea del Sud e di altri alleati americani ed è stata in grado di tracciare il lavoro degli hacker nordcoreani, dimostrandone la responsabilità negli attacchi subiti dalla Sony.
The Interview: perché il film è stato ritirato dal mercato
Washington è dunque certa delle responsabilità del regime nordcoreano. Gli hacker che hanno attaccato e minacciato la Sony Pictures hanno lasciato le loro "impronte digitali": l'Fbi le ha rilevate e accusa, il mandante è Pyongyang. E il presidente americano punta ora il dito contro un governo straniero ed il suo leader per un attacco nel cyberspazio, un vero e proprio attacco terroristico contro il primo emendamento della Costituzione Usa, quello sulla libertà di espressione, valutando una rappresaglia adeguata.
Il regime Nordcoreano - attraverso un portavoce del ministero degli esteri - peraltro ha sempre negato di essere responsabile degli attacchi a Sony Pictures. Per provare l'innocenza è arrivata addirittura a offrire agli americani una commissione d'inchiesta comune per identificare gli hacker autori dell'offensiva contro The Interview.
Obama nel suo intervento di dicenbre aveva riservato anche una stoccata alla Sony. Cancellare l'uscita del film che non piace alla Corea del Nord "è stata una decisione sbagliata", una forma di autocensura, e "vorrei che mi avessero prima consultato", ha affermato. "Non avevamo alternative", "non abbiamo commesso errori", ha replicato l'amministratore delegato di Sony Pictures, Michael Lynton.
Sony Pictures: "Stiamo valutando piattaforme alternative di distribuzione"
E la risposta - compiacente - della Sony Pictures non si è fatta attendere: i responsabili dell'azienda cinematografica hanno dichiarato che il film non era stato in realtà ritirato dal mercato ma semplicemente il rilascio è stato rimandato dopo che molte sale cinematografiche avevano manifestato timori e l'intenzione di rinunciare alle proiezioni.
Oggi infatti il film è uscito ed è visibile a chiunque.
E intanto, i pirati informatici avevano cantano vittoria, inviando un nuovo messaggio ai dirigenti della Sony Pictures sostenendo la loro decisione di cancellare la diffusione del film satirico "The Interview" era stata "molto saggia", e allo stesso tempo intimando: "Ora vogliamo che il film non venga mai distribuito", in alcun modo, "neanche in Dvd o piratato". E con un'implicita minaccia hanno ricordato che: "abbiamo ancora vostre informazioni private e sensibili", oltre a quelle che sono gia' state diffuse.
L'idea dello scrittore
Probabilmente si era trattato anche di una risposta indiretta anche allo scrittore brasiliano Paulo Coelho, che ha offerto alla Sony 100 mila dollari per i diritti del film, per poterlo così pubblicare gratuitamente sul suo blog.
The Interview, è un film satirico sul regime nordcoreano, in cui gli attori James Franco e Seth Roger, nei ruoli di un conduttore Tv e del suo produttore, tentano di mettere a punto un piano per eliminare il dittatore Kim Jong-Un, su mandato della Cia. La prima uscita nelle sale era stata fissata per il giorno di Natale, ma poi era stata cancellata così come erano state cancellate tutte le proiezioni a venire, dopo che gli hacker, che si autodefiniscono Guardians of Peace, hanno minacciato attacchi "in stile 11 settembre".
Una marcia indietro che aveva causato alla Sony contraccolpi alla borsa di Tokyo.
Da qui la decisione, il 25 dicembre, di far uscire il film "The Interview” negli Stati Uniti, in ben 300 sale indipendenti.