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May 05 2015
L'ultimo sondaggio fornisce una fotografia dai colori cupi della questione razziale negli Usa: il 61% degli americani pensa che le relazioni tra le varie etnie, ma soprattutto tra bianchi e neri, siano pessime. La percentuale di coloro che si dichiara pessimista in questa rilevazione fatta dal New York Times e dalla CBS News è molto alta.
Arriva dopo i fatti di Baltimora ed è decisamente superiore a quella registrata in un analogo sondaggio effettuato negli scorsi mesi dopo la rivolta di Ferguson. Allora "solo" il 44% degli interpellati diede un giudizio negativo della situazione dei rapporti interazziali. Ma dopo Michael Brown altri neri sono stati uccisi dalla polizia. Le manifestazioni sdegnate, ma pacifiche in molte città, non hanno impedito che la rabbia si diffondesse nei quartieri neri e culminasse con la rivolta di Baltimora.
Un sondaggio rivelatore
Secondo il sondaggio, bianchi e neri sono pessimisti più o meno allo stesso modo. Diverso l'approccio alla questione del rapporto con la polizia. Gli afroamericani si sentono nel mirino. Il 79% dice che dietro l'uso letale della forza da parte dei poliziotti c'è solo una cosa: il razzismo.
Quello che emerge da questo sondaggio è piuttosto chiaro. La questione razziale si è accentuata negli Usa e i neri non si sentono garantiti. Nel recente anniversario della marcia di Selma, Barack Obama aveva detto che molta strada verso l'integrazione deve essere ancora fatta negli Stati Uniti. E'vero. E questo nonostante l'America abbia da alcuni anni in carica il primo presidente afroamericano della sua storia. O, forse, proprio a causa di questo.
Il paradosso Obama
Potrà apparire un paradosso. Ma è stata proprio l'elezione di Barack Obama alla Casa Bianca a provocare un aumento delle tensioni razziali. La crescita della rappresentanza nera nelle istituzioni (sindaci, deputati e senatori) culminata a livello federale con la presidenza Obama (e la nomina per la prima volta di un ministro della giustizia afroamericano) ha provocato una reazione molto forte in larghi settori della società americana pervasi da un sentimento razziale, o razzista.
Questo risentimento si è trasformato in comportamenti concreti, come nel caso delle uccisioni dei neri da parte della polizia. Episodi che a loro volta hanno provocato fustrazione nelle comunità afroamericane, culminate poi nelle rivolte di Ferguson e Baltimora.
Mancano i leader
A livello simbolico, i neri d'America si sentono rappresentanti da Obama. Ma lui è a capo del governo federale. Nei singoli stati, o addirittura nelle singole città, l'esecutivo di Washington, in molte questioni, non può mettere il becco, vedi l'inchiesta giudiziaria a Ferguson. Quindi, per le comunità afroamericane, il tema è avere propri rappresentati a livello locale.
In molti casi questo è avvenuto, in altri no e, in altri ancora, nonostante sia avvenuto, non ha portato a sostanziali cambiamenti nelle condizioni di vita di quelle comunità (le statistiche parlano ancora di record di povertà, analfabetismo, popolazione carceraria).
Mancano i leader. Una volta c'erano. Erano quelli del movimento per i diritti civili. Quella stagione è passata e non sono nate nuove figure di riferimento. Solo personaggi come Jesse Jackson sono riusciti ad attraversare le varie epoche politiche, ma ora sono figure abbastanza sbiadite, senza più grande appeal o seguito.
Ora che ci sarebbe bisogno di uomini e donne nuovi che siano in grado di incanalare in un nuovo movimento tutte le pulsioni e le tensioni che si vivono nelle comunità, questi non ci sono. L'atomizzazione e la disgregazione sociale e politica di questi anni ne impedisce la nascita.
Nascerà un nuovo movimento per i diritti dei neri?
Anche le associazioni di difesa dei diritti dei neri sembrano avere poca presa e poco impatto. Si impegnano nelle grandi campagne nazionali, appoggiano questo o quel rappresentante per le elezioni locali, ma sembrano essere abbastanza distanti dal diventare il punto di riferimento in questo momento. Nate anche loro in epoche passate, fanno fatica ad avere un'azione realmente efficace. E anche in questo caso, la questione è la mancanza di un movimento d'opinione che si muova in parallelo al loro lavoro.
La questione alla fine è proprio questa: nascerà un nuovo movimento per i diritti dei neri? La risposta non c'è ancora. Quello che è avvenuto nell'ultimo anno ha fatto vedere un embrione (le manifestazioni pacifiche in tante città americane), ma nessuno sa come si svilupperà. Per ora fanno notizia le rivolte. Per evitarle, come ha detto Obama, l'America deve fare ancora tanta strada. Prima tappa: accettare di avere un presiidente afroamericano. Sembra un paradosso. Lo è.